[27/07/2012] News

Gazprom sul boom del gas shale Usa: economicamente insostenibile

E gli Stati Uniti vorrebbero esportare nel mondo la tecnologia del "fracking"

Platts, un sito specializzato in energia e settore minerario della McGrow Hill, scrive che secondo il gigante russo del gas Gazprom il settore del gas shale degli Stati Uniti è economicamente insostenibile. I russi sostengono e loro affermazione con dati finanziari raccolti dalla Pace global energy services, una società di consulenza Usa. Gazprom ha analizzato quanto le compagnie del gas Usa abbiano speso  per la fratturazione idraulica (il fracking) e la trivellazione orizzontale (horizontal drilling), le due tecnologie che stanno favorendo la produzione di gas a buon mercato nelle formazioni di scisti prima inaccessibili della  Pennsylvania e di altri Stati Usa. Un vero e proprio boom del gas, tanto che le comanies statunitensi ora vogliono esportare il loro gas nei mercati più redditizi dell'Europa e dell'Asia.

Ma secondo Sergei Komlev, di Gazprom Export, il braccio operativo di Gazprom per l'esportazione del gas russo, «queste aspirazioni all'esportazione non sono destiate a concretizzarsi  per ragioni economiche e normative. Pensiamo che l'attuale modello del mercato del gas Usa sia insostenibile nel medio e lungo termine. Prevediamo che presto, la disparità tra i costi del gas di scisto ed i prezzi alla vendita scomparirà. Quando succederà, questo renderà economicamente non redditizie le previsioni degli Stati Uniti di diventare un importante esportatore di gas».

Gazprom ha messo sotto contratto "Pace global energy services" circa 10 anni fa, prima che il gas shale Usa diventasse una cosa seria e inizialmente credeva che fosse una redditizia opportunità di business. "Pace global energy services"  svolge anche n'attività di lobbyng per favorire le esportazione di gas russo verso gli Usa, ma gli americani non importano gas russo perché il fracking li ha fati accedere a risorse che non pensavano nemmeno di avere. Allora Pace si è dedicata ad analizzare per conto di Gazprom i rapporti trimestrali sugli utili e altri dati finanziari provenienti dalle imprese del gas Usa.

La multinazionale monopolistica/Statale russa dice che Gazprom dice che negli ultimi anni «i veri costi di della produzione di gas da scisto sono al rialzo di oltre il 150% rispetto alle entrate».  Komlev è convinto che continuando ad utilizzare questo approccio, oltre all'aumento dei costi dei liquidi utilizzati nel fraking e delle  trivellazioni crescenti, «lo shale gas dovrà  sostenere ulteriori i costi per garantire che le sostanze chimiche che utilizza nel processo non contaminino le sorgenti sotterranee di acqua potabile». 

Komlev non è certo un ambientalista e dice che il fracking «non è l'incarnazione del male» e pensa che «per certi aspetti sia stato una manna per l'industria del gas». Eppure è convinto che, a causa  dei  suoi costi relativamente più elevati, il fracking dello shale-gas di perforazione negli Usa  finirà per esaurirsi proprio mentre altri Paesi, tra le polemiche, stanno prendendo in considerazione un suo utilizzo. «Si può produrre oro dall'acqua di mare, ma ha un senso economico?» chiede Komlev per illustrare il paradosso prossimo venturo che secondo lui si troverà di fronte lo shale-gas.

Ma Gazprom viene accusata di voler far crollare le azioni della companies del gas, utilizzando tattiche subdole e con la benedizione e il sostegno finanziario di Vladmir Putin, per scoraggiare europei ed asiatici a mettere mano anche loro alle loro riserve di gas shale. 

Secondo Aviezer Tucker, vicedirettore dell'Energy Institute dell'università del Texas, «il governo russo sta pagando le imprese di pubbliche relazioni per diffondere "miti e pregiudizi" su fracking in modo che la Romania, la Bulgaria, la Cina e altri Paesi restino validi mercati di esportazione del gas russo tradizionale».  Tcker avanza addirittura il sospetto che i russi siano dietro le proteste ambientaliste: «Da dove viene il denaro per organizzare cose come le manifestazioni anti-fracking e scrivere le brochure? Tutto ciò sembra puntare ad una fonte comune, che sarebbe Mosca». Tucker in un recente articolo pubblicato dal  Washington Times ha accusato le imprese di pubbliche relazioni finanziate dalla Russia di essere dietro il  sforzi «per convincere la gente, in Bulgaria, Repubblica Ceca e altri Paesi dell'Europa orientale, che si fracking avvelena o consuma tutta la loro acqua potabile. Al fondo di tutto questo c'è l'utilizzo della paura che verrà tagliata loro l'acqua. Il problema è l'allarmismo per una nuova tecnologia con la quale le persone in orientali non hanno familiarità. E questo tipo di allarmismo è qualcosa che troverete negli articoli, nelle pubblicazioni, negli opuscoli, nelle chat room e così via». Evidentemente Tucker non sa, o fa finta di non sapere che nei Paesi dell'oriente europeo l'opinione pubblica sa bene che non bisogna fidarsi troppo delle promesse tecnologiche legate all'energia, visto che hanno dovuto pagare sulla propria pelle le promesse di sviluppo "pulito e sicuro" delle centrali nucleare ed a carbone e dell'estrazione di petrolio e gas di un'altra potenza globale: l'Unione Sovietica.

Tirare fuori la guerra fredda del gas per dire che associazioni come Sierra Club, Greenpeace e Wwf, o i comitati locali, sono al soldo dei russi è speculare a quanto ha votato il Parlamento russo dominato dal Partito di Putin che ha dentro le associazioni ambientaliste "agenti stranieri" perché un loro progetto riceve finanziamenti dall'estero (in particolare dagli Usa) o da un'agenzia Onu.  

La verità è che gli americani temono una moratoria europea sul fracking, come hanno già fatto il governo di sinistra francese e quello di destra bulgaro, causa delle preoccupazioni ambientali e del crescente movimento anti-fracking, anche perché stanno già vendendo le loro tecnologie a Paesi terzi e si sta aprendo il grande mercato della Cina, dove sono già state avviate attività di fracking.

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