[23/07/2012] News

Il Medio Oriente brucia: 107 morti a Bagdad, armi chimiche in Siria e l’Iran minaccia di arricchire l’uranio al 56%

Mentre a Bagdad l'estremismo sunnita fa nuovamente strage uccidendo almeno 107 persone in 27 attentati, il regime siriano, attraverso il portavoce del ministero degli esteri Jihad Makdissi,  ha preannunciato un  ricorso alle armi chimiche in caso di intervento straniero, anche se ha detto che non le utilizzerà mai contro altri siriani. Una dichiarazione che spiazza anche gli alleati russi ed iraniani. Teheran oggi aveva definito la cosa «nuova offensiva propagandistica contro Damasco: Washington sostiene che il governo siriano sarebbe in possesso di armi chimiche e avrebbe l'intenzione di utilizzarle e la radio internazionale iraniana Irib  riportava quanto detto dal portavoce della Casa Bianca Tommy Vietor: «Gli Stati Uniti tengono sotto stretta vigilanza gli arsenali chimici siriani, giacché si ritiene che rimangano sotto il controllo del governo e dato l'aggravarsi della violenza in Siria e i crescenti attacchi del regime contro il proprio stesso popolo c'è estrema preoccupazione rispetto a tali armamenti. Washington si sta inoltre consultando attivamente con i Paesi vicini, e con quelli amici nell'ambito della comunità internazionale" per  evidenziare le comuni preoccupazioni circa la sicurezza di tali armi e circa l'obbligo delle autorita' siriane di garantirla».

Gli iraniani mettevano in dubbio quanto denunciato dai ribelli  del Consiglio militare del Libero Esercito Siriano che hanno accusato Damasco di aver  «cominciato a spostare dai magazzini a siti nuovi le sue scorte di armi chimiche e a redistribuirle sul territorio», cosa smentita senza troppa convinzione dalla dittatura nazional-socialista siriana. «In tutto questo  - dicono gli iraniani -  si può notare un nuovo progetto simile a quello dell'Iraq; le affermazioni queste che possono essere considerate come i primi tentativi da parte dei nemici della Siria per costruire un nuovo scenario iracheno, ovvero le famose armi di distruzione di massa di Saddam che non vengono mai ritrovate. Il fronte anti-siriano capeggiato dagli Usa chiedono al presidente siriano Bashar al-Assad di dimettersi».

Siriani, iraniani, russi e cinesi son o preoccupati da quanto ha rivelato il New York Times, cioè che «Il 18 luglio, sono stati avviati dei contatti fra il Pentagono e il ministero della Guerra israeliano sulla possibilità che Israele si muova per distruggere le armi in possesso di Damasco. Il quotidiano statunitense ha anche riferito che un gruppo di ufficiali della Cia stanno operando segretamente nel sud della Turchia per fornire armi ai gruppi terroristi in Siria».

Il  5 luglio il presidente siriano Bashir al  Assad aveva detto alla TV tedesca Aed che «Gli Stati Uniti sono coinvolti nel conflitto del  mio Paese e sostengono i gruppi armati per destabilizzare la Siria».  La minaccia di usare le armi  chimiche sembra l'ultima disperata minaccia di un regime che sta affogando nel sangue di una guerra civile sempre più confusa e feroce.

Tanto per tranquillizzare,  Seyed Reza Taghavi, rappresentante dell'Associazione del clero combattente iraniano, citato da Kabir News, ha detto oggi che «se l'Occidente ed Israele proseguiranno le loro pressioni sul l'Iran, quest'ultimo arricchirà il suo uranio  al 56%. La repubblica islamica dell'Iran non si piegherà sotto il peso delle sanzioni occidentali. Attualmente, Teheran produce uranio arricchito al 20%, ma lo arricchirà al 56% se l'Occidente resta ostile verso l'Iran. Tutte le sanzioni e restrizioni sono provocate dalla Potenza impressionante della Repubblica islamica».

Il quadro è desolante: le uniche voci che si sentono a Damasco, Bagdad e Teheran sono quelle delle armi chimiche di Assad, delle bombe di Al Qaeda e dell'uranio degli Ayatollah. 

Torna all'archivio