[01/10/2012] News

Il debito pił preoccupante rimane sempre quello ecologico. Il caso del Mar Mediterraneo

Gianfranco Bologna (Wwf Italia): «Politiche di rigore falliranno senza tener conto del debito ecologico»

Rendendo giustizia all'odierna Giornata mondiale dell'habitat, Wwf Italia commenta il nuovo rapporto "Andamento dell'Impronta Ecologica nel Mediterraneo" del Global Footprint Network - che si svolge oggi a Venezia nell'ambito della Conferenza Internazionale ‘Garantire la competitività del Mediterraneo' - definendo il Mare Nostrum «un tesoro di biodiversità sommerso dal debito ecologico».

«Il rapporto ‘Andamento dell'Impronta Ecologica nel Mediterraneo' - dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico Wwf Italia - documenta che la domanda dell'area mediterranea per le risorse ed i servizi ecologici è incrementata del 197% nei 47 anni presi in considerazione, dal 1961 al 2008, aumentando il deficit ecologico del 230%, e del 150% negli ultimi 4 anni, a partire dal 2008, e che nel solo 2008 tre paesi da soli hanno inciso per più del 50% sull'impronta totale della regione mediterranea, ovvero Francia (21%), Italia (18%) e Spagna (14%). Si tratta ovviamente di un trend insostenibile. Le politiche di rigore economico falliranno se non terranno conto dello spaventoso deficit ecologico che abbiamo accumulato e che non siamo più in grado di ricostituire».

D'altronde, continua Gianfranco Bologna, «è fondamentale, come il Wwf chiede da tempo ad esempio con il programma ‘Oltre il PIL', realizzato insieme a Commissione Europea, Parlamento Europeo, Ocse e Club di Roma, affiancare una contabilità ecologica e sociale a quella economica e individuare nuovi indicatori di benessere e progresso.  Paradossalmente, invece, con la crisi economica e finanziaria in atto si stanno prendendo provvedimenti che deregolamentano la tutela del capitale naturale e dei beni comuni invece che rafforzarla (azioni politiche in questo senso sono già presenti nei piani di Grecia, Spagna, Portogallo ed anche dell'Italia)».

Oltre che bacino dall'incalcolabile ricchezza biologica e storica, il Mar Mediterraneo racchiude infatti anche un notevole potenziale economico, che sarebbe così importante da riuscire ad utilizzare, pur nel rispetto dei vincoli ecologici. Infatti, secondo uno studio diffuso nel 2011 da Pan Bleu, organismo del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite, riportato nel dossier 2012 del Wwf ‘Spiagge d'Italia: Bene comune, affare per pochi', il Mediterraneo è in grado di produrre un valore economico di oltre 29 miliardi di euro, per una media di 10mila euro per kmq (pari al 15% del Pil della Grecia), di cui il 68% deriva dalla fornitura di servizi e attività ricreative. E l'Italia è tra gli 8 paesi che ne beneficiano maggiormente. Il Belpaese, infatti, grazie anche alle 27 aree marine protette, è il paese mediterraneo con la maggiore quantità di servizi ambientali forniti dal mare, mentre grazie a biodiversità, paesaggio e beni culturali, la nostra fascia costiera è in grado di produrre un valore economico pari a 36 milioni di euro ogni anno.

«Le nostre società - conclude Paolo Lombardi, direttore del Wwf Mediterraneo - devono  rendersi conto che investire oggi nell'affrontare le questioni ambientali e la salvaguardia del capitale naturale nel Mediterraneo getterà i semi per le economie sostenibili del futuro. Economie sostenibili, sicurezza e dialogo culturale, infatti, non possono essere raggiunti senza un ambiente mediterraneo sano».

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