[24/08/2012] News

Il Piano energetico “oil above all” di Romney-Ryan

Regali fiscali a Big Oil e King Coal e abolizione degli standard ambientali di Obama

Dopo aver incassato quasi 10 milioni di dollari di contributi elettorali dai petrolieri del Texas, il candidato repubblicano alla presidenza Usa, Mitt Romney, ha annunciato un piano energetico che prevede  miliardi di dollari di "omaggi" alle Big Oil ed ai King Coal. Se vincerà Romney darà il via libera a qualsiasi tipo di trivellazione di petrolio e gas, anche lungo le coste fino ad ora intoccabili  della Virginia e della Carolina, ed eliminerà tutte le norme di sicurezza e norme ambientali federali che regolano lo sviluppo delle risorse energetiche sulle Public lands Usa.

L'agenda energetica pro-inquinatori di Romney e del suo vice Ryan, non sorprende nessuno, lo stesso Washington Post scrive: «Il Piano di Romney approvvigiona pesantemente gli interessi petroliferi e del carbone, gli executives del petrolio sono alcuni dei suoi più grandi benefattori». L'energy team di Romney è composto da lobbysti dei combustibili fossili ed il suo leader è il petroliere miliardario Harold Hamm che ha donato un milione al conservatrice Restore Our Future Super PAC, l'altro uomo di peso è il  lobbista del carbone Jim Talent, che "Politico" descrive così: «Il consulente per l'energia di Bush è con Romney».."

Il piano Romney-Ryan prevede misteriose entrate pubbliche per "trilioni" di dollari, ma una recente analisi del  Congressional Budget Office ha rivelato che le loro proposte porterebbero limitati introiti federali nel prossimo decennio. Invece, il piano energetico Romney-Ryan prevede miliardi di dollari di sgravi fiscali per gli alleati delle corporation inquinanti, l'accesso alle terre ed alle acque pubbliche e minori restrizioni sulle emissioni di mercurio e CO2.

Climate Progress mette in fila i 5 fatti della strategia energetica "oil above all"  di Romney-Ryan:

1. Se  Romney arrivasse alla Casa Bianca, manterrebbe i 2,4 miliardi di agevolazioni fiscali annuali per Bp, Chevron, ConocoPhillips, ExxonMobil e Shell, che nel 2011 hanno avuti profitti record per 137 miliardi dollari e, fino ad ora, nel 2012 oltre 60 miliardi di dollari. Ma il piano Romney-Ryan prevede per le 5 grandi multinazionali petrolifere un taglio di altri 2,3 miliardi di dollari. Con le agevolazioni fiscali esistenti, le 5 Big Oil sfiorano gli oltre 4 miliardi di dollari all'anno ricevuti dal Tesoro degli Stati Uniti.

2. Il Piano Romney prevede che le public lands e le acque statunitensi siano liberamente fruibili da parte delle industrie dei combustibili fossili. Secondo Think Progress, « Si tratta di una proposta sbagliata, che metterebbe fine alla tradizione di gestire le terre che appartengono a tutto il Paese per una vasta gamma di risorse e valori per "soddisfare le esigenze presenti e future del popolo americano". Invece, Stato per Stato questi beni nazionali senza pari, tra i quali i parchi nazionali, potrebbero essere consegnato alle compagnie energetiche, rendendo lo sviluppo dell'energia il primario uso del territorio, a scapito del pascolo, della caccia, della pesca e di tutte le altre forme di svago». 

3. Il Piano Romney-Ryan darebbe un colpo terribile alle industrie Usa delle energie rinnovabili ed alle esportazioni verso Cina, Germania ed altri Paesi. «Esternalizzano lavori dell'energia ai nostri più grandi concorrenti - mette in guardia Climate Progress - Il mercato mondiale delle tecnologie energetiche pulite varrà 2.000 miliardi di dollari entro il 2020». Eppure Romney e Ryan sembrano pronti ad abbandonare questo mercato, opponendosi agli incentivi per aiutare le tecnologie emergenti. Il duo repubblicano è contrario al proseguimento del Production tax credit per l'eolico che negli ultimi 4 anni ha permesso agli Usa di raddoppiare la loro produzione di energia elettrica e la cui fine potrebbe portare a perdere, entro quest'anno, 37.000 posti di lavoro.

4. Il Piano Romney non riduce i prezzi del petrolio e della benzina, anche se il candidato repubblicano assicura che «Abbasserà i prezzi dell'energia». Si tratta di un trucc elettorale: i prezzi del petrolio sono determinati dal mercato globale, a prescindere dalla produzione nazionale. Anche le nazioni indipendenti dal punto di vista petrolifero, come il Canada, quest'anno hanno sperimentano prezzi elevati della benzina. Persino The Wall Street Journal  ha scritto che «Produrre molto petrolio non abbasserà il prezzo della benzina nel nostro Paese». Per determinare se la produzione nazionale di petrolio abbassa i prezzi della benzina, l'Associated Press ha analizzato 30 anni di dati di produzione e dei prezzi ed ha determinato che non esiste «Nessuna correlazione statistica tra la quantità di petrolio estratto dai pozzi degli Usa e il prezzo alla pompa».

5. L'amministrazione Obama ha imposto standard di riduzione delle emissioni di mercurio dalle centrali elettriche per tutelare la salute di bambini, anziani ed altre persone vulnerabili. Ma Romney promette di annullare fin dal primo giorno della sua presidenza, con un ordinanza esecutiva, queste protezioni, perché sarebbero un onere insostenibile per le King Coal e danneggerebbero «La creazione di posti di lavoro o l' economia». L'Environmental protection agency dice invece che il Mercury and Air Toxics Standard produrrà «Da 3 a 9 dollari in benefici per la salute" per ogni dollaro dei costi di riduzione dell'inquinamento». Nonostante le temperature record, le devastanti siccità e i giganteschi incendi feroci che colpiscono gli Usa, aggravate dai cambiamenti climatici provocati dall'uomo, Mitt Romney ed il Partito repubblicano hanno ancora uno volta messo gli interessi dei loro grandi finanziatori al di sopra del vero interesse pubblico e della scienza. Il piano energetico Romney-Ryan sembra il manifesto dei più grandi inquinatori e degli ecoscettici, ignora le conseguenze devastanti di una politica che continua ad affidarsi ai combustibili e di un'economia che non solo non fa nulla né per affrontare la crescente minaccia del global warming, ma rischia di rendere meno competitivi gli Usa nella corsa alla green economy.

Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e duiffusa associazione ambientalista Usa, è durissimo: «Mitt Romney ha messo a punto un piano di insicurezza energetica che ci renderebbe ancora più dipendenti dal petrolio, dal carbon, e del gas, ignorando le perturbazioni del clima, la crescita economica e la salute e il benessere del popolo americano. Qualcuno pensa veramente che l'economia vincente del XXI  secolo può essere costruita con la tecnologia dei combustibili fossili del XIX secolo? Il Piano di Romney è ancorato al passato. Il futuro che l'America merita è quello in cui l'energia non sia un costo per la vita e dove  nessuno debba scegliere tra un buon lavoro e una buona salute.  L'America ha bisogno di un audace progetto innovativo per il nostro futuro energetico, che prenda atto della realtà. Abbiamo bisogno di un piano che produca energia nazionale, metta le persone al lavoro e ci renda veramente energicamente indipendenti, ma anche che stabilizzi il nostro clima e mantenga pulite la nostra aria e la nostra acqua. Abbiamo soluzioni che non ci tengono incatenati ai combustibili fossili e sono già all'opera. Le emissioni di gas serra sono scese al livello più basso in 20 anni. Stiamo usando meno petrolio e i nuovi standard dei carburanti raddoppieranno l'efficienza e abbatteranno l'inquinamento da carbonio. L'energia eolica Usa è raddoppiata negli ultimi quattro anni e il solare è cresciuto di un fattore cinque. Questo è dove dobbiamo  andare come nazione. Non possiamo permetterci di tornare indietro»

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