[27/09/2012] News toscana

Biomasse e biogas: la Provincia di Grosseto detta le sue regole

La Provincia di Grosseto con il vicepresidente Marco Sabatini (nella foto), che ha anche la delega al Governo del territorio ed energie rinnovabili, ha fatto il punto proprio sulle rinnovabili ed in particolare sulle centrali a biomasse e biogas. Questi impianti sono visti come opportunità di sviluppo e d'integrazione al reddito per il mondo agricolo, ma per una realtà complessa e delicata come quella del territorio maremmano la provincia non ha nascosto le criticità.

Sabatini ha ricordato che la provincia di Grosseto, in un momento di assenza di regole, ha per prima provato a pianificare il settore puntando su due aspetti: filiera corta e impianti piccoli connessi all'attività agricola. «Grazie alle regole che ci siamo dati nel Ptc provinciale, lo sviluppo degli impianti a biomasse non ha introdotto nel nostro territorio dinamiche distorte come l'utilizzo di prodotti esogeni e non ha creato i presupposti per la trasformazione in futuro di questi impianti in qualcos'altro. Questi sono elementi di vanto che ci contraddistinguono da altri territori, anche vicini, e che dobbiamo mantenere come nostra peculiarità.

Al tempo stesso la questione va però riaperta per diverse ragioni: i forti e repentini cambiamenti climatici in atto, l'impatto visivo e ambientale in certi contesti più delicati, l'elemento ormai non più solo etico della produzione di colture non finalizzate alla produzione di cibo». Quindi per la Provincia, la filiera corta delle biomasse deve essere caratterizzata da: colture non idroesigenti e da coltivazione intensiva, soprattutto a fronte di periodi a forte allarme siccità; non deve mettere in competizione due modelli di sviluppo agricolo, quello tradizionale per la produzione alimentare e quello emergente per la produzione di agrienergie; per le produzioni no food sono da privilegiare terreni incolti, ad esempio quelli collinari, rispetto a quelli ad oggi già destinati alla produzione alimentare che deve continuare a svolgere una funzione primaria; in merito agli aspetti sanitari è necessario fare chiarezza sulla presenza di spore di clostridium botulinum nel digestato del biogas ed i suoi effetti, elemento di discussione scientifica più volte sottolineato da alcune associazioni e comitati; maggiore attenzione deve essere rivolta poi ai piccoli produttori che scelgono di associarsi in forme cooperative e verso l'utilizzo compatibile di quei sottoprodotti agricoli che spesso rappresentano un costo importante per le aziende.

  «Sarà necessario porre questi elementi al centro della discussione che sarà affrontata in collaborazione con la Regione ed i Comuni - ha continuato Sabatini- Fino ad oggi gli impianti autorizzati in provincia sono ben insediati nel contesto paesaggistico, ma quello che sta succedendo a Capalbio riguardo all'impianto a biogas proposto da Sacra Spa è un campanello di allarme non trascurabile. Senza dubbio in quel contesto così particolare, con un sistema di viabilità limitata ed in prossimità di un sito di grande pregio ambientale,  era possibile individuare un percorso politico meno tortuoso e più condiviso per giungere a soluzioni migliori. Al di là di ciò e dei singoli atteggiamenti mi pare però che i limiti e le lacune della pianificazione in questa materia siano i maggiori fautori dei problemi e delle incertezze che si registrano in questi casi. Certamente quello che dobbiamo auspicare - ha concluso Sabatini - è che la provincia di Grosseto continui ad essere luogo di eccellenza per le rinnovabili e non diventi scenario di aspri scontri tra cittadini, amministrazioni locali ed imprenditori». 

 

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