[17/07/2012] News

Giugno 2012 il mese pił caldo mai registrato al mondo: meno cibo e record italiano di incendi

Che quello appena trascorso sia stato un periodo eccezionalmente caldo lo abbiamo potuto constatare direttamente anche in Italia, ma la conferma scientifica viene dal Noaa (National oceanic and atmospheric administration): la temperatura media globale sulla Terra nel mese di giugno è stata la più elevata mai registrata, con un valore di ben 1,07 gradi celsius superiore alla media.

In Italia secondo i dati Isac Cnr,  il mese di giugno si è classificato al terzo posto tra i più caldi da 210 anni, facendo registrare un'anomalia di 2,57 gradi in più rispetto alla media. Coldiretti, che ha analizzato questi dati, spiega che gli effetti del clima rovente (e della siccità) si sono fatti sentire sui raccolti mondiali.

Ad esempio, minore produzione di cereali si registra sia negli Stati Uniti che nei "granai" europei di Ucraina e Russia. Ciò significa che per soddisfare la domanda è necessario accedere agli stock immagazzinati, e questo porterà ad un aumento dei prezzi delle materie prime.

Coldiretti poi sottolinea come la carenza di piogge e le alte temperature rendano i terreni secchi più vulnerabili agli incendi. In base ai dati del Corpo forestale dello Stato dal 1 gennaio al 30 giugno 2012 si sono registrati circa 2.500 incendi, con un aumento del 76% rispetto allo scorso anno ed è praticamente raddoppiata la superficie di bosco andata in fumo (+94%) per un totale di circa 6800 ettari colpiti ai quali si aggiungono altri 3200 ettari di superficie non boscata.

Gli eventi estremi si stanno senza dubbio rendendo più frequenti anche a causa dei cambiamenti climatici, come sostiene la stessa associazione degli agricoltori, e le ondate di caldo insieme alla carenza di piogge possono essere anche concause per lo scatenarsi di incendi. Ma visto che l'autocombustione è molto rara, la responsabilità principale per questa criticità è direttamente dell'uomo, attraverso azioni che spesso sono dolose.

Una conferma viene dall'incendio che da ieri sta distruggendo parte del Parco nazionale del Pollino. Il  presidente del parco, Domenico Pappaterra, parla senza dubbi di "mano dell'uomo": «Sono stati trovati inneschi in cinque punti diversi. La mia paura, avendo vissuto la drammatica stagione del 2007, è che siamo di fronte a un fenomeno simile, non vorrei che dal Parco del Pollino poi si propagasse ad altri parchi. Vanno ulteriormente inasprite le pene, altrimenti c'è gente che si diverte a distruggere il nostro patrimonio».

Il fronte del fuoco è già lungo un chilometro, da Monte Canino a Conca del Re, e sono stati distrutti parecchi ettari di macchia mediterranea. «Il rischio da evitare è quello che l'incendio arrivi alle vette, distruggendo i pini loricati che sono il nostro simbolo», ha aggiunto Pappaterra, che poi ha ammesso qualche problema nella tempestività dei soccorsi.

«Ce la stanno mettendo tutta, la zona è complicata, ma ieri c'è stato un oggettivo ritardo perché il fuoco è cominciato intorno alle 13 e il primo Canadair è arrivato verso le 18. Quando i Canadair arrivano verso quell'ora possono fare al massimo due, tre lanci, perché' poi con l'imbrunire non possono più agire e tutta questa notte il fuoco è rimasto lì a propagarsi. Stamattina i lanci sono ripresi ma quello che vedo è che è necessario un maggior coordinamento. Non so se la spending review ha portato dei tagli anche al nostro sistema della protezione civile, però è necessario che gli interventi siano più rapidi». Sono dichiarazioni che faranno scaturire qualche polemica, ma la verifica delle eventuali inadempienze nella filiera dei soccorsi deve essere certamente effettuata. 

Torna all'archivio