[01/10/2012] News

Ancora frane: le denunce non bastano

Salvatore Settis ha scritto che nessuno deve stupirsi delle nuove frane alle 5 Terre sulla Via dell'Amore. Ma perché  nonostante il ripetersi di eventi tanto prevedibili, rovinosi e costosi anche in termini di vite umane non si riesce a mettere in campo politiche di prevenzione pur previste da leggi importanti? Che i tagli siano iniziati assai prima del governo Monti è noto, e Settis ricorda non a caso il ministro Prestigiacomo che negò 2 miliardi per un intervento dopo i morti in Sicilia, confermando però che ne avrebbe trovati molti di più  per il ponte di Messina. Tagli più che lineari, ma che non spiegano interamente il perdurare di questo stato di cose che è andato anzi via via aggravandosi  dopo che si è intervenuti malamente sulla legge 183.

Torna così il nodo affrontato anche  nel recente incontro al Parco di San Rossore, ossia a cosa si è ridotto oggi il governo del territorio in questo paese nonostante il titolo V della Costituzione. Leggo in un recente libro dedicato alla ‘Spending  review' di L. Hinna  a M. Marcantoni che «come è noto la programmazione è una funzione decisionale volta alla definizione degli obiettivi e al loro opportuno collegamento e determinati periodi amministrativi. In ambito pubblico la programmazione deve essere intesa come l'insieme di quelle che costituiscono un sistema, e quindi un insieme di parti e di sub-sistemi coordinati razionalmente finalizzati a individuare i bisogni e le motivazioni delle collettività».

Ricompare dalle ceneri come si vede quella programmazione  scomparsa ormai da molti anni e esattamente da quando Ciampi ne tentò purtroppo inutilmente il rilancio. E se non c'è da stupirsi delle frane alle 5 Terre non ci si può neppure sorprendere che tra i progetti per accedere ad una maggiore  utilizzazione delle risorse comunitarie quelli sulle frane - come ha detto recentemente i ministro Barca - restino in coda.

È doveroso ricordare come il 28 febbraio la Camera approvò una mozione sulla tutela e sicurezza e sicurezza del territorio italiano, in cui si denuncia con il ridursi delle risorse il crescere dell'abusivismo, le continue deroghe alla normativa urbanistica le ricorrenti politiche di condono edilizio; il tutto evidenzia un deficit di panificazione e programmazione con una spesa improduttiva e molte volte dirottata su altre finalità. Da talune indagini è emerso che solo l'1,1 per cento delle imposte ‘ecologiche', pagate dai cittadini allo Stato e agli enti locali, è destinato alla protezione dell'ambiente.

La conclusione è questa: la maggiore criticità oggi riscontrabile è dovuta al mancato completamento del riassetto della governance e da una frammentazione di competenze; soggetti e strumenti che appesantiscono, rendendolo meno efficiente, a volte paralizzandolo, il sistema di pianificazione programmazione, gestione e monitoraggio degli interventi.

A livello nazionale si sconta, a tutt'oggi, la mancanza di una regia unitaria delle  azioni di difesa del suolo e di gestione della risorsa idrica.  Siamo in ritardo nella adeguamento alle normative comunitarie  che avrebbe richiesto il superamento dell'attuale confusione tra livelli distrettuali e regionali con l'effetto di non rendere riconoscibile la catena delle responsabilità.

Si torna così al nodo di fondo e cioè alla mancanza di quella ‘leale collaborazione' tra i diversi livelli istituzionali sancita dal titolo V della Costituzione che comunque lo si voglia giudicare; per taluno ‘infausto', per altri ‘frettoloso' e da rivedere su un punto è chiaro; che nessuno può fare dal solo e tanto meno pretendere di estromettere gli altri.

Del documento della Camera colpisce però che al termine di questa puntuale analisi critica, anche propositiva, manchi qualsiasi accenno ai parchi e alle aree protette specialmente di emanazione comunitaria. Eppure quando si parla di 5 Terre, di Lunigiana, del Magra, del Serchio come del Po si parla di territori e ambiti fluviali dove operano o dovrebbero operare con i loro piani e ‘contratti di fiume'  importanti parchi, riserve e siti comunitari. Ecco perché la denuncia non basta se non si accompagna finalmente ad un impegno, istituzionale, culturale e politico.

*Gruppo San Rossore

 

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