[07/09/2012] News

Presentato il “Protected Planet Report 2012”. Aree protette sul 12,7% della superficie terrestre e l’1,6% di mari e oceani

Legambiente: «Ambiente migliore alleato per uscire dalla crisi»

Proseguono nell'isola di Jeju, in Corea del sud, i lavori del  World conservation congress dell'Iucn e Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, ne approfitta per sottolineare che «dalla buona conservazione del Pianeta dipendono i servizi vitali alla nostra stessa sopravvivenza. L'acqua, l'aria, il cibo e le materie prime che la natura ci offre sono, infatti, strettamente legati allo stato di salute dell'ambiente. Ma poco e nulla è stato fatto per fermare la perdita di biodiversità, che prosegue a ritmi allarmanti, con conseguenze gravi anche dal punto di vista economico. Non intervenire subito potrebbe costarci addirittura il 7% del Pil globale entro il 2050».

Uno dei primi appuntamenti del Congresso è stato il lancio della prima edizione del "Protected Planet Report 2012", frutto di un lavoro congiunto di  Iucn, Unep e World Conservation monitoring Centre dal quale emerge che «Aree Protette e parchi, riserve naturali e altre aree naturali, contribuiscono a ridurre la deforestazione, la perdita di habitat e specie ed a  sostenere le condizioni di vita di oltre un miliardo di persone, mentre immagazzinano il 15% dello stock di carbonio del mondo».

Il rapporto rivela che le aree protette stanno crescendo in numero e copertura della superficie terrestre ed oggi si estendono sul 12,7% della superficie terrestre del mondo e  sull'1,6% della superficie oceanica globale.  La direttrice generale dell'Iucn, Julia Marton-Lefèvre, ha sottolineato che «Le aree protette hanno contribuito in modo significativo alla conservazione della biodiversità mondiale e un aumento della loro copertura e della loro 'efficacia è di vitale importanza per un pianeta fiorente e per il futuro delle comunità. "Queste ricche aree naturali sono molto importanti per le persone, che fanno affidamento su di loro per cibo e acqua pulita , regolamentazione del clima e per e ridurre gli impatti dei disastri naturali».

Il nuovo rapporto è uno step intermedio rispetto agli obiettivi di Aichi, presi due anni fa dalla Convention on biological diversity (Cbd) che comprendono  l'obiettivo di proteggere almeno il 17% del le zone terrestri del mondo e il 10% degli oceani e mari del pianeta, che dovranno essere efficacemente ed equamente gestiti e salvaguardati entro il 2020.  Dal rapporto risulta che «Dal 1990 al 2010 la copertura globale delle  aree protette è aumentata dall'8,8% al 12,7% nelle aree terrestri (comprese le acque interne) e dallo 0,9% al 4% nelle zone marine sotto giurisdizione nazionale». Numeri  importanti ma che sono ben al di sotto degli obiettivi di Aichi, il 4% in meno per le aree terrestri e ben l'8,4% per le aree oceaniche di tutto il mondo. Per raggiungere gli obiettvi di Aichi  bisognerebbe proteggere  un'area grande più del doppio dell'Argentina, oltre 6 milioni di Km2 di aree terrestri e di acque interne. Per gli oceani, l'area da dichiarare protetta dovrebbe essere grande quanto l'Australia, almeno 8 milioni di Km2. 

Secondo il rapporto, quasi la metà delle aree protette del mondo hanno raggiunto un utilizzo sostenibile delle aree terrestri e marine protette, quasi un quarto sono gestiti da organizzazioni  non governative o in regime di co-gestione, spesso con le popolazioni indigene e le comunità locali. 

Nicoletti  ha detto che «Le aree protette sono i luoghi che più di altri hanno la capacità, non solo di conservare la nostra preziosa biodiversità, ma anche di fornire i servizi ecosistemici fondamentali per il nostro benessere. Questo Report conferma la priorità, anche a livello mondiale, di aumentare la superficie di aree protette, così come deciso 2 anni fa durante il vertice Onu di Nagoya. In quell'occasione era stato identificato come obiettivo prioritario proteggere entro il 2020 il 17% delle aree terrestri e delle acque interne, e il 10% delle aree marine e costiere». Poi ricorda che «Il congresso dell'Iucn,  di cui Legambiente è parte,si concluderà il 15 settembre e ha come obiettivo quello di riunire i maggiori esperti di conservazione del mondo e  migliorare le modalità di gestione dell'ambiente dal punto di vista dello sviluppo umano, economico e sociale. Gli 8.000 partecipanti, provenienti da oltre 170 nazioni, discuteranno di clima, risorse, gestione e sviluppo: un'occasione fondamentale di condivisione tra governi, agenzie delle nazioni unite, Ong, cittadini e imprese. "L'elaborazione e la messa in pratica di una buona governance ambientale non può infatti prescindere dal coinvolgimento e dalla collaborazione di tutti i segmenti della società. Uno dei temi centrali del congresso sarà quello della green economy: l'Iucn, infatti, intende mettere in cima all'agenda internazionale l'importanza di orientarsi verso forme più sostenibili di sviluppo economico. Scommettere su innovazione e sostenibilità è la chiave, anche nel nostro Paese, per uscire dalla crisi ed avere ecosistemi ed economie sane».

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