[04/10/2012] News

Mobilità sostenibile tra bici, trasporto pubblico e scioperi…

La decrescita forzata e assai infelice porta con sé uno tsunami di sostenibilità. Un'onda anomala generata dal terremoto finanziario che ha portato via, tra le tante cose, milioni di auto dalle strade (e di posti di lavoro...) riempiendole di biciclette. Così come ha eliminato dalla spesa gli sprechi (soprattutto, va detto, a chi poteva permetterseli) rilanciando gli alimenti cosiddetti a chilometro zero, buoni per l'ambiente e soprattutto per le tasche.

Là dove non sono arrivati i consigli dei medici e degli ambientalisti è arrivata la miseria a cambiare gli stili di vita, ma almeno per quanto riguarda la mobilità ci sarebbe anche l'opportunità - è la faccia buona della crisi - di ripensarla e ripensarla ecologicamente parlando. Perché è ovvio anche per il ciclista più convinto che non si possa pensare a un Paese che si muove solo sulle due ruote a trazione "umana".

Altrettanta importanza (almeno) ha infatti il trasporto pubblico per tutti quelli che - vuoi per caratteristiche geologiche del territorio che abitano, vuoi per carenze fisiche di ogni tipo, vuoi per incapacità di guidare - devono pur muoversi e spesso compiere anche lunghi percorsi anche solo per andare al lavoro. Per questo la situazione - da cui lo sciopero ‘selvaggio di martedì - dei trasporti pubblici grida vendetta.

Mai come in questa fase storica un piano di mobilità nazionale potrebbe riuscire a far collimare interessi economici, sociali ed ecologici. Interessi economici, perché uno dei problemi storici italiani è che si usano poco i mezzi pubblici e quindi anche per questo le aziende sono sempre in deficit e costretta ad aumentare i biglietti; sociali, perché i pendolari sono tra le categorie più "discriminate" nonostante siano quelli che più degli altri necessitano del servizio e un rilancio dei trasporti pubblici porterebbe anche nuovi posti di lavoro; ecologici, perché più persone usano i mezzi pubblici meno auto circolano e meno smog si produce.

E allora quando ci sarà un nuovo sciopero perché l'altro problema sono i continui tagli da parte dei governi al Tpl, sarebbe giusto ascoltare il suggerimento dell'Aduc sulla modalità dello stesso per raccogliere i consensi di chi sciopera invece di combattere una guerra contro il nemico sbagliato.

Suggerisce Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc, che «potrebbero scioperare solo i controllori e non gli autisti e macchinisti. In questo modo i mezzi funzionerebbero, gli utenti poterebbero utilizzarli anche gratuitamente e l'unico danneggiato sarebbe il datore di lavoro. In più i sindacati potrebbero costituire un fondo per risarcire i controllori (agli scioperanti è detratta dalla busta paga una giornata di lavoro). Gli unici a rimetterci sarebbero appunto i datori di lavoro. Troppo difficile? No, è una scelta. A danno degli utenti».

Ora, a noi non interessa nemmeno far "pagare" i datori di lavoro, perché tanto alla fine a pagare è sempre il cittadino. Ma utilizzando questa modalità in molti potrebbero "scoprire" l'utilità del mezzo (visto che quel giorno è gratuito) e creare una massa critica dove la contrapposizione è tra un modello di mobilità ormai "rottamato" o in corso di "rottamazione" quello basato sul mezzo privato e uno sostenibile, dove al centro ci sono gli spostamenti a piedi o in bici quando possibili, o appunto con i mezzi. Le città stesse sarebbero così giocoforza da ripensare, e chi le governa costretto davvero a rimodulare da zero la mobilità dei propri centri dando vita a una percorso di ricostruzione urbanistica virtuosa e sostenibile. 

 

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