[19/09/2012] News

Dirigismo d'Italia

Il premier Monti e il suo governo, assicurando il proprio impegno per monitorare il caso Fiat dopo le dichiarazioni di Marchionne dei giorni scorsi circa la fine del progetto (peraltro mai nato) Fabbrica Italia, ci tengono però subito a sottolineare, quasi a scacciarlo come un mostro, che la loro linea non sarà "dirigista". «Niente aiuti - tuonano - no al dirigismo». Ora sugli incentivi all'auto possiamo discuterne e convenire anche che magari, quelli a pioggia per la rottamazione, non sia effettivamente il momento. Ma quando il Sole mette come parola chiave "dirigismo" spiegando che «Indica una politica economica in cui il governo esercita una forte influenza sui settori produttivi, attraverso un sistema di incentivi a sostegno di quello che viene riconosciuto come l'interesse pubblico o generale», da tempo ci domandiamo e osserviamo che forse non è proprio il caso di buttar via il bambino con l'acqua sporca. Partiamo da cosa non è il dirigismo, ovvero a quello che potremmo definire il suo contrario: il turboliberismo. Il mercato che fa da sé e come si vede, dà le sue sentenze. Che di questi tempi sono quasi sempre di morte. Morte di aziende e morte di posti di lavoro. Qualcuno può dire che a portarci nella crisi in cui siamo sia stato il "dirigismo"? Oppure il mercato senza regole, unito a una ormai cronica assenza di politica industriale? Se siamo in guerra, come tutti ci dicono e come anche noi concordiamo, allora "à la guerre comme à la guerre". E dunque se la "vittoria" è rendere l'economia più sostenibile ambientalmente e socialmente ci pare difficile che si possa raggiungere questo obiettivo proseguendo sulla strada che ci ha portato contro il muro. Nessuno sano di mente può pensare a un dirigismo da soviet, ma stabilito che  l'interesse pubblico o generale è la sostenibilità ambientale e sociale, «una forte influenza sui settori produttivi, attraverso un sistema di incentivi a sostegno» di questo orizzonte è tutt'altro che deprecabile. Se viene accusato Obama di troppo dirigismo dai repubblicani bisognerebbe che ci si interrogasse soprattutto a sinistra su quale sia la strada da seguire se davvero vuole essere "alternativa" a Monti. Qui si possono mettere i paletti. Industria 2015, che in molti rimpiangono anche in Confindustria, non era un esempio di "dirigismo"? E il tanto decantato "bazooka" per abbattere la speculazione e ridurre gli "spread" come lo si definisce?  Nel caso della Fiat probabilmente l'aiuto diretto dello Stato è di non facile attuazione, ma se si vogliono riconvertire gli impianti per dare lavoro a chi resterà senza, pur dentro giocoforza le regole del mercato, ci sarebbe e c'è materia su cui lavorare... L'unico "dirigismo" che si è visto in questa vicenda, peraltro, è quello di un amministratore delegato che ha piegato ai propri progetti, poi rivelatisi ingannatori, il governo della repubblica, un paio di sindacati o tre e la Confindustria. Per questo Della Valle, criticando Marchionne e la sua politica industriale farlocca, rischia di sembrare un comunista. I casi Alcoa sono lì a dimostrarci che anche "dirigendo" se non si fa con intelligenza si possono prendere delle cantonate enormi, ma ribadiamo che - se si vuole imparare qualcosa dalla crisi - gettar via il bambino con l'acqua sporca sarebbe un errore imperdonabile.

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