[04/09/2012] News

L’olio da cucina usato potrebbe rendere più convenienti le bioplastiche

A dirlo sono gli scienziati che hanno presentano il loro lavoro alla Conferenza autunnale della Society for General Microbiology in corso all'università di Warwick


Le "bioplastiche" che sono naturalmente sintetizzate dai microbi potrebbero essere ancora più commercialmente redditizie utilizzando come materiale di partenza l'olio da cucina non riutilizzabile. «Questo ridurrebbe l'inquinamento ambientale e fornirebbe anche plastiche adatti per impianti medici di alta qualità». A dirlo sono gli scienziati che hanno presentano il loro lavoro alla Conferenza autunnale della Society for General Microbiology in corso all'università di Warwick.


Il poliidrossialcanoato (Pha) un polimero della famiglia dei poliesteri, viene sintetizzato da una grande varietà di batteri come fonte di energia quando il loro approvvigionamento di carbonio è abbondante. Il Poli 3- idrossibutirrato (Phb) è il polimero più prodotto della famiglia Pha. I ricercatori britannici sottolineano che attualmente, i batteri crescono in grandi fermentatori per produrre elevate quantità di questa bioplastica, ma è un procedimento costoso «perché il glucosio viene utilizzato come materiale di partenza». Il team di ricercatori dell'università di Wolverhampton suggerisce che utilizzando come materia prima l‘olio da cucina esausto, riduca i costi di produzione della plastica. «Il nostro batterio produttore di bioplastica, Ralstonia eutropha H16, è cresciuto molto meglio nell'olio per più di 48 ore e di conseguenza ha prodotto tre volte di più rispetto a quando il Phb stato coltivato in glucosio - spiega il capo dei ricercatori, Victor Irorere - "Esperimenti "electrospinning", eseguiti in collaborazione con i ricercatori dell'Università di Birmingham, hanno dimostrato che le nanofibre della plastica prodotta a partire da oli erano anche meno cristalline, il che significa che la plastica è più adatta alle applicazioni mediche».


Precedenti ricerche hanno dimostrato che il Phb è un polimero molta adatto ad essere utilizzato per produrre microcapsule per la somministrazione di farmaci efficaci nella terapia del cancro e anche per impianti medici, grazie alla sua biodegradabilità ed alle sue proprietà non tossiche. Quindi una migliore qualità del Phb, insieme a costi di produzione più bassi consentirebbe più spesso un suo utilizzo. Inoltre, nonostante la raccolta differenziata, il riciclo ed il riuso, in Gran Bretagna la plastica rimane un grosso problema e i rifiuti plastici non degradabili sulle spiagge in costante aumento nel corso degli ultimi due decenni e rappresentano attualmente circa il 60% dei rifiuti marini.

Iza Radecka, la ricercatrice che ha prodotto il poster "Making bioplastic from different oils" presentato alla conferenza della Society for General Microbiology, sottolinea che «L'uso di plastiche biodegradabili come il Phb incoraggia a contribuire a ridurre l'inquinamento ambientale. Purtroppo il costo del glucosio come materiale di partenza ha seriamente ostacolato la commercializzazione delle bioplastiche. L'utilizzo dell'olio da cucina esausto è un doppio vantaggio per l'ambiente, in quanto consente la produzione di bioplastiche, ma riduce anche l'inquinamento ambientale derivante dallo smaltimento degli oli usati». Il team britannico sta ora pensando a come mandare avanti gli esperimenti per consentire la produzione di bioplastiche a livello industriale.

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