[09/10/2012] News

Celentano, la decrescita e la destra italiana

Celentano si è confermato quel fenomeno mediatico che è sempre stato fin dalla sua apparizione e lo ha fatto parlando addirittura di decrescita e ambiente con  Rock Economy a Canale 5 nella tana dell'uomo, Silvio Berlusconi, che più ha incarnato in questi anni lo scialo e lo spreco, fino a negare la crisi che poi ci ha (e lo ha) travolto e ad incitarci a consumare compulsivamente per "salvare" l'economia.

Al di à dello share (del quale non ce ne può fregare di meno) Celentano, osannato come salvatore, ha dovuto fare i conti con il suo pubblico/popolo, che si riconosce nella sua immagine di sapiente/ignorante e nella sua storia di cattolicissimo/trasgressivo e di reazionario/progressista e nel suo ambientalismo basilare che va dal (magnifico) ragazzo della via Gluch a "viva la foca".  Lo stesso pubblico/popolo che poi fischia Fitoussi quando cerca di spiegargli cosa sia la decrescita e sbadiglia al pistolotto del Molleggiato che cerca di indottrinarlo sulla necessità di vivere meglio con meno e di liberarsi dalla stretta dell'economia.

La cosa ha fatto molto arrabbiare Libero e il Giornale, da oggi probabilmente occupati a preparare la giravolta politica ed editoriale di parlar bene di Mario Monti dopo che Silvio Berlusconi lo ha candidato a premier di un centro-destra finalmente privo della sua presenza e miracolosamente riunificabile proprio per questo. 

Libero e il Giornale hanno riservato a Celentano, ex cantore e vate del conservatorismo populista italico che andava in brodo di giuggiole alle prime note di "Chi non lavora non fa l'amore", un trattamento che non ha dovuto subire nemmeno il "traditore" Fini ed al quale non  mai stato sottoposto il "sovversivo" Beppe Grillo. 

Celentano, con il suo sermone sulla decrescita, sarebbe colpevole  di essere un ricchissimo cantante che dovrebbe occuparsi dei fatti suoi invece di sputare nel piatto dove mangia, evidentemente lo stesso apparecchiato per i biliosi direttori di Libero e del Giornale.

Insomma, chi è ricco non dovrebbe interessarsi degli altri se non come "merce" o consumatori (magari di dischi e giornali), non dovrebbe occuparsi che gli altri vivano meglio, ma pensare egoisticamente a come continuare a vivere ancora meglio, senza limiti alla ricchezza ed alla crescita, anche se si rivelano limiti al benessere di tutto il resto dell'umanità.

C'è nella velenosa accusa a Celentano di essere ricco tutta la spaventosa visione darwiniana della società che ha intossicato la destra berlusconiana italiana e tutta la politica del Belpaese, c'è un populismo contro il ricco traditore che non comprenderebbe le vere necessità dei cittadini comuni, che però devono restare al loro posto e guardare ai Vip e aspiranti Vip, ai Lele Mora, alle Minetti, alle Ruby ed ai Corona, come modello di miracolati nullafacenti che il sovrano eleva fino alla sua corte.

C'è una bieca visione classista di chi ciancia (e parla con ) la classe media stregata dagli uomini della provvidenza e dal populismo che non solo lascia intatte le barriere sociali, ma le innalza.  C'è tutto il becero anti-ambientalismo che non sopporta che una star dello show business parli di ambiente "da destra"  , mettendo in dubbio che la finanziarizzazione e la corsa al profitto rappresentino la vera felicità degli esseri umani.

C'è l'eterno fastidio dei servi del potere  per l'artista non organico, che non sta con la classe dirigente per "intontire" il popolo, per il giullare applaudito che dice che il re è nudo.

Molte cose ci dividono dall'ambientalismo ingenuo e primitivo di Celentano, moltissimo ci divide dalla sua visione del mondo, ma gli attacchi sguaiati di una destra al capolinea, che ha perso il suo Duce e che si dibatte nella vergogna di una politica che ha ridotto a letamaio, ci fanno sentire ancora un po' più simpatico e vicino Celentano.

Torna all'archivio