[03/09/2012] News

PushEurope: «L’Ue rinuncia al taglio del 30% delle emissioni di gas serra»

Delegato Ue a Bangkok: «Il 25% non è la realtà, è un pio desiderio»

Attualmente l'Ue è ferma al pacchetto 20-20-20 che punta, entro il 2020, a ridurre le sue emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990, a migliorare l'efficienza energetica del 20% ed  aumentare la quota di energie rinnovabili nel mix energetico del  20%. Negli ultimi mesi sono state molte le dichiarazioni ed i pronunciamenti ufficiali della Commissione Ue e dell'Europarlamento per aumentare queste quote, soprattutto per quel che riguarda la riduzione di gas serra, al 25 o 30. Secondo Push Europe, però, una Ong che si occupa di giovani e global warming, rivela che durante una sessione informale dei Climate change talks dell'Unfccc in corso a Bangkok un delegato dell'Ue ha detto: «Il 25% non è la realtà, è un pio desiderio».

PushEurope è molto delusa e denuncia: «Anche se le discussioni ufficiali dell'Ue hanno confermato che gli obiettivi del 2020 erano stati raggiunti, in modo da poter concentrarsi sulla riduzione delle emissioni per il 2030, questo significa che non prenderà in considerazione ulteriori progressi sulla riduzione delle emissioni per un altro decennio». Infatti, gli studi ed i rapporti della Commissione europea e la 2050 low-carbon roadmap dell'Ue hanno dimostrato che una riduzione delle emissioni al 25% potrebbe essere facilmente raggiunta e che rappresenterebbe anche un'occasione di rilancio dell'economia Nella 2050 low-carbon roadmap  si legge: «Se l'Ue mantiene le sue attuali politiche, tra le quali il suo impegno a raggiungere il 20% di energie rinnovabili ed a raggiungere il 20% di efficienza energetica entro il 2020, questo consentirebbe all'Ue di superare l'attuale 20% di riduzione delle emissioni e di ottenere una riduzione del 25% entro il 2020». Ma è anche vero che questo nuovo e più ambizioso target, che avrebbe consegnato all'Ue la leadership del movimento climatico, è fortemente contrastato da Paesi come la Polonia, ancora molto legati al carbone. Se questa ritirata diventasse la politica ufficiale dell'Ue, sarà un duro colpo per la commissaria all'azione climatica, la conservatrice danese Connie Hedegaard, che ha sostenuto con forza la necessità che l'Ue adottasse obiettivi climatici e di risparmio energetico molto più ambiziosi.

PushEurope si dice indignata per la marcia indietro dell'Ue a Bangkok. «Nonostante i ripetuti avvertimenti da parte della comunità scientifica che rimanendo attaccati all'attuale impegno del 20% si rischia un catastrofico aumento di 6° C della temperatura globale. L'Unione europea ha rivelato che si sta chiudendo la discussione sugli obiettivi del 2020 per concentrarsi sulla riduzione delle emissioni per il 2030, il che significa che non prenderà in considerazione ulteriori progressi sulla riduzione delle emissioni per un altro decennio. L'aumento pre-2020 di riduzione delle emissioni è stata una parte fondamentale dell'accordo di Durban, ma l'Unione europea questa settimana ha respinto una parte del pacchetto di Durban che avrebbe garantito immediati tagli delle emissioni prima in cerca di un accordo sul clima nel 2030».

Negli ultimi tempi, complice la crisi economica, l'Ue si era dimostrata sempre più esitante e la stessa  Hedegaard, il 29 agosto su twitter aveva scritto che l'Unione europea era disposta ad «Accelerare i progressi», se «Gli altri faranno altrettanto».

Il delegato Ue ha detto a Bangkok che le "azioni" dei Paesi dovrebbero essere messe a fuoco, utilizzando un vocabolario  ampiamente riconosciuto che alluda allo sviluppo di impegni dei Paesi in via di sviluppo», facendo così imbufalire i rappresentanti dei Paesi poveri che accusano quelli ricchi di non aver nemmeno rispettato gli impegni presi e di volersi dare obiettivi di riduzione dei gas serra bassi e facilmente raggiungibili. Tra le Organizzazioni non governative presenti a Bangkok la posizione dell'Ue viene ormai definita come il «voltafaccia» della diplomazia climatica europea.

PushEurope  sottolinea che «Dato che molti hanno guardato verso l'Ue perché assumesse la leadership nei negoziati sul clima dell'Onu, l'annuncio senza dubbio rappresenterà un colpo schiacciante. Milioni di persone in tutto il mondo, in particolare nelle zone più povere, vivono già con gli effetti del cambiamento climatico. Mentre i più poveri soffrono, l'annuncio odierno  indica che i più ricchi del mondo stanno ignorando la loro responsabilità di agire per primi e più velocemente».

La 25enne Lucy Patterson, campaigner di UK Youth Climate Coalition e Push Europe e arrabbiatissima: «Con questa mossa l'Unione europea ha confermato di voler mettere i profitti privati a breve termine davanti al benessere futuro della sua popolazione, Fa l'amica delle corporations dei  carburanti sporchi invece di accettare la responsabilità che ha nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Per evitare un cambiamento climatico catastrofico, abbiamo bisogno che l'Unione europea si impegni  per riduzioni nazionali di almeno il 40% entro il 2020, il 20% è vergognoso e non lo accetteremo».

Il 28enne Koen Verbruggen, di Friends of the Earth Fiandre-Bruxelles e di Power Shift Belgio, è ancora più duro:  «Con questa decisione, l'Ue parla la lingua di chi inquina e non quella del suo stesso popolo. Noi, come i giovani europei vogliamo sottolineare che i funzionari europei non rappresentano le nostre opinioni, e vorremmo chiedere scusa alla comunità internazionale per le loro azioni. Abbiamo urgente bisogno di mettere i leader dell'Ue  di fronte alle loro responsabilità. Perché agiscano  ora, per rafforzare la riduzione delle emissioni».

Marco Cadena, di Push Europe, conclude: «L'Europa ha il potenziale per fare una transizione verso un'economia low carbon che si basi sulla giustizia sociale e ambientale, mentre aiuta i paesi poveri a fare lo stesso. Pensiamo ancora che questo sia possibile. Tuttavia, abbiamo bisogno di una leadership migliore. Le decisioni devono essere in linea con la scienza e dovrebbero essere prese da dirigenti e responsabili, non dalle corporations.  Siamo all'inizio di una vera e propria crisi climatica e non possiamo permetterci di sedersi e guardare le compagnie petrolifere rastrellare i loro profitti, mentre le generazioni attuali e future vengono spazzate via». 

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