[04/10/2012] News

Romney batte Obama sul marketing politico, ma la sostanza del suo programma è l’iperliberismo

Sierra Club: «Romney ha detto che ama i Big Bird, ma quello che abbiamo visto è che ama le Big Oil»

Il dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney sembra aver visto vincere il candidato repubblicana, anche se Obama resta in testa nei sondaggi. A quanto pare si tratta più una vittoria di immagine che di contenuti, ma negli Usa (e praticamente in tutto l'Occidente) ormai il marketing politico e l'immagine del candidato contano più dei programmi e delle idee e Obama e il suo staff farebbero bene a stare attenti a questo camaleontico candidato mormone ed iperconservatore che sta indossando la pelle del moderato continuando a dire cose neoconservatrici ed iperliberiste. Sembra di rivedere il Berlusconi dei bei tempi che diventava imprenditore, operaio, spazzino o ferroviere a seconda delle circostanze. Oppure, pensando alla posizione di Romney sull'assistenza sanitaria, al Berlusconi che si scaglia contro lo scandalo di Equitalia, l'agenzia  che lui ha messo in piedi.   

Come fa notare Michael Brune, direttore esecutivo del Sierra Club,  «Mitt Romney ha detto che ama i Big Bird, ma quello che abbiamo visto ieri sera è stato che ama le Big Oil.  Romney, il cui piano energetico è stato scritto dalle Big Oil, ha detto che raddoppierà la quantità delle distruttive trivellazioni petrolifere di petrolio e gas nelle perforazioni nelle public lands e che lui avrebbe approvato la sporca pipeline Keystone XL delle sabbie bituminose. Ha attaccato gli investimenti nell'energia pulita e anche detto che davvero "amo il carbone"».

Obama ha messo sul tavolo del dibattito un'altra imbarazzante domanda: «C'è qualcuno che pensa che la ExxonMobil abbia  bisogno di soldi extra?», un colpo rivolto  all'impegno di Romney di mantenere i 4 miliardi di dollari sovvenzioni all'industria petrolifera. Le 5 più grandi multinazionali petrolifere: Bp, Chevron, ConocoPhillips, ExxonMobil e Shell, hanno messo insieme 137 miliardi di dollari nel 2011 e 60 miliardi nel primo semestre del 2012. Romney chiede di porre fine alle agevolazioni fiscali per l'energia eolica mentre il l suo piano economico darebbe  alle 5 Big Oil  altri 2,3 miliardi dollari di sgravi fiscali.

Invece, secondo il direttore della più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, «Il presidente Obama ha promesso di raddoppiare le fonti energetiche del futuro, come l'eolico e il solare ed ha coraggiosamente dichiarato che le Big Oil non hanno bisogno di 4 miliardi di dollari l'anno per il loro corporate welfare. Il dibattito di ieri sera  ha solo sottolineato quello che sapevamo da settimane: la scelta a novembre non potrebbe essere più chiara e l'importanza di queste elezioni non può essere sottovalutata per i milioni di americani che vogliono un futuro climatico sicuro, un'energia pulita, un'economia prospera ed aria ed acqua pulite».

L'attacco di Obama sul trattamento fiscale favorevole di Romney alle grandi imprese è fondato: il piano di Romney prevede un nuovo "territorial tax system" che permetterebbe alle Big Oil ed a grandi multinazionali come Microsoft o Apple di fare business e fare profitti all'estero senza mai essere tassate negli Usa. Questo incoraggerebbe ancora di più le grandi imprese americane ad investire all'estero, un giochino fiscale che potrebbe costare 800.000 posti di lavoro. Non si capisce, se non con i munifici contributi elettorali delle Big Oil delle King Carbon e di altre grandi imprese a Romney, questa voglia di ridurre le tasse alle corporation in un Paese che ha già il secondo più basso tasso effettivo di imposte sulle imprese del mondo e che sta avendo da questa importante parte della società tra le più basse entrate della storia statunitense dall'imposta sui redditi delle corporation.

L'aliquota fiscale effettiva delle imprese Usa è bassa rispetto alle altre economie sviluppate e le compagnie statunitensi sono tassate già oggi meno dei loro concorrenti stranieri.

ThinkProgress, mentre Romney prometteva una forte riduzione delle tasse, ha intervistato Scott Tipton, un parlamentare repubblicano del Colorado, per capire quali fossero e quanto costerebbe agli altri americani accollarsi gli enormi regali fiscali che il candidato conservatore ha promesso ai ricchi. Tipton ha risposto che i repubblicani della Camera continueranno ad essere «Cauti sulle specifiche», perché discutere di queste deduzioni creerebbe «Incertezza sui mercati. Le nostre specifiche saranno di carattere generale». Obama ha denunciato questo approccio dicendo che Romney presumibilmente ha un blocco segreto di deduzioni che alla fine renderà note.

Durante la sua arringa finale, Romney ha promesso di abrogare l'Affordable Care Act, la legge che prevede un'assistenza sanitaria minima per i più svantaggiati, ma poi ha detto che se vincerà applicherà alla sanità Usa «Il tipo di principi che abbiamo messo in atto nel mio Stato», peccato che il tanto criticato "Obamacare" abbia preso a piene mani proprio da quella legge di Romney.

Anche sull'istruzione pubblica Romney è stato brillantemente sfuggente: quando è stato chiesto se il governo ha un ruolo nel migliorare l'istruzione pubblica, ha risposto che il governo federale può svolgere un ruolo positivo, ma all'inizio dell'anno, durante incontri riservati con i suoi  munifici donatori iperliberisti, aveva promesso di istituire e «Consolidare un'altra agenzia, e forse ne faremo un diavolo molto più piccolo», il diavolo è l'istruzione pubblica.

Romney, tirando una riga sul disastro della finanziarizzazione dell'economia e sulle frodi in borsa e la ruberia planetaria, ha detto che vuole deregolamentare Wall Street, l'impero centrale della deregulation, Obama qui ha avuto gioco facile a ricordargli che la crisi finanziaria, causata dalla deregulation, costa all'economia 12,8 trilioni di dollari (12.800 miliardi)e che il tracollo economico e stato provocato dalla deregulation, non certo dalla sua mancanza. Romney dice di voler rimpiazzare la  "Dodd-Frank", della quale in precedenza aveva chiesto l'abrogazione. La " Dodd-Frank", come noto, è una legge che ha lo scopo specifico di regolamentare le banche. Alcuni dei maggiori financial derivatives broker, come la MF Global Holdings e la Otc Pink, utilizzano i fondi dei loro client per pagare le perdite delle rischiose operazioni di trading, solo un'altra prova che la grande finanza è irresponsabile e che senza una sua regolamentazione i consumatori e i piccoli azionisti sono senza nessuna protezione di fronte alle sue ruberie ed ai suoi capricci.

 

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