[16/08/2012] News

Il Giappone arresta i nazionalisti cinesi sbarcati sulle isole contese Diaoyu/Senkaku

Pesce, petrolio e gas dietro le rivendicazioni di sovranità

La Cina oggi ha protestato ufficialmente con il Giappone per «la recente detenzione illegale di 14 cinesi sulle isole Diaoyu». Il Giappone ieri ha fermato un peschereccio cinese partito da Hong Kong con l'intento di sbarcare sulle Diaoyu, conosciute a livello internazionale come  Pinnacle Islands e che i giapponesi chiamano isole Senkaku. Il caso ha questo retroscena: l'intento di proclamare la sovranità cinese sull'arcipelago che nel 1971 gli statunitensi hanno riconsegnato ai giapponesi. Le isole sono rivendicate anche da Taiwan. Il governo giapponese ha convocato l'ambasciatore cinese, Cheng Yonghua, al ministero degli esteri a  Tokyo.

L'intera operazione potrebbe essere un caso di propaganda nazionalista orchestrata direttamente da Pechino, visto che il peschereccio è salpato da Hong Kong e l'agenzia ufficiale Xinua ha seguito la spedizione passo passo, anche con foto aeree come quella che pubblichiamo.

Il ministero del commercio cinese oggi ha chiesto al Giappone di «trattare in maniera corretta l'affare della detenzione illegale dei cinesi che si sono recati sulle isole Diaoyu». Il portavoce del ministero, Shen Danyang, ha detto che la Cina «E' molto preoccupata per questo affare. Quest'anno segna il 40esimo anniversario della normalizzazione delle relazioni sino-giapponesi. La Cina spera che il Giappone farà egli sforzi per creare un buon ambiente in favore del sano sviluppo delle relazioni economiche tra I due Paesi e per fare avanzare lo sviluppo delle relazioni strategiche e mutualmente benefiche».

Il problema è che queste 5 isolette e tre scogli che si estendono su solo 7 km2 hanno molto a che fare con le relazioni strategiche, dato che sono in un punto cruciale tra Taiwan (che la Cina considera a tutti gli effetti parte del propro territorio) e il Giappone e che da tempo sono in corso dispute sulle loro risorse ittiche ed ancora di più sul petrolio ed il gas che potrebbero esserci nei loro fondali. 

Ieri, 67esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, i giapponesi arrestavano i nazionalisti cinesi, il viceministro degli esteri di Pechino, Fu Ying, ha reiterato la sovranità cinese sull'arcipelago delle Diaoyu ed ha chiesto al Giappone di «garantire la sicurezza dei cittadini cinesi e di liberarli immediatamente e senza condizioni».

Stamattina si è tenuta una manifestazione davanti all'ambasciata giapponese a Pechino. La protesta è iniziata alle 9,40, quando un uomo si è presentato  con un cartello sul quale era scritto:  "Liberate immediatamente e senza condizioni  chi difende le isole Diaoyu", 10 minuti più tardi (amorevolmente seguita dall'agenzia ufficiale Xinhua) è arrivata un'altra persona che inalberava la scritta "Protestiamo contro la detenzione illegale da parte del Giappone dei combattenti cinesi che difendono le isole Diaoyu». Già ieri una ventina di persone presidiava l'esterno dell'ambasciata giapponese sventolando bandiere cinesi e striscioni che inneggiavano alla sovranità cinese sul minuscolo arcipelago contese.

Dei  14 cinesi di Hong Kong arrestati dai giapponesi, oggi 5 sono stati trasferiti dai guardiacoste a Naha sull'isola giapponese di Okinawa dalla quale le Senkaku/Diaoyu/Pinnacle dipendono amministrativamente.

I cinque attivisti cinesi si sono opposti perché il loro trasferimento costituisce «un ingresso illegale in territorio giapponese» e hanno detto che «le isole Diaoyu fanno parte del territori cinese».

Il peschereccio cinese fermato mostrava striscioni con su scritto slogan come "La Cina non può abbandonare nemmeno una briciola del suo territorio" e secondo la stampa giapponese il gruppo di nazionalisti è sbarcato sulle isole contese cantando l'inno cinese.

Chan Yu-nam, vicepresidente del Comitato di azione per la difesa delle isole Diaoyu che ha organizzato il provocatorio sbarco, ha detto a Xinhua: «Abbiamo realizzato con successo il nostro obiettivo, riaffermando al mondo intero la nostra sovranità. Questa azione ha superato le nostre aspettative ed abbiamo ottenuto il nostro obiettivo più rapidamente del previsto».

Il presidente del gruppo, Chan Miu-tak, ha spiegato che l'intento del blitz era quello di piantare la bandiera della Repubblica popolare cinese «Per riaffermare la sua sovranità su queste isole disabitate: Gli attivisti hanno seguito gli ordini stringenti di evitare ogni confronto fisco con la parte giapponese e di rinunciare alla missione in caso di incidente».

Ma i giapponesi non l'hanno presa bene: hanno inviato 9 navi a caccia del peschereccio cinese e lo hanno intercettato già a 30 km dalle isole. I cinesi accusano i guardiacoste giapponesi di aver usato cannoni ad acqua per impedire lo sbarco sulle isole.  La polizia di Okinawa sottolinea che «Questi attivisti hanno ignorato l'avvertimento del Giappone prima di sbarcare sulle isole. Ma nessuno di loro è stato ferito. Potrebbero essere trasferiti all'ufficio immigrazione del Giappone e più tardi essere rimpatriati ad Hong Kong dall'ufficio immigrazione».

 

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