[18/07/2012] News

«F35, tagliare spesa inutile non è furore ideologico ma buonsenso»

I senatori Pd rispondono al ministro Di Paola. Gli aerei Amx italiani stanno bombardando l’Afghanistan?

Ai senatori del Pd Della Seta, Ferrante, Di Giovan Paolo, Nerozzi, Vita, Amati, Granaiola, Ignazio Marino, firmatari di emendamenti alla spending review che prevedono tagli ai fondi previsti per l'acquisto degli ormai famigerati cacciabombardieri  F35, non è piaciuta per niente la risposta del ministro della difesa Giampaolo Di Paola che, in un'intervista al Corriere della Sera sottolinea che la rinuncia all'acquisto degli F35 «avrebbe ricadute pesanti su Finmeccanica e sull'occupazione».  Di Paola dice che le forze armate italiane, per compiere le loro missioni all'estero come Paese Nato devono essere attrezzate per partecipare alle risposte che la comunità internazionale dà alle crisi: «Una missione che il Parlamento ha approvato. L'acquisto dei cacciabombardieri Joint strike fighter (F-35) sia già stato ridotto dai previsti 131 a 90. I nostri aerei vanno rinnovati e nel programma degli Joint strike fighter, in cui siamo entrati nel 1997, abbiamo investito risorse significative. A Cameri c'è un polo di assemblaggio e manutenzione che non ha eguali se non negli Usa, dove i Jsf vengono prodotti. Se oggi dovessimo chiudere tutto, butteremmo via enormi investimenti, metteremmo a rischio 10 mila posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica».  Di Paola ha detto che con ulteriori tagli le forze armate non riuscirebbero più a svolgere il loro compito e  che «la spesa italiana per i militari è pari allo 0,84% del Pil mentre la media Ue è dell'1,6%».

Secondo il ministro «c'è un chiaro pregiudizio ideologico: se non vogliamo le Forze armate, eliminiamole e non ne parliamo più» e poi ha aggiunto riguardo alle polemiche ed agli scandali che circondano Finmeccanica: «Ammesso che sia una giocattolo, e Finmeccanica non lo è, se qualcuno vuole distruggerlo, non conti su di me».

Ma i senatori  del Pd non ci stanno e non la pensano come il ministro: «Rinunciare all'acquisto di alcune decine di cacciabombardieri che costerebbero allo Stato oltre 10 miliardi di euro, con cui si potrebbero finanziare spese e interventi infinitamente più utili, non è furore ideologico, come pensa il ministro della difesa Di Paola: è banale buonsenso. L'unica vera utilità di questo investimento ereditato dal passato è per la lobby dell'industria bellica: interesse legittimo che però viene dopo l'interesse dell'Italia a utilizzare le risorse pubbliche per politiche che massimizzino i benefici sociali ed occupazionali. Le forze armate sono importanti per il nostro Paese, ma il loro futuro va affidato all'integrazione nei sistemi di difesa europei e non certo all'improbabile rincorsa di dotazioni militari che per scimmiottare le grandi potenze militari prosciugano le casse dello Stato».

Ma tra governo e l'ala "pacifista" del Pd c'è un altro problema che probabilmente ha contribuito a far arrabbiare Di Paola e riguarda proprio quelle missioni internazionali citate con tanto trasporto da Di Paola per giustificare l'acquisto degli F35. In un'interrogazione urgente al ministro, presentata dalla senatrice Silvana Amati e sottoscritta da Granaiola, Vita, Nerozzi, Della Seta e Ferrante, si chiede se «i velivoli italiani Amx dislocati in Afghanistan stanno effettuando operazioni di bombardamento, nonostante il loro schieramento fosse stato vincolato dal Parlamento esclusivamente ad attività di ricognizione e sorveglianza?»  L'interrogazione evidenzia che «secondo notizie apparse sulla stampa e confermate da più fonti,  i velivoli AMX dislocati nell'ambito del nostro contingente nel teatro afgano starebbero effettuando operazioni di bombardamento. Lo schieramento dei velivoli AMX in Afghanistan fu vincolato dal Parlamento ad attività  di aero-ricognizione e sorveglianza del territorio, al fine di garantire maggiore sicurezza ai contingenti che operano sul terreno. Chiediamo di sapere se quanto riportato dalla stampa corrisponda a verità  e, nell'eventualità  che siano state effettuate operazioni di bombardamento, nell'ambito di quale missione o per quale tipologia di operazione si sia fatto ricorso all'intervento aereo. Vorremmo inoltre sapere dal ministro se ritenga praticabile un tale uso della forza aerea senza una esplicita autorizzazione del Parlamento».

La notizia dei bombardamenti  è confermata dalla rete della società civile italiana "Afgana". «Secondo reiterate notizie di stampa che da oltre una settimana  riportano di intense  attività di bombardamento nella provincia afgana di  Farah  con i caccia  Amx in forza al contingente italiano e dopo le reiterate conferme da parte di ufficiali e  funzionari della Difesa, la rete della società civile italiana "Afgana" ritiene  inspiegabile e inaccettabile il silenzio che circonda la vicenda. A quanto ci risulta infatti,  nessuna forza politica ha finora preso ferma posizione o ha chiesto spiegazioni al ministro della Difesa e al governo stesso (evidentemente la rete non sapeva dell'interrogazione Pd, ndr) . Afgana chiede che questa attività cessi immediatamente e invita le forze politiche a esprimersi a riguardo. A nostro avviso quanto avviene è assai  grave in quanto l'attività di bombardamento è  in netto contrasto con i caveat finora adottati nel rispetto del mandato costituzionale:  appare come una decisione che, avendo completamente esautorato il parlamento italiano dalle sue prerogative, avrebbe, non si sa per quale via, concesso al titolare della Difesa di decidere di armare i caccia e di usarli  per bombardare, a quanto risulta, da almeno sei mesi.  Riteniamo  che decisioni di questo tipo, prese in totale solitudine  e senza alcun dibattito politico in parlamento, possano essere gravide di ricadute pericolose per l'immagine dell'Italia e la sicurezza stessa del contingente.  Ancor prima però, la nostra viva preoccupazione va alle possibili o potenziali vittime civili che, anche incidentalmente, possono essere causate da bombe del peso di 250 chilogrammi. Ci chiediamo anche se sia vera l'ipotesi che l'attuale titolare della Difesa aspiri a un posto di segretario generale della Nato, come riportato ieri da un organo di stampa, e quale sia la politica di un Paese che alla Conferenza dei donatori di Tokyo si è speso con vigore per i diritti delle donne e della società civile afgana e che, alla vigilia dell'uscita delle nostre truppe dal Paese, decide invece di mostrare i muscoli nel modo peggiore: armando i caccia». 

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