[16/07/2012] News

Gli iraniani: ĞIl governo Monti vuole andare in guerra in Maliğ

Secondo Irib, la radio internazionale ufficiale della Repubblica Islamica dell'Iran, «Il governo Monti prepara un'altra guerra umanitaria questa volta nel lontano paese africano del Mali».
Per suffragare questa tesi l'agenzia iraniana utilizza quanto detto in un'intervista al un'intervista al Corriere della Sera dal nostro ministro per la cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi (non proprio un guerrafondaio): «Abbiamo un nuovo Afghanistan che sta per esploderci sotto i piedi con l'islamizzazione del Mali». Secondo gli iraniani l'esponente della Comunità di Sant'Egidio «Usa termini come "cooperazione" e "stabilità'" per giustificare un'eventuale prossimo intervento militare del Belpaese in Africa».

In effetti Riccardi ha detto: «La cooperazione non è un lusso. Un Paese che si proietta nella globalizzazione deve fare cooperazione, che non è solo solidarietà ma anche connessione robusta del sistema Italia con gli altri». Irib ha fatto subito il parallelo con le tentazioni di intervenire in Mali per fermare l'avanzata delle milizie islamiche che ormai hanno scacciato da tutte le città dell'Azawad (il nord-est del Paese) le truppe tuareg "laiche" ed indipendentiste, tornate dalla Libia dopo la fine del regime di Gheddafi.

Irib non ha dubbi: «Ovviamente il ministro Riccardi per la "Cooperazione internazionale" intende dar una mano alla Francia di Hollande già impegnata in piani a dir poco coloniali nel Paese africano dove lo scorso marzo si è verificato un golpe militare in funzione antidemocratica sostenuto da Paesi occidentali. Lo scorso 12 luglio, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha definito "probabile" lanciare "un intervento militare da parte di potenze straniere per mettere fine alla situazione di anarchia in Mali, dove forze legate ad al Qaeda controllano vaste fasce di territorio"».

A parte il fatto che non risulta che i Paesi occidentali abbiano appoggiato il confusionario golpe in Mali che ha aperto le porte alla divisione del Paese, semmai la situazione è frutto di un altro intervento armato, quello in Libia, che gli iraniani non hanno condannato più di tanto, visto che serviva a far fuori un loro nemico storico: l'apostata infedele Gheddafi... Anche le parole di Fabius sono state interpretate più che come l'annuncio dio un imminente intervento diretto europeo contro le milizie fondamentaliste, come un richiamo alla Communaute Economique des Etats de l'Afrique de l'Ouest (Cedeao) a porre fine alla sequela di ultimatum e ad intervenire in Mali (sicuramente appoggiata e sostenuta con armi e finanziamenti dall'Occidente).

Ma gli iraniani scambiano le parole di Riccardi, che conferma che il Sahel è «Una delle zone prioritarie di intervento italiano» per un annuncio di intervento militare italiano. Infatti, secondo Irib, il nostro ministro, fondatore della Comunità di Sant'Egidio che ha una lunga storia personale ed associativa di accordi e mediazioni nelle situazioni di guerra più terribili, avrebbe detto queste cose «Non perché'lì ci sono almeno 18 milioni di persone che stanno morendo della fame ma perché da lì passano le rotte del traffico di armi e uomini e perché lì il nord del Mali "rischia di essere il nuovo Afghanistan con la presa di controllo da parte degli islamici legati ad al-Qaeda"».

Poi forzando non poco Irib conclude: «Ma questa frase, "fare la guerra in nome della lotta al terrorismo", non vi suona familiare?!». Evidentemente gli iraniani guardano al Mali con gli occhi di casa propria e questo fa loro dimenticare anche quel che stanno combinando gli estremisti sunniti, ispirati (e probabilmente finanziati) dal waabismo dei loro "nemici" sauditi, ai luoghi santi in Mali, distruggendo con la loro furia iconoclasta vestigia islamiche che anche gli sciiti considererebbero intoccabili.

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