[09/10/2012] News

L’altra crisi, tra fame e land grabbing. De Castro: «La terra è l’affare del secolo!»

«I problemi dell'alimentazione mondiale sono acuiti da un fenomeno nuovo: l'accaparramento di terre fertili (land grabbing) da parte dei paesi in cui si registra un'esplosione dei consumi.

Il mondo deve trovare le soluzioni ad un'emergenza per molti aspetti inattesa». La corsa alla terra non è soltanto il volto nuovo con cui un'evoluta forma di colonialismo si affaccia su questo nostro mondo a rapida globalizzazione, ma anche il titolo della lecture che Paolo De Castro (Nella foto) ha tenuto ieri, nella sala napoleonica dell'università degli Studi di Milano.

De Castro, presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ed ex ministro del governo Prodi, mette a fuoco con intelligenza le radici della vera povertà: la fame. Al momento appare così lontana, soverchiata dalla povertà fatta di spread e finanziarie, ma è al tempo stesso così vicina. I poveri relativi e assoluti sono tristemente in crescita anche in Italia, e nella vicinissima Grecia - che riceverà la visita (blindatissima) di Frau Merkel, oggi ad Atene - le file davanti alle mense per gli indigenti si allungano drammaticamente ogni giorno che passa.

Quello della scarsità di terra e cibo non è però solo un problema legato alla contingenza della crisi, e di certo scavalca i confini europei dove - anzi - si cerca per quanto possibile di far finta di niente. «Parlerò di un'emergenza globale di cui forse si parla troppo poco, sicuramente nel nostro Paese, quella della sicurezza alimentare, intesa come possibilità di garantire approvvigionamenti di cibo sufficienti e a prezzi accessibili. Le preoccupazioni che si stanno generando attorno a questo tema - ammoniva a Milano De Castro - sono il condensato dello squilibrio tra crescita e disponibilità di risorse naturali. Non sono un pessimista. Anzi, il contrario, un indomito ottimista, e credo fermamente che lo sviluppo tecnologico possa essere, anche in questa prospettiva, il terreno su cui costruire le soluzioni. Ma credo anche che da solo non sia sufficiente e che le politiche, in particolare nella loro dimensione, oggi necessariamente internazionale, rappresentino una chiave di lettura altrettanto importante».

Non è solo una questione di speculazione sulle commodieties alimentari, «che non crea l'instabilità, casomai la amplifica» (anche se «un discorso a parte meritano i mercati non regolamentati delle materie prime, i cosiddetti "over the counter"»). «Le sfide poste dall'era della scarsità sono di carattere strutturale, e si possono vincere solo operando in modo strutturale», precisa De Castro. È dalla metà degli anni '90 che la domanda alimentare cresce ad un ritmo superiore all'offerta, causando un aumento dei prezzi.

La ricerca delle cause è varia: hanno profonda influenza la crescita demografica («nel 2050 saremo nel mondo oltre 9 miliardi»), l'urbanizzazione (in 15 anni l'Europa ha perso terre coltivabili pari all'estensione di Cipro), l'assottigliamento delle scorte alimentari, la dieta più "carnivora" degli arricchiti Paesi in via di sviluppo, i 20 milioni di ettari destinati alla produzione di biofuel. A questo si aggiunga che «dal 1980, la crescita delle rese del grano e del riso è scesa dal 2,5-3% a circa l'1% l'anno», ed il quadro è quasi completo. E porta a »pezzi interi di Stati acquisiti da altri Stati in nome della produzione agricola»: il land grabbing, una vera «corsa alla terra» che ricorda vagamente le guerre per il territorio del passato. «Una competizione che ha reso la terra una risorsa scarsa. E possedere una risorsa scarsa è economicamente molto vantaggioso. La terra è l'affare del secolo!»

Nei Paesi sviluppati, dove la spesa in cibo occupa più o meno il 15% del reddito, la crisi alimentare pesa soprattutto sulle spalle dei cittadini più poveri, mentre l'aumento dei prezzi alimentari ha già conseguenze «drammatiche per chi impegna oltre metà del reddito per comprare il cibo, come accade in molti Paesi del Sud del mondo o molto vicino a noi, sull'altra sponda del Mediterraneo». Visto da questa prospettiva, la dimensione ciclopica raggiunta dallo spreco di cibo: «Abbiamo ascoltato l'intervento di Andrea Segré - precisa De Castro - lo spreco ha raggiunto dimensioni che, semplicemente, non possiamo più permetterci. Le politiche devono farsi carico del problema, guidando l'innovazione anche su questo terreno».

Perché è proprio l'innovazione, anche qui, una delle chiavi di volta più importanti tra quelle proposte per uscire da questo apparente cul-de-sac. «A livello mondiale il tasso di crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo per l'agricoltura è ai minimi storici dal dopoguerra, nonostante il bisogno d'innovazione, la necessità di produrre di più, inquinando meno».

In sostanza, «ci vuole una nuova rivoluzione verde: una rivoluzione più verde». Da inserire all'interno di una «global food policy: una politica alimentare globale. E' una sfida enorme», ma necessaria. C'è invece chi sogna «un ritorno dell'agricoltura allo stato "di natura", in cui ognuno abbia il suo orto», ma questa non può essere la soluzione ad una crisi di portata globale. «Esistono lodevoli iniziative da questo punto di vista, cose utili e bellissime, ma sicuramente più adatte a nutrire un condominio che un pianeta», sottolinea De Castro. E se il condominio in questioni ha proprio le dimensioni di un pianeta intero da nutrire, possiamo bene immaginare la qualità e la quantità degli scontri dove i condomini si troveranno a rivaleggiare: la speranza è che una politica alimentare globale diventi una priorità a breve nelle agende politiche, prima che in questo strano e immenso condominio si arrivi... alle mani.

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