[29/08/2012] News

Economia da bere: un po’ meno bollicine in un consumismo troppo effervescente

Videopoker a distanza di sicurezza (almeno 500 metri) da scuole, strutture sanitarie, luoghi di culto; fino a mille euro di multa per chi vende sigarette ad un minorenne; tasse aggiuntive tanto sulle bibite gasate e dolci (7,16 centesimi di euro in più al litro) quanto sui superalcolici (con un balzello di 50 centesimi al litro). Le frizzanti idee del ministro della Salute hanno già cozzato contro critiche accese, alcune molto pertinenti, altre meno. Innanzitutto viene contestata, e giustamente, la forma che hanno preso le proposte di Renato Balduzzi: quella di un decreto legge (è forse materia "urgente e necessaria"?), particolarmente privilegiata dagli esponenti del governo. Peccato, perché idee interessanti da incoraggiare con un dibattito aperto non mancherebbero. Lo stesso Balduzzi, comunque, rimane cauto, e parla di «una proposta, siamo al livello di bozza», anche se l'intenzione iniziale era quella di «approvare il decreto nel Consiglio di venerdì 31 agosto».

Una bozza, comunque sia, che è stata più che sufficiente per sollevare un vespaio, toccando corde sensibili non soltanto nelle lobby di settore, ma anche in altri dicasteri del governo, attenti a vincoli economici da non valicare. L'area commerciale sotto il cappello di Assotabaccai-Confesercenti, tanto per dire, contribuisce alle casse erariali con un gettito complessivo di 28 miliardi di gettito l'anno. Confindustria sistema gioco Italia, invece, presagisce già una diminuzione delle entrate per lo Stato pari a 4 mld di euro l'anno. Balduzzi, da parte sua, rassicura affermando che «il decreto è in equilibrio finanziario», e mira a reindirizzare i previsti 250 milioni della tassa su bollicine e alcolici verso il finanziamento di campagne di prevenzione e per la promozione di corretti stili di vita (e su questo punto, la trasparenza nell'utilizzo del gettito è irrinunciabile). Il ministro trova anche l'appoggio del suo collega Andrea Riccardi, che spinge per l'inserimento nel decreto di norme che introducano «l'obbligo di informazione sulle reali possibilità di vincita di ogni gioco d'azzardo e ogni scommessa sportiva, che sono rare», andando anche qui contro forti interessi (il gioco d'azzardo, dopo Eni ed Enel, rappresenta la terza "industria" del Paese).

I detrattori si stracciano le vesti, e gridano allo Stato proibizionista. Quel che è certo è che non siamo di fronte alla soluzione definitiva per l'educazione ad un consumo consapevole (primo tassello della sostenibilità), ma il deterrente delle tasse rimane uno strumento legittimo per indirizzare la spesa verso lidi più socialmente utili, provando al contempo a diminuire la spesa pubblica in sanità, agendo sul lato della prevenzione. Questo non è proibizionismo: niente viene tolto dal mercato. È lo Stato che suggerisce al cittadino, cerca di dare una spintarella precisa al carrello della spesa (come nel caso dell'obbligo per i medici di indicare sulle ricette solo il principio attivo del farmaco).

Come ha messo in evidenza l'economista comportamentale Richard Thaler, «gli economisti pensano che la gente abbia un cervello come un supercomputer, che può risolvere ogni cosa. Ma la mente umana è più simile a un vecchio Apple Mac, che marcia lento e si blocca facilmente». Ecco che "suggerimenti pubblici" come le tasse di Balduzzi, o campagne informative ad hoc (che però vanno finanziate, e le tasse sulle bollicine sono un mezzo) possono essere determinanti nell'indirizzamento dei consumi.

Il sociologo Carlo Carboni, oggi sul Sole 24 Ore, rilancia l'idea di un welfare 2.0 dove, in carenza di risorse, sia meglio «prevenire che curare». Si può discutere sui termini e sui mezzi, ma l'idea di Balduzzi prosegue su questa strada. È ora che l'idea stessa - sebbene controcorrente, al tempo del neoliberismo come teologia economica dominante - che lo Stato debba dirigere gli investimenti più utili per la società (investimenti in sostenibilità, dunque) tramite tasse e incentivi si allarghi anche all'indirizzo dei consumi, con gli stessi mezzi. Il cambiamento non può essere trainato solo dall'offerta: anche la domanda vuole il suo ruolo.

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