[03/09/2012] News

Ucciso lo Stato imprenditore, dispersi servizi e beni pubblici. Ma è stato un incidente

Non viviamo più "nel migliore dei mondi possibili", come era sovente tratteggiato l'Occidente glorioso prima di cinque anni fa, prima della crisi. La botta psicologica è stata indubbiamente molto forte. La paura è stata la risposta. Dopo un primo periodo di più che legittima stretta sui controlli dell'alta finanza si è però passati a puntare il dito da un'altra parte: lo Stato. È diventato il bersaglio dove puntare l'arma dell'austerità e, come sappiamo, non solo in Italia.

Dal luglio 2008 al luglio 2012 il numero di dipendenti statali e locali a livello nazionale è diminuito negli Usa di 715.000, secondo il Bureau of Labor Statistics. «La realtà - scrive l'economista di Yale Robert Shiller sul New York Times - è in realtà peggiore di quella suggerita». Una cifra più verosimile sembra aggirarsi attorno al milione e trecentodiecimila. Soprattutto, la tendenza al ribasso non si è affatto invertita all'affacciarsi di una tiepidissima primavera economica (peraltro già in forte dubbio, di nuovo): «Da marzo 2009 a marzo 2012, l'occupazione non agricola totale nazionale è aumentata dello 0,6 per cento. Gli occupati nel governo statale e locale, al contrario, sono caduti del 2,9 per cento».

Cui prodest, a chi giova? Non all'economia, poiché «se i governi statali e locali non fossero stati oggetto di così tanti tagli, l'intera economia sarebbe più forte oggi». Un'applicazione mancata del "moltiplicatore keynesiano", la cui conseguenza pratica è un aumento della domanda aggregata e del reddito nazionale più che proporzionale all'impegno iniziale di spesa pubblica, tra l'altro compensato dal maggiorato gettito dell'imposte in una più florida economia.

Non giova neanche ai cittadini, se glielo si chiede. Nel sondaggio targato CBS News-New York Times (condotto nel mese di luglio), ad esempio, il 74% degli intervistati si è detto non disposto ad avere aule scolastiche più affollate o orari scolastici ridotti, anche in cambio di una forte riduzione delle tasse. Nel caso di simili quesiti circa vigili del fuoco ed agenti di polizia, i disposti si sono rivelati una percentuale ancora minore (rispettivamente il 12% ed il 15%). «Certo - osserva Schiller - a nessuno piace pagare tasse più alte. Ma in questo caso il risultato sarebbe una comunità più vivibile e più posti di lavoro locali». Il nocciolo, dunque, sembra essere che la grande maggioranza dei cittadini non è disposta ad una riduzione dei servizi pubblici, e per mantenere alto il loro livello quali-quantitativo è disposta a pagare.

Paradossalmente, le tasse vengono viste da una parte come il male assoluto (quale politico candidato alle prossime elezioni promette dagli spalti un sicuro aumento delle tasse?), dall'altra non si vuole rinunciare ai beni e servizi pubblici. Purtroppo per noi, però, non possiamo essere tutti free ryder, ed è giusto pagare (tutti) per averli (tutti). 

Il problema è la trasparenza. Un doppio problema: senza trasparenza sulla destinazione delle entrate pubbliche - circa 800 miliardi di euro l'anno, in Italia - la fiducia dell'onesto contribuente va a farsi benedire, favorendo un inefficiente utilizzo dei suoi soldi e legittimando l'evasione fiscale come consolidata pratica sociale. L'altro lato della medaglia è quello della trasparenza politica, del framing utilizzato (la descrizione del contesto, la formulazione del problema), dell'onestà intellettuale: ad un servizio corrisponde un costo che qualcuno dovrà pagare, in termini di sacrifici ideologici come di sacrifici pecuniari.

Non solo tra i politici, ma anche tra gli ecologisti della domenica sembra che su questo punto non ci sia molta chiarezza. Passare dalla società dei consumi ad una più sostenibile ha moltissimi vantaggi, ma anche i suoi costi. Siamo disposti a sopportarli?

In Italia la campagna elettorale si avvicina di nuovo, e utilizzare i giusti filtri (o framing) per fare finalmente chiarezza su questo grossolano bilancio potrebbe essere "l'idea rivoluzionaria" per responsabilizzare davvero il cittadino - oltre al politico - ricordando che i servigi dello Stato non saranno gratuiti, ma sono necessari.

Torna all'archivio