[01/08/2012] News

Stato confusionale: altro che quasi federalista

Regioni, comuni e le province immesse su un binario che non sappiamo ancora dove porterà, sono costrette a scendere in piazza per non dovere chiudere i battenti o quasi. A rischio sono ormai non solo la elettività degli amministratori provinciali ma i principali servizi pubblici erogati dalla scuola ai trasporti.

Il tutto sullo sfondo di una situazione che specie dopo la sentenza della Consulta sui beni comuni dovrebbe rimettere al centro dell'impegno delle istituzioni centrali e decentrate le questioni più delicate e a rischio del governo del territorio e dell'ambiente; paesaggio, suolo, natura dove speculazione e privatizzazioni dissennate hanno fatto e continuano a fare danni incalcolabili.

Non credo vi sia stata mai una stagione in cui la discussione -quando lo è- sui ruoli dello stato, delle regioni e degli enti locali sia apparsa tanto sconnessa da quel che devono fare singolarmente e insieme cioè in ‘leale collaborazione' secondo il dettato costituzionale ribadito dal nuovo titolo V del 2001.

Sotto questo profilo la proposta in discussione sulle province appare tanto più sconcertante perché destinata solo ad intorbidare ulteriormente -come già sta avvenendo- le acque tutt'altro che limpide di questa confusa vicenda istituzionale che doveva approdare al ‘quasi federalismo' e che sta invece precipitando verso una deriva centralistica e burocratica che ci allontanerà dal disegno costituzionale.

I danni si possono già in più d'un caso toccare con mano e attengono proprio all'agenda dei problemi e delle questioni ereditati dal precedente governo e sui quali urgeva invertire la rotta; penso all'assetto idrogeologico dopo la tante alluvioni, penso alle aree protette dopo la gestione Prestigiacomo e l'urgenza di rilanciarne il ruolo specie dopo Rio, penso alla tutela del paesaggio mentre ad ogni piè sospinto si torna a parlare di dismissioni di beni pubblici dalle spiagge e così via.

Ciò che accresce le preoccupazioni dinanzi a questo allarmante stato delle cose è il perdurante silenzio o quasi di chi tutto può permettersi tranne che restare con le mani in mano. In sala d'aspetto tanti ci sono già stati fin troppo dal Senato con le sue manfrine sulla legge quadro 394 ed anche nei partiti nessuno escluso che non sembrano avvertire i rischi della crisi in atto.
L'incontro nazionale che il Gruppo di San Rossore ha fissato per il 21 settembre nella ex tenuta presidenziale di San Rossore su questi temi ha proprio lo scopo di suonare la sveglia anche a Pisolo.

Renzo Moschini, coordinatore Gruppo di San Rossore

 

 

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