[17/07/2012] News

Quante asprezze ad un anno dalla primavera araba, ma non si torna indietro

A Monastir, in Tunisia, si è discusso del futuro del Social Forum Mondiale

Si chiude in queste ore la riunione del Consiglio Internazionale tenutasi a Monastir in Tunisia, dove si è discusso del futuro del Social Forum Mondiale a partire dall'appuntamento della prossima primavera proprio in questo Paese. L'incontro del Consiglio è venuto a valle di un evento internazionale preparatorio del Forum Sociale Mondiale 2013 iniziato il 12 luglio e che ha visto la partecipazione di numerose di quelle realtà che da anni animano le esperienze dei Social forum.

Al centro della discussione e delle attività è stata la primavera araba che dopo un anno mostra tutte le sue asprezze, del tutto scontate dopo una lunghissima stagione senza democrazia, in una delle aree più complesse del pianeta, e con grandi interessi internazionali e tanti giocatori in campo. Allo stesso tempo, lo scontro fra correnti culturali interne e differenti opzioni di futuro è del tutto evidente sia nelle complicate  transizioni democratiche così come nelle ribellioni e repressioni che continuano ad insanguinare il sud del Mediterraneo, e innanzitutto la Siria.

Ma sicuramente quello che anche in questi giorni si è respirato è che nonostante uno scenario in continuo mutamento, indietro non si tornerà, e l'avvenire di una regione cruciale dipenderà dai rapporti di forza nazionali, regionali e internazionali che le forze democratiche e quelle oscurantiste riusciranno a costruire e mettere in campo nella prossima fase. Le realtà di movimento qui presenti sono consapevoli che stare a guardare vorrebbe dire nei fatti favorire la vittoria degli avversari, dichiarando di volersi spendere con generosità a fianco di coloro che cercano di portare a casa il risultato di una rivolta popolare e nonviolenta iniziata lo scorso anno e che ha dato speranze di cambiamento a tutto il mondo.

Tra le tante avversità denunciate in questi giorni anche le responsabilità della Commissione Europea che sta cercando di imporre a tutti i paesi della sponda sud accordi di libero scambio approfonditi. E così dopo aver distrutto le economie familiari, di sussistenza e interne di molti paesi con gli accordi già firmati negli anni scorsi, contribuendo non poco a quell'aumento esponenziale di disoccupazione che ha fatto da scintilla alle rivolte, invece di cambiare atteggiamento persevera. Le forti opposizioni che giungono da parte di tutte le organizzazioni della società civile del Maghreb e Mashrek pongono innanzitutto un problema di legittimità democratica visto che Tunisia ed Egitto ancora sono nella fase transitoria, non hanno neppure le nuove costituzioni, e nessuno dovrebbe chiedere a istituzioni provvisorie di accettare provvedimenti che condizionerebbero pesantemente il futuro dei loro Paesi.

La società civile egiziana, d'altra parte, cerca interlocuzione con i parlamentari europei perché traducano in pratica le dichiarazioni che hanno sottoscritto, e facciano propria la proposta di una revisione del debito egiziano accumulato dal regime di Mubarak nei confronti dell'Europa. Parte di quel debito potrebbe essere dichiarato odioso o illegittimo, e dunque cancellato, liberando risorse per la ricostruzione sociale.

Di fronte al pericolo che i frutti delle rivolte vengano colti dalle forze religiose oscurantiste, l'impegno europeo a sostegno della democratizzazione dovrebbe essere considerato una priorità assoluta, non fosse altro perché ne va anche del nostro futuro, ma come qui si è sottolineato la politica di vicinato e' debole, riluttante e discriminatoria, mentre ci sarebbe bisogno di ricostruire una dimensione mediterranea non basata sulla leadership europea ma su una partnership reale e paritaria.

L'evento internazionale preparatorio del Forum Sociale Mondiale 2013 per la prima volta nel Maghreb condivisa regione mediterranea, ha visto riunirsi in rapida successione, il Consiglio Africano, il Comitato Maghreb-Mashrek, il Comitato Tunisino, e il Consiglio Internazionale. Sono state discusse le linee guida del Forum del prossimo anno che in qualche modo ripartirà dalle elaborazioni dell'ultimo Social Forum tenutosi a Dakar e avrà la dignità, i diritti, ma anche i processi di democrazia, libertà e partecipazione, come assi portanti. Ma si è parlato anche di questioni organizzative, del processo di preparazione e della mobilitazione. Anche se tantissime parole si sono dedicate all'allargamento, si capisce che anche nel movimento il processo di partecipazione democratica, della non creazione di luoghi decisionali troppo stretti, non si può considerare concluso.

A Monastir per l'occasione è anche arrivata Boat4People, quest'anno ospitata da Goletta Verde che partita dal Meeting Antirazzista di Cecina, organizzato dall'Arci, sta concludendo il suo viaggio a Lampedusa. Il giorno dell'arrivo qui è stato dedicato al tema dei migranti, dei rifugiati e degli scomparsi in mare. Un viaggio al contrario sulla rotta dei migranti, come percorso di avvicinamento al Forum Sociale Mondiale in Tunisia nel 2013. Porre fine ai crimini commessi dagli Stati, compreso quello italiano, contro i migranti che provano ad attraversare il Mediterraneo.

Costruire una rete di marinai, pescatori e diportisti che operi come sistema di allerta "militante" per accelerare i soccorsi e colpire gli abusi in alto mare, sono stati gli obiettivi della Goletta Verde Boats4People, che ha imbarcato lungo la rotta attivisti, giornalisti e parlamentari.

Lo scorso anno sono morte almeno 1500 persone, e chi si è salvato è stato deportato, imprigionato, respinto con il sostegno da parte delle autorità di transizione del Nord Africa che non è mai venuto meno. La richiesta a loro, dopo la Primavera araba, è di segnare una discontinuità con i loro predecessori e di rompere questi accordi. Chiedendo d'altro canto, all'Europa, di fermare le politiche di respingimento indiscriminato e di smettere di perseguitare chi soccorre i naufraghi. Per questo Goletta verde Oloferne, protagonista di importanti battaglie per la salvaguardia dell'ecosistema italiano si è prestata con entusiasmo a sostenere questa missione, hanno spiegato i responsabili dell'associazione ambientalista, perché i cambiamenti climatici sono stati e saranno sempre più nel futuro causa di migrazioni. Secondo gli ultimi rapporti sui cosiddetti ‘profughi ambientali' sono 6 milioni le persone costrette ogni anno a lasciare la propria casa e per disastri connessi. Nel 2050 saranno, si calcola, tra 200 e 250 milioni. E' evidente, dunque, che le politiche migratorie attuate fino ad oggi anche dall'Italia sono miopi e per questo la rete di Boats4people sperimenta un sistema solidale per affrontare le emergenze umanitarie contando sulla responsabilità di chiunque si trovi in mare.

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