[07/09/2012] News

Ma qual è il numero ottimale di popolazione rispetto alle capacità rigenerative e ricettive dei sistemi naturali?

L'Africa è un vero e proprio mix delle tantissime preoccupazioni che incombono sul futuro dell'intera umanità

La popolazione dell'Africa ha ormai sorpassato il miliardo di abitanti con un tasso di crescita del 2.5%. Nel 1950 l'Africa aveva una popolazione di 227 milioni di abitanti che  nel 1975 erano cresciuti a 419 milioni. Le previsioni per il 2050, seguendo l'andamento di crescita più probabile, secondo la Population Division dell'ONU, prevedono una popolazione che dovrebbe raggiungere i 2 miliardi e, secondo i dati presenti nelle tabelle dell'ultimo rapporto del Population Reference Bureau, potrebbe giungere a 2 miliardi e 399 milioni.

Certamente l'Africa rappresenta un vero e proprio mix delle tantissime preoccupazioni che incombono sul futuro dell'intera umanità e il quadro che emerge dalla lettura dei dati riguardanti le previsioni demografiche risultano essere sempre molto interessanti per cercare di comprendere al meglio l'impronta antropogenica sui sistemi naturali e gli effetti che essa produce, rispetto alla vivibilità  e praticabilità del nostro stesso futuro.

Il noto Population Reference Bureau (PRB) l'autorevole centro di analisi e ricerche sulla popolazione mondiale, animato dal demografo Carl Haub  (vedasi www.prb.org) che quest'anno compie i 60 anni di vita, ha infatti recentemente reso noto il nuovo "World Population Data Sheet 2012" .

Secondo questo agile rapporto le 10 nazioni più popolose nel mondo al 2012 risultano essere: la Cina con un miliardo e 350 milioni di abitanti, l' India con un miliardo e 260 milioni di abitanti, gli Stati Uniti con 314 milioni, l'Indonesia con 241 milioni, il Brasile con 194 milioni, il Pakistan con 180 milioni, la Nigeria con 170 milioni, il Bangladesh con 153 milioni, la Russia con 143 milioni, il Giappone con 128 milioni.

Nel 2050, secondo i trend dell'evoluzione demografica prevista,  la classifica dovrebbe modificarsi nel seguente modo: India con un miliardo e 691 milioni di abitanti, Cina con un miliardo e 311 milioni, Stati Uniti con 423 milioni, Nigeria con 402 milioni, Pakistan con 314 milioni, Indonesia con 309 milioni, Bangladesh con 226 milioni,  Brasile con 213 milioni, Repubblica Democratica del Congo con 194 milioni ed Etiopia con 166 milioni.

Sono ben tre gli stati africani che nel 2050 si collocano nella classifica delle prime 10 nazioni più popolose al mondo (Nigeria, Repubblica Democratica del Congo ed Etiopia).

Al 2012 i dieci paesi che presentano il maggiore tasso di fertilità totale (Total Fertility Rate - TFR)  cioè il numero medio di figli che una donna può avere durante la sua vita, nella fascia di età con capacità riproduttive  (che viene generalmente considerato nell'arco di età che va dai 15 ai 49 anni), sono, escluso l'Afghanistan, tutti in Africa.

Nell'ordine, il Niger con un tasso di fertilità totale di 7.1, la Somalia e il Burundi con 6.4, il Mali, l'Angola, la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia con 6.3, l'Afghanistan e l'Uganda con 6.2 e il Burkina Faso con 6.0.

Invece i dieci paesi che presentano il tasso di fertilità totale più basso,sono, sempre al 2012, nell'ordine decrescente Taiwan e la Lettonia con 1.1, Singapore, Bosnia Erzegovina Corea del Sud e Ungheria 1.2, Moldavia, Polonia, Romania e Portogallo 1.3. L'Italia presenta un tasso di fertilità totale al 2012 di 1.4.

Il Population Reference  Bureau in questi Data Sheet annuali pubblica anche l'interessante Population Clock, l'orologio della popolazione.

Ogni anno nascono 140.541.944 di esseri umani (dei quali 13.923.718  nei paesi industrializzati e 126.618.226 nei paesi meno sviluppati), al giorno sono 385.046 individui (38.147 nei paesi industrializzati e 346.899 in quelli meno sviluppati), al minuto si tratta di 267 nuovi nati  (di cui 26 e 241 rispettivamente, nei paesi industrializzati e in quelli meno sviluppati).

Le morti per anno sono invece 56.238.002 (12.191.662 nei paesi industrializzati e 44.046.340 nei meno sviluppati), al giorno 154.077 (rispettivamente 33.402 e 120.675) e al minuto 107 (rispettivamente 23 e 84). 

Il Population Reference Bureau e Carl Haub sono noti anche perché pubblicarono nel 1995 la prima versione di un articolo molto interessante dal titolo "How Many People Have Ever Lived on Earth?" (quanti esseri umani sono vissuti fino ad ora sulla Terra?) nel quale viene elaborato un tentativo di comprendere il numero degli esseri umani che sino ad ora ha abitato il nostro pianeta.

L'articolo è stato aggiornato, una prima volta, nel 2002 e poi successivamente lo scorso anno (2011) e lo si può scaricare dal sito del PRB (www.prb.org/Articles/2002/HowManyPeopleHaveEverLivedonEarth.aspx?p=1).

Haub ricorda correttamente che è praticamente impossibile fare una stima di questo tipo che sia seria e scientificamente attendibile ma che, comunque, si può provare a fare qualcosa su basi semi scientifiche tenendo ben conto che nessun dato demografico è disponibile per il 99% della presenza della specie umana sulla Terra.

E' possibile fare alcune speculazioni relative alle stime sulla popolazione preistorica tenendo conto delle ipotesi legate alla durata della vita  degli esseri umani nei vari periodi intercorsi nel tempo e la dimensione media della popolazione umana nei differenti periodi.

Secondo l'United Nations Determinants and Consequences of  Population Trends, il moderno Homo sapiens si ritiene che sia apparso 50.000 anni fa e quindi si cerca di far partire queste stime da quel periodo. Sappiamo dalle ricerche paleoantropologiche che l'Homo sapiens può essere apparso intorno a 150.000-200.000 anni e che forme di Ominidi affini siano comparsi anche molto tempo prima, ma questa indicazione dei 50.000 anni fa costituisce un utile punto di riferimento per queste ricostruzioni.  

A quell'epoca si può ritenere che la popolazione umana sia stata intorno ai 2 milioni.   Con il periodo della rivoluzione agricola, intorno agli 8.000 anni prima di Cristo, la popolazione viene stimata intorno ai 5 milioni.

Si ritiene che la crescita della popolazione sia stata particolarmente lenta nel periodo che va dagli 8.000 anni prima e fino alla nascita di Cristo, con un tasso di crescita stimato solo dello 0.0512 % l'anno. In quei periodi la popolazione umana, a seconda delle differenti aree geografiche in cui si trovava, cresceva o declinava in risposta alle situazione di carestia, ai cambiamenti del tempo e alle variazioni climatiche ecc.

Si presume che la durata della vita in questi periodi fosse caratterizzata dalla brevità,  con un'aspettativa di vita alla nascita intorno ai 10 anni. Stime particolari dell'aspettativa di vita nel periodo del ferro in Francia parlano di 10-12 anni. Queste cifre potrebbero essere state una costante per buona parte della storia dell'umanità. In queste condizioni il tasso di natalità (cioè il numero di nascite annuali per 1.000 della popolazione totale) poteva essere 80, un tasso appena sufficiente per la sopravvivenza della specie. L'assunzione del tasso di natalità per quei periodi condiziona la stima del numero di esseri umani che si sono avvicendati sulla Terra.

Alla nascita di Cristo la popolazione viene stimata intorno ai 300.000.000. Si ritiene siano stati 450.000.000 intorno al 1200, mezzo miliardo intorno al 1650, 795.000.000 al 1750, un miliardo e 265 milioni al 1850, un miliardo e 656 milioni al 1900, due miliardi e 516 milioni al 1950, e poi 5 miliardi e 760 milioni al 1995 e 6 miliardi e 215 milioni al 2011. I dati recenti ovviamente sono più attendibili e si basano sui censimenti ufficiali che ormai sono realizzati da tutti i paesi del mondo.

Il dato che deriva da queste assunzioni porta la stima del numero di persone che sono vissute sul pianeta al numero complessivo di 108 miliardi, dalla comparsa della specie umana. Si tratta comunque di una stima che non può definirsi scientifica.

Oggi, come ben sappiamo, il problema reale è comprendere quale sia un numero ottimale di popolazione rispetto alle capacità rigenerative e ricettive dei sistemi naturali che ci sostengono ed è questa una grande sfida per la sostenibilità del nostro futuro.

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