[24/08/2012] News

Italia: riparte da oggi la scalata per lo sviluppo (sostenibile)?

Il risultato del percorso dipende dalla bussola: non perdiamo quella della sostenibilità

Nel variopinto mondo delle valutazioni economiche lo studio Austerità di successo negli Usa, in Europa e in Giappone rappresenta un notevole colpo di colore, proprio da parte di uno dei tre membri della famosa troika: il Fondo monetario internazionale. I ricercatori Fmi ammettono infatti, seppur indirettamente, che la cura greca - ovvero austerità, tanta e subito - rappresenta in realtà un inutile salasso. «Ritirare gli stimoli di bilancio troppo rapidamente, in economie che già si stanno contraendo - scrivono - può prolungare le loro recessioni, senza generare gli attesi risparmi fiscali». Dal 2009, la Grecia ha ridotto del 9% il rapporto deficit/Pil, ma questo ha prodotto un crollo economico segnato da un -20%: il debito non ha potuto quindi che salire ancora, l'esatto opposto di quanto programmato in teoria. 

L'austerità a tutti i costi sta dunque per finire? I segnali sono contraddittori, a seconda della fonte ascoltata. In Italia, fortunatamente, il tema è già stato affrontato (e solo in parte risolto) e si è già iniziato a parlare d'altro in modo articolato. Oggi, si è riunito il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, ed il focus è tutto sulla "fase due" dedicata alla crescita. Le premesse erano chiare: era già stato definito come «un seminario», nessuna decisione al termine; un brainstorming, piuttosto, per preparare la corsa finale del governo da qui a fine anno.

Lo scoglio più grande rimane quello della tenuta dei conti pubblici, che il governo mantiene come limite da non valicare (e qui lo spettro dell'austerità torna a farsi vivo). Dalla defiscalizzazione per le infrastrutture proposta da Mario Ciaccia alla riduzione del cuneo fiscale per le imprese che più valorizzano il capitale umano (lanciata da Elsa Fornero), sarà il ministero dell'Economia a stoppare quelle proposte ritenute troppo onerose per l'erario. Sotto questo punto di vista, ancora molta fiducia viene riposta nel "decreto Giavazzi", la sforbiciata agli incentivi verso le imprese che potrebbe valere fino a 10 miliardi. Secondo Confindustria l'ammontare totale dei contributi 2010 è di circa 35 miliardi di euro, ma solo una cifra compresa tra i 2,7 e i 4,5 miliardi è arrivata davvero alle "imprese". Il resto si è perso in mille rivoli, «dai contributi alle fiere e alle sagre paesane» alle «attività di culto»: a patto di non cadere (ancora) nella tentazione dei tagli lineari, quello che davvero servirebbe è un riordino degli incentivi esistenti. Non più a pioggia, ma concentrati e guidati dove davvero è possibile creare sviluppo sostenibile.

«Declinare lo sviluppo economico attraverso il concetto della sostenibilità è ormai una esigenza largamente condivisa - scrive al Sole24Ore Paolo Messa, consigliere del ministro dell'Ambiente - Naturalmente il compito della politica è far seguire i fatti alle buone intenzioni». Per seguire quella che Messa definisce «un'evoluzione naturale del mercato e anche una responsabilità pubblica ben precisa», la strategia in 5 punti proposta dal ministro Clini è una buona notizia (ma sul come la proposta potrà declinarsi in un percorso concreto, rimane tutto da vedere). Molto meno lo sono le indicazioni che provengono dal ministero dello Sviluppo, che vogliono per l'Italia un raddoppio della produzione di idrocarburi da qui al 2020. Una follia, che - c'è ancora speranza - durante la fase di confronto si spera venga stracciata.

La strada da percorrere rimane comunque piena di ostacoli, e non tutti hanno a che vedere con la mera contabilità. «La sfida del cambiamento è anzitutto culturale», osserva ancora Messa, e su questo resta molto da lavorare, nell'ottica della sostenibilità. Analizzando il piano di Clini, ad esempio, anche i più importanti quotidiani hanno mostrato qualche difficoltà: specialmente circa il tema dei rifiuti, solitamente relegato al ruolo di cameo. Sempre il Sole24Ore, ad esempio, scrive infatti che Clini promette un piano «per il recupero dei rifiuti che porti la differenziata fino al 70%»; la Repubblica, in seconda pagina, riporta di una «raccolta differenziata che dovrà arrivare al 70% del totale entro il 2016». In realtà, Clini scrive di una « promozione della raccolta differenziata, fino al recupero di almeno il 70% di materia entro il 2016». L'ambizioso target del 70%, dunque, si riferisce alla percentuale di riciclo, e non di raccolta differenziata (che, ovviamente, sono due cose ben diverse).

In altra occasione è stato il premier Mario Monti a dichiarare che «il primo punto su cui abbiamo lavorato - e lavoreremo intensamente nei prossimi mesi - è l'istruzione, a tutti i livelli». Rilanciare davvero cultura, ricerca, istruzione, sarebbe un passo fondamentale da compiere per il Paese. E, dato che «la sfida del cambiamento è anzitutto culturale», preparare il Paese a questo cambiamento, dedicando un'attenzione speciale alla formazione di una cultura per la sostenibilità, è obiettivo che non possiamo permetterci di mancare: anche i media sono chiamati a fare la loro parte.

Torna all'archivio