[10/08/2012] News

C'è davvero qualcosa di speciale nella vita delle Isole

Uno studio conferma che il turnover della biodiversità e più alto che sulla terraferma

Le isole spesso racchiudono in territori limitati quel che cercano turisti ed amanti della natura: sole, spiagge e specie animali e vegetali che non si possono trovare in qualsiasi altro luogo sulla Terra. Dal primo viaggio di Charles Darwin alle isole Galapagos e da quello del naturalista britannico Alfred Russel Wallace nell'Arcipelago Malese a metà del IX secolo, gli ecologisti hanno creduto nelle isole la vita avesse qualcosa di speciale isole.

Ora Proceedings of the Royal Society B pubblica un nuovo studio (The island-mainland species turnover relationship) che fornisce alcune tra le prime prove empiriche che la biodiversità insulare è davvero diversa da quella della terraferma. Scoperte che hanno implicazioni non solo sulla comprensione dei meccanismi dell'evoluzione e della selezione naturale che operano nelle isole, ma anche su come attuare attività di salvaguardia che possano proteggere meglio isole e specie.
Darwin e Wallace notarono molti casi di endemismi nelle isole. Sono famosi i fringuelli di Darwin alle Galapagos che hanno sviluppato specie diverse e con diversi adattamenti per ogni isola.

Nonostante queste "particolarità" venissero riconosciute, la cosiddetta teoria della biogeografia insulare non riuscì ad ottenere attenzione fino agli anni '60, quando gli ecologisti Robert MacArthur e E.O. Wilson cominciarono a studiare la diversità delle specie nelle isole, nel tentativo di prevedere quanti tipi di organismi di recente formazione potrebbe sostenere un'isola. Si pensava che le isole più vicine alla terraferma avessero meno unicità e che le isole con la più alta biodiversità fossero quelle separate dalla terraferma per un più lungo periodo di tempo. L'idea che le isole fossero ecologicamente ed evolutivamente diverse dalla terraferma a causa del loro isolamento è stata dominante fino al 2005, quando un gruppo di ecologisti internazionali pubblicò su Nature uno studio che evidenziava che in alcune aree continentali come il bacino amazzonico e le foreste pluviali dell'Africa centrale, rivaleggiavano con quelle delle isole per numero e densità di specie endemiche.

Nel nuovo studio, anche gli americani Yoel Stuart e Jonathan Losos del Museum of comparative zoology and department of organismic and evolutionary biology dell'Harvard University, ed il britannico Adam Algar della School of geography dell'università di Nottingham, sottolineano che «Molte isole oceaniche si distinguono per il loro alto endemismo, suggerendo che le isole possono favorire processi di assemblaggio unici. Tuttavia, gli assemblaggi sulla terraferma a volte portano a livelli di endemismo comparabili, suggerendo che i biota dell'isola potrebbero non essere unici come spesso si presume». I tre ricercatori hanno quindi testato l'unicità del "montaggio" biotico insulare confrontando il tasso di turnover delle specie tra le isole e la terraferma, dopo aver tenuto conto del decadimento a distanza e dei gradienti ambientali. I ricercatori hanno modellato il turnover delle specie in funzione della geographical and environmental distance for mainland (distanza geografica e ambientale con il continente - M-M) nelle comunità delle lucertole Anolis e delle rane Terrarana, due cladi che si sono ampiamente diversificati nelle isole dei Caraibi e nella terraferma del neotropicale. Poi hanno confrontato il turnover mainland-island (continente-isola - M-I) e island-island (isola-isola - I-I) con le previsioni del modello M-M e spiegano: «Se l'assemblaggio insulare non fosse unico, allora il modello M-M dovrebbe prevedere correttamente il turnover M-I e I-I, data la distanza geografica e ambientale. Abbiamo trovato che il turnover M-I e, in misura minore, il turnover I-I erano significativamente superiori a quelli previsti per entrambi i cladi. Così, nel primo confronto quantitativo del mainland-island species turnover, si conferma l'ipotesi di lunga data, ma non verificata, che nelle isole si accumulano assemblaggi di biodiversità in modo diverso rispetto ai loro omologhi del continente».

I ricercatori hanno contato le specie di lucertole Anolis e rane Terrarana in diverse isole dei Caraibi ed hanno ottenuto anche una misura rappresentativa del loro turnover nel continente tropicale americano centro-meridionale. Il team ha realizzato così campionamenti non sovrapposti di dimensione insulare, poi li hanno paragonati con le mappature nel Centro e Sud America tropicale continentale ed ha identificato la specie che vivono in ogni area utilizzando le stesse fonti delle isole. Hanno quindi calcolato il turnover delle specie attraverso il numero di Anolis e Terrarana sia nelle isole che sulla terraferma e poi hanno tenuto conto di variabili come la distanza e le differenze ambientali tra le due aree, come altitudine e precipitazioni. E' venuto fuori che il turnover tra il campione della terraferma ed insulare era, in media, molto più alto nelle isole.

Un livello più elevato di turnover delle specie sulle isole indica che queste hanno più specie endemiche che aree del continente di dimensioni simili e che le Anolis e le Terrarana hanno avuto più probabilità di formare nuove specie sulle isole, perché sono state isolate dal mare e non hanno potuto tornare alla terraferma per accoppiarsi con gli altri membri della loro specie. Questo significa che le specie che vivono su due isole hanno più probabilità di essere diverse tra loro di quanto lo siano le specie che vivono in due aree continentali.

«Le isole sono uniche rispetto alle aree continentali - dice Algar - C'è davvero qualcosa di speciale negli ambienti insulari che non era stato riconosciuto prima». Ma il ricercatore ammette che lo studio ha dei limiti, a cominciare dal atto che sono stati utilizzati solo due generi di animali per misurare il turnover delle specie. Inoltre, i campioni continentali sono stati selezionati in modo casuale, invece che concentrarsi su aree con un alto numero di specie endemiche di flora e fauna che possono essere trovate solo in una particolare area geografica. Algar sta attualmente pianificando un follow-up dello studio per confrontare il turnover delle specie tra le isole e le aree della terraferma che hanno molte specie endemiche ed è convinto che «Oltre a migliorare la nostra comprensione di come si evolve la biodiversità sulle isole, i risultati potrebbero aiutare a condurre la conservazione. E' molto più facile preservare la diversità delle specie in una sezione rappresentativa di un ecosistema di terraferma che preservarla in un'isola di un arcipelago. Poiché ogni isola ha una matrice unica di piante e animali, gli ambientalisti devono proteggere l'intera catena delle isole».

Anche secondo Lauren Buckley, una biologa dell'università del North Carolina, «Lo studio fornisce ulteriori, le informazioni complete che le isole sono importanti culle della biodiversità. Le specie nelle isole sono più uniche di quel che ci si aspetterebbe in base alle differenze ambientali ed alla separazione geografica».

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