[22/08/2012] News toscana

Occorre valorizzare l’ambiente e il ruolo delle istituzioni (anche in Toscana)

La vicenda dell'Ilva per drammaticità, complessità e dimensione non soltanto nazionale più e meglio di qualsiasi altra situazione (di cui purtroppo sono fitte le cronache bollenti di queste settimane) dovrebbe aiutarci a cogliere quell'intreccio tra economia, ambiente e governo delle istituzioni che ancora stenta ad emergere tra tagli, centralizzazione e verticalizzazione dei poteri di cui ha parlato anche Aldo Bonomi su Il Sole 24 Ore.

Di sicuro nessuno potrà disinvoltamente tornare a sostenere che i ‘sacrifici' dell'ambiente (salute inclusa) aiutano se non altro l'economia. Qui tocchiamo infatti con mano che è vero proprio l'inverso, come dimostra d'altronde la Germania che produce acciaio in maniera più competitiva di noi perché ha saputo farlo non a danno dell'ambiente ma rispettandolo. Insomma se paga l'ambiente, paga anche la salute dei cittadini, e pure l'economia e il lavoro.

E tuttavia nonostante questo disastro capita anche in questi giorni in cui l'Italia brucia - anche nei suoi territori più straordinari - di leggere che le aree protette con i loro ‘vincoli' intralciano la crisi, non pensano alle cose serie e così con perfetto tempismo gli si tagliano pure i servizi antincendi e il personale.

Intanto si vorrebbero intensificare le trivellazioni in mare come se non bastassero i guai che abbiamo già, e non solo nel santuario dei cetacei a cui aderiscono anche nuovi comuni non solo toscani. Ma dove la vicenda dell'Ilva può deve aiutarci davvero ad uscire dai rafani attuali è nel ruolo delle istituzioni. Infatti, mentre succedono tutte le cose appena ricordate non c'è mai stata tanta confusione sui compiti e le responsabilità delle istituzioni a cui il titolo V della Costituzione (che anche a sinistra ho visto qualcuno vorrebbe abrogare) assegnava e assegna un preciso ruolo di governo. Invece non sappiamo che fine faranno le provinc; prima avevamo liquidato le comunità montane, poi lo Stato, a cui non compete la cosa, fissa sulla base di una legge non discussa con gli interessati che i comuni sotto i 1000 abitanti saranno unificati per forza; nel mentre le autorità di bacino alle prese con alluvioni e disastri  annunciati sono malmesse e non solo per i tagli.

Ecco, l'Ilva ci insegna e ci ricorda che se viene meno tra tutti i livelli nazionali, regionali e locali quella ‘leale collaborazione' che manca da anni poi paghiamo dazio  e serve a poco fare poi lo scaricabarile.

Per dirla con le parole di Aldo Bonomi: «Il ridisegno del territorio è allora il campo in cui si gioca la partita tra chi sostiene che la salvezza sia data dalla drastica riduzione della dimensione intermedia dei poteri e chi sostiene il territorio come spazio di un nuovo patto tra società civile e stato».

Il dibattito confuso e sbrindellato sulle province conferma come meglio (anzi, peggio) non si potrebbe questo rischio che avvertiamo chiaramente anche in situazioni come quella toscana, che pure ha alle spalle tradizioni ed esperienze importanti che da sole non sono in grado tuttavia di metterci al riparo di quei rischi che incombono. Anche il riferimento sempre più insistito e ricorrente di ‘area vasta' non aiuta più di tanto, perché per vasta si intende genericamente e generalmente grande o quanto meno non troppo piccola: insomma, non di campanile.

Ma per entrare in quel circuito regionale-nazionale previsto dal titolo V, senza il quale sia le regioni che gli enti locali risulterebbero sempre più strette nella morsa di quel riaccentramento paralizzante in corso, non solo le aree vaste devono assumere identità e connotati precisi e riconoscibili, non soggetti alle turbolenze quotidiane come sta accadendo ora.

Se ci affidiamo alle cronache dei mezzi di informazione ricorrono ormai tutta una serie di situazioni e vicende alla base da tempo di controversie e conflitti tra comuni, province, autorità di bacino, parchi e aree protette, esposte magari ad interventi del presidente della regione che spiazzano i suoi stessi assessori oltre che i comuni e le province. Che mentre i parchi bruciano e la spending review procede con i tagli alle risorse, la Regione Toscana cancella anche l'indennità ai suoi 3 presidenti di parco che in premio si beccano una legge sul piano energetico, che stabilisce che i piani dei parchi devono conformarsi al piano energetico. Su questa base Rossi non potrebbe neppure opporsi con tanto piglio come giustamente invece ha fatto recentemente alle trivellazioni a mare.

Insomma, i tanti e noti capitoli a cui non si riesce di venire a capo dalla Piana alla Val di Cornia, alla Val d'Orcia, alle colline livornesi, ai punti caldi dei nostri fiumi e delle nostre coste, all'Arcipelago Toscano come alle Apuane, sono tutte situazioni ingarbugliate d'area vasta che non sono finora riuscite a trovare neppure nella legislazione regionale e negli strumenti di pianificazione e programmazione regionale lo spazio che loro spetta.

Eppure dopo il PIT si era messo mano ad una indispensabile revisione e correzione che riguarda il regime del suolo, la tutela del paesaggio, la conservazione della biodiversità terrestre, marina e fluviale che oggi devono misurarsi ancor più con le energie rinnovabili ma anche la gestione delle nostre risorse idriche e dei rifiuti, con i relativi impianti che purtroppo spesso fomentano altre polemiche e spesso pericolose rotture istituzionali tra regione e comuni e province.

Qualcuno bisogna che cominci a tirare i fili di una riflessione e di una iniziativa che deve evitare che si proceda a colpi d'imperio regionali che esasperano solo situazioni già complicate.

*Gruppo San Rossore

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