[09/08/2012] News toscana

Siccità in Toscana, Legambiente: occorre ripensare la bonifica

Nei grandi canali di bonifica continuano a scorrere migliaia di metri cubi di acqua dolce

In Toscana, stretta dalla morsa della siccità, la Regione ha istituito una cabina di regia per il monitoraggio della situazione, ha poi stanziato finanziamenti straordinari per interventi a breve e medio termine, e il settore agricoltura ha richiesto lo stato di calamità naturale per l'emergenza in atto. Intanto da più parti vengono avanzate proposte per superare la crisi attuale e soprattutto per evitarne altre di questa portata, in futuro.

Per Legambiente Toscana però nel dibattito ci sono due grandi assenti. Il primo è la Bonifica idraulica, una grande macchina attiva 365 giorni l'anno, in qualsiasi condizione di tempo. «Mentre i fiumi sono in secca, nei grandi canali di bonifica continuano a scorrere migliaia di metri cubi di acqua dolce che, spinti dalle potenti idrovore dislocate a decine nella nostra Regione, finiscono in mare- ha dichiarato Carlo galletti, responsabile Commissione biodiversità di Legambiente Toscana- I canali sono scavati a un livello più basso del piano di campagna, e drenano non solo le acque superficiali di quelli che erano laghi, stagni, paludi, ma anche la parte superficiale delle falde acquifere, impoverendo drammaticamente il suolo della risorsa idrica, con un effetto che amplifica quello della siccità. E anche se nei prossimi giorni arriverà un po' di pioggia, sarà inesorabilmente "spedita" in mare alla massima velocità consentita dalla tecnologia delle idrovore. Sarebbe profondamente insostenibile- ha continuato Galletti- se ancora una volta la Bonifica evitasse un riorientamento (e anche una significativa spending review), continuando a drenare acqua, risorse e combustibili fossili mentre la stessa agricoltura che ne è motore, subisce i danni della siccità».

L'altro elemento assente dal dibattito è rappresentato dai sistemi naturali che conservando nei pochi laghi e paludi rimaste, un po' di risorsa idrica, sono aree in controtendenza alla bonifica, ma molto più spesso risentono sia della siccità sia della pratica di drenaggio. «E' imprescindibile inserire questi argomenti nel dibattito e nelle decisioni che ne conseguiranno, chiedendo con forza che alcuni aspetti della Bonifica vengano riconsiderati, a partire dagli invasi di cui parla il presidente Rossi che dovranno essere previsti prima di tutto nei comprensori di bonifica evitando di modificare ad esempio, in nome dell'emergenza, il corso naturale dei fiumi» ha sottolineato Galletti.

Legambiente non si limita alla denuncia ma in sintesi illustra alcune misure possibili nel breve termine: il riallagamento dei terreni più bassi (che hanno anche i maggiori costi di bonifica) e  la riserva in ogni comprensorio di bonifica di una parte dei terreni, a partire da quelli pubblici/demaniali, per immagazzinare acqua nei momenti di abbondanza, da rilasciare, per agricoltura, usi civili e sistemi naturali, nei momenti di siccità. «Come a Nagoya i paesi Onu hanno decretato di riservare alle aree protette il 17% delle terre emerse, va individuata una percentuale di territorio ex-idrico, da dedicare alla conservazione di quella parte della risorsa idrica che viene attualmente non tanto sperperata ma praticamente distrutta» ha ribadito il responsabile della Commissione biodiversità di Legambiente Toscana. Poi per l'associazione ambientalista ci sono una serie di misure da attuare a medio termine: è necessario mettere in atto sistemi, preferibilmente naturali, per utilizzare le acque di drenaggio per alimentare le falde superficiali utilizzandole come serbatoi per i tempi di magra. La conservazione e il nuovo impianto di boschi planiziari, che oltretutto sono habitat di fondamentale interesse e valore naturalistico e scientifico, è un sistema poco costoso e molto efficace, per la capacità dei boschi di trattenere le acque e favorirne la penetrazione nel terreno. Vanno inoltre incrementate le zone umide naturali, e in questo molti Consorzi di Bonifica hanno già sviluppato significative esperienze, ad es. nel Padule di Fucecchio, in quello di Bientina, in Maremma. E' poi necessario progettare interventi di "inversione dei flussi" non solo sospendendo il drenaggio dei terreni nei momenti di siccità, ma addirittura utilizzando i flussi di acque di drenaggio nei periodi siccitosi, facendole scorrere non più verso il mare ma verso gli invasi, le zone umide, i boschi planiziari.

«La quantità di acque dolci così disponibili sarebbe enormemente superiore a quella recuperabile dalle acque reflue, di migliore qualità e diffusa praticamente in tutte le pianure della regione, che fino a un secolo fa erano costellate di laghi, stagni e paludi- ha aggiunto Galletti- Ne sono rimasti, come nel resto d'Italia, circa un decimo di quelli presenti al momento dell'Unità d'Italia, dopo un grandioso sforzo di lavori pubblici paragonabile alla costruzione della rete autostradale e degli impianti di produzione energetica e che ormai è dimenticato dal grande pubblico e spesso anche dalle istituzioni. L'altro 90% dei corpi idrici, la parte "scomparsa",  finisce inesorabilmente, giorno dopo giorno, in mare, grazie ai canali e alle idrovore. Il riorientamento della Bonifica non è più rinviabile» ha concluso il responsabile della Commissione biodiversità di Legambiente Toscana.

 

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