[12/09/2012] News

Nuove norme Ue per gli stock di pesci sovrasfruttati. Sanzioni contro i Paesi terzi

Verso la guerra dello sgombro con Islanda e Isole Faroe?

Il Parlamento europeo ha approvato oggi, con 659 voti favorevoli, 11 contrari e 7 astensioni, le nuove norme che autorizzano la Commissione europea a vietare le importazioni nell'Ue di pesce  proveniente da stock eccessivamente sfruttati. «Tali misure  - si legge in un comunicato - dovrebbero scoraggiare il sovrasfruttamento di sgombri da parte dell'Islanda e delle Isole Faroe». I deputati hanno anche votato a favore di mozioni perché «La prossima riforma della politica della pesca dovrebbe mirare a renderla più sostenibile».

Il relatore, l'irlandese Pat the Cope Gallagher, del Fianna Fáil che aderisce al gruppo liberaldemocratico, ha detto: «Anche se la normativa può essere applicata contro eventuali paesi terzi, la situazione nel Nord Est Atlantico è d'immediato interesse per tutti noi. L'Islanda ha unilateralmente aumentato la sua cattura sgombri da 363 tonnellate nel 2005, a 147.000 nel 2012. La quota delle Isole Faroe per gli sgombri è salita da 27.830 tonnellate nel 2009 a 149.000 tonnellate nel 2012».

Si annuncia una guerra dello sgombro con l'Islanda, che non aderisce all'Ue anche se si è candidata, e con le piccole Faroe semindipendenti, che però fanno arte della Danimarca, Stato Ue a tutti gli effetti. 

Il nuovo regolamento adottato dagli europarlamentari permette l'utilizzo di sanzioni commerciali «Nei confronti dei paesi terzi che consentono una pesca non sostenibile e dei prodotti ittici provenienti da stock d'interesse comune (ad esempio gli stock ittici a disposizione delle flotte sia dei Paesi dell'Ue sia dei Paesi terzi, la cui gestione richiede la mutua cooperazione)».

Se le sanzioni previste si dimostrassero inefficaci, la Commissione Ue  potrebbe decidere di adottare misure supplementari: «Ad esempio limitando l'uso dei porti dell'Ue alle navi battenti bandiera di un Paese che non rispetta i limiti di pesca o a navi che trasportano nell'Ue pesci frutto di sfruttamento eccessivo».

Secondo a legislazione europea, «Un paese che permette una pesca "non sostenibile", è un paese che non riesce a collaborare nella gestione di uno stock d'interesse comune, nel rispetto degli accordi internazionali, e a rispettare i livelli in grado di produrre il massimo rendimento sostenibile (o che non adotti le necessarie misure di gestione della pesca)».

Il Parlamento europeo ha anche approvato, con 620 voti favorevoli, 27 contrari e 27 astensioni, le disposizioni riguardanti l'organizzazione comune dei mercati nel settore della pesca e dell'acquacoltura, «Per creare organizzazioni di produttori più forti e adeguatamente finanziate, per controbilanciare il potere dei rivenditori, in vista della prossima riforma della politica comune della pesca. Tali norme obbligheranno inoltre i produttori a migliorare l'informazione al consumatore, con l'introduzione di etichette per i prodotti ittici freschi che indichino, fra l'altro, la data di sbarco». Nel testo si chiede anche che «Sia data priorità alla riduzione delle catture accidentali, promuovendo, ad esempio, l'uso di attrezzature da pesca più selettive».

Il relatore, il conservatore scozzese  Struan Stevenson, è abbastanza soddisfatto:«Credo che siamo arrivati a una conclusione valida, in quanto questo è la prima di tre relazioni legislative che riformeranno la politica comune della pesca. Penso che ci siano molte indicazioni interessanti in questo pacchetto Ocm che indicano la strada per la nuova politica comune della pesca».

Nella risoluzione sulla riforma della Politica comune della pesca si chiede di «Migliorare le condizioni per uno sfruttamento sostenibile delle risorse marine, con piani di gestione pluriennali e un preciso calendario».

In un'altra risoluzione sugli obblighi di comunicazione, i deputati europei esortano la Commissione «A sanzionare gli Stati membri che non riescono a fornire dati affidabili, come richiesto dal programma europeo di dati sulla pesca».

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