[31/07/2012] News

Mali, verso l’intervento militare “africano” contro gli integralisti islamici

Per il ministro degli Esteri francese, nord del Mali è un «incubatore del terrorismo»

La Communauté économique des États de l'Afrique de l'Ouest (Cedao) presenterà al Consiglio di sicurezza dell'Onu una richiesta di risoluzione per poter intervenire nel nord del Mali, ribattezzato Azawad dai tuareg ribelli. In un'intervista al Journal du dimanche il presidente della Costa d'Avorio, Alassane Ouattara, ha spiegato che «l'intervento militare in Mali è inevitabile, se la situazione non si evolve favorevolmente. Sono in corso delle discussioni tra i presidenti del Burkina Faso, della Nigeria ed alcuni movimenti armati, ma il dialogo non potrà durare in eterno».  

Ouattara, che di interventi armati se ne intende, visto che è riuscito ad insediarsi solo grazie ad una guerra civile ed all'appoggio determinante delle truppe Onu e degli elicotteri da combattimento francesi, ha ricordato che i capi delle forze armate dell'Africa Occidentale la settimana scorsa si sono riuniti ad Abidjan ed hanno proposto la costituzione di un contingente della Cedao forte di 3.500 uomini e che «in un primo tempo si tratterà di dispiegare dei gendarmi e dei poliziotti, poi dei militari, per aiutare la riconquista della regione del nord, controllata da dei movimenti islamisti alleati di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi)».

Gli stessi movimenti che hanno sloggiato il ribelli tuareg indipendentisti del Mouvement national pour la liberation de l'Azawad che a loro volta avevano sconfitto l'esercito del Mali. La Cedao assicura che ogni intervento in Mali verrà fatto sotto mandato e con un aiuto logistico e tecnico da parte di Paesi stranieri. Ouattara ha detto che chiederà «un appoggio logistico alla Francia ed agli Stati Uniti. Ma le truppe al suolo saranno africane». Frase sibillina perché non esclude un intervento aereo occidentale, magari con i droni "afghani" che tanto piacciono a Barack Obama e che probabilmente sono già in azione sull'Azawad per prepararne a liberazione dagli integralisti islamici che hanno messo le mani su risorse petrolifere, gasiere e minerarie.

Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, dopo aver visitato le ex colonie del Niger, Burkina Faso, Senegal e Ciad ha detto che l'uso della forza nel nord del Mali  è «probabile da un momento all'altro».

Un diplomatico Nato che segue la situazione in Mali ha ricordato che «l'Africa è alle porte dell'Europa, ogni destabilizzazione di questa regione può far temere un afflusso di rifugiati nei nostri Paesi. La situazione è molto pericolosa in Mali, in Mauritania e in Sudan», poi ha deplorato «la mancanza di reazione dell'Europa con il pretesto che ha già molti problemi interni».

Fabius ha risposto che «La Francia non pensa nell'immediato di inviare truppe nel nord del Mali. Non è in discussione che le truppe francesi si sostituiscano agli africani. La Francia vuole svolgere un ruolo politico internazionale, di facilitatore, perché tutto questo necessiterà evidentemente di un'approvazione delle Nazioni Unite».

La Francia è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma anche Cina, Gran Bretagna, Russia ed Usa hanno tutto l'interesse a sbarazzarsi il più presto possibile delle migliaia di integralisti islamici che hanno occupato il nord del Mali e che sognano un califfato che taglierebbe importanti fonti di rifornimento energetiche e che probabilmente farebbe esplodere le crisi già in atto in regimi autoritari ma fragili come quelli della Mauritania o del Burkina Faso.

Fabius ha detto che «per il momento, il Mali è tagliato in due, quindi bisogna ristabilire l'integrità del Mali. Ci sono delle soluzioni politiche, così come di sviluppo, perché c'è una crisi economica ed umanitaria estremamente grave. E poi bisognerà operare per la sicurezza».

Il ministro degli Esteri del governo Hollande ha ricordato che il nord del Mali sta diventando «una specie di incubatore del terrorismo, dove si concentrano sia dei terroristi di Al Qaeda nel Maghreb islamico, armi in gran quantità provenienti soprattutto dalla Libia, somme di denaro elevate tratte dalla presa di ostaggi ed una volontà di dividere. Questo non è vero solo per quel che riguarda il Mali, ma si estende fino alla Nigeria con un insieme di individui che si chiamano Boko Haram, che sono altrettanto integralisti. Quindi non c'è un rischio solo per l Mali, ma per l'insieme dei Paesi della sub-regione». Un'infezione che sarebbe letale per molti Paesi della Cedao e per i fragili regimi amici della Francia e dell'Occidente. Per questo il presidente francese François Hollande ha chiamato per telefono il presidente ad interim del Mali, Dioncounda Traoré, per assicurare che «la Francia è pronta ad apportare un sostegno ad un eventuale intervento africano se tale richiesta gli venisse indirizzata nel quadro delle Nazioni Unite».

Torna all'archivio