[12/07/2012] News

Nucleare, Ispra dopo gli stress test: «Mai abbassare l'attenzione sulla sicurezza»

Bonelli (Verdi): «Ora referendum europeo sull’atomo»

Oggi l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha organizzato a Roma un seminario internazionale sui risultati degli stress test sulle centrali nucleari europee avviati dopo il disastro di Fukushima Daiichi e ne è venuto  fuori che, in generale, «tutti i Paesi partecipanti hanno fatto significativi passi avanti per migliorare la sicurezza dei loro impianti, con vari gradi di realizzazione pratica. A dispetto delle differenze negli approcci nazionali, è emersa una sostanziale consistenza circa l'identificazione dei punti di forza e di debolezza dei vari impianti e del modo di rafforzarne la robustezza alla luce della lezione di Fukushima, ma soprattutto la consapevolezza, oggi condivisa tra tutti i partecipanti, che l'attenzione sulla sicurezza nucleare non può essere mai abbassata e che lo sviluppo dei criteri e delle difese deve essere perseguito costantemente e con continuità».

L'Italia pur non avendo centrali nucleari in funzione, ha partecipato concentrandosi sui Paesi limitrofi che hanno centrali nucleari attive, con i potenziali pericoli che questo comporta. L'Ispra spiega che «Al di là delle Alpi ci sono a Nord Ovest la Francia (con 58 unità), a Nord la Svizzera (5 unità) e a Nord Est la Slovenia (1 sola unità). Le distanze minime dal confine italiano sono dell'ordine dei 100-200 km (ricordiamo che si tratta dell'ordine di grandezza della distanza di Fukushima Dai-chi da Tokio), non particolarmente ridotte ma tali da poter creare problemi, anche seri, nel caso si realizzasse la sfortunata concomitanza di un incidente grave e di una condizione meteorologica sfavorevole». 

Gli stress test  sono stati coordinati dall'European nuclear aafety regulators group, con il supporto della Western european nuclear regulators' association) in tutti i 15 paesi dell'Unione Europea che hanno impianti nucleari in esercizio più Svizzera ed Ucraina. Ecco cosa è emerso secondo l'Ispra per i Paesi più vicini all'Italia:

Francia. Con 58 unità in esercizio, distribuite su 19 siti differenti, la Francia ha accumulato una esperienza di 1.500 reattori´anno, che è oggi patrimonio della comunità internazionale. Nell'ambito della difesa da allagamenti, così come dal terremoto, ulteriori raccomandazioni sono state avanzate dall'Asn (Autorità di sicurezza francese) verso gli esercenti, in modo da far tesoro dell'esperienza conseguente all'evento di Fukushima. In particolare si è raccomandato di analizzare le conseguenze del terremoto su tutte quelle parti d'impianto non classificate dal punto di vista sismico, il cui utilizzo potrebbe tuttavia risultare indispensabile in una situazione degradata. Si è anche raccomandato di prendere provvedimenti appropriati nei casi in cui il terremoto provocasse danni all'esterno dell'impianto, potenzialmente capaci di esporlo a rischi ulteriori (per esempio allagamenti causati dal crollo di una diga). In accordo con il principio della difesa in profondità,  si è anche voluto indagare quale fosse la capacità degli impianti di far fronte a danni implicanti la perdita totale dell'alimentazione elettrica (esterna e interna) o la perdita del pozzo ultimo di calore, indipendentemente dalla capacità degli eventi esterni di produrre o meno tali danni. Da questo punto di vista, quello da cui ci si vuole salvaguardare è la possibile perdita di raffreddamento del nocciolo del reattore con le conseguenze viste per l'incidente di Fukushima (danneggiamento del nocciolo ed eventi successivi). Si è pertanto ritenuto necessario da parte dell'Asn, sulla base di quanto proposto dagli Operatori (Edf), mettere in atto, con sollecitudine, provvedimenti concreti che si possono riassumere nello sforzo di aumentare - per quanto possibile - il tempo disponibile per una reazione appropriata (generatori d'emergenza e sistemi di pompaggio, aggiuntivi e a prova di eventi esterni, disponibilità di acqua e combustibile per tempi più lunghi di quelli attualmente previsti, rinforzo, a prova di eventi esterni, dei relativi serbatoi di stoccaggio), e di costituire una capacità di reazione basata sulla realizzazione di un hardened safety core presso gli impianti (una zona dell'impianto a prova di eventi esterni in cui siano disponibili mezzi d'intervento e un'organizzazione adeguata) e sull'istituzione di una Farn (Nuclear Rapid Response Force) disponibile a intervenire, con mezzi appropriati, entro 24 ore in ciascun sito.

Svizzera. Per gli impianti svizzeri (il più vicino all'Italia è quello di Muehleberg, un Bwr da 320 MW, in esercizio dal 71, a 98 km dal confine italiano), è già in via di completamento la  realizzazione di un deposito a prova di eventi esterni in cui avere disponibili parti di ricambio e attrezzature che possono rivelarsi decisive in caso di incidente grave.  Attualmente la legislazione svizzera richiede che la valutazione del rischio ad eventi esterni sia effettuata in termini probabilistici  assicurando un rischio non superiore a 10-4 eventi / anno.(va ricordato che la Svizzera ha deciso di uscire gradualmente dal nucleare)

Slovenia. L'impianto di Krsko è relativamente di piccola taglia (600 MWe). La zona in cui sorge l'impianto è il bacino della Sava, il grande fiume che s'incontra col Danubio a Belgrado. Si tratta di una zona, a circa 130 km dal confine italiano, dove allagamenti non sono impossibili e i terremoti si fanno sentire. L'impianto, data la sua collocazione oltre cortina (sebbene sia un pressurizzato modello Westinghouse) ha già ricevuto l'attenzione della Commissione Europea, che attraverso i progetti Phare, vera e propria porta d'ingresso verso l'Unione, ne ha vagliato con cura la rispondenza ai requisiti occidentali. Un lavoro questo che ha reso disponibili in anticipo dati estremamente utili per gli stress test, consentendo all'esercente di effettuare valutazioni di capacità ultima utilizzando dati già disponibili.Attualmente, le valutazioni effettuate indicano che i margini esistenti nella progettazione rispetto al sisma consentono di far fronte ad una accelerazione al suolo di 0,8 g senza danneggiamento per il nocciolo. (Quest'ultimo valore di accelerazione è stimato corrispondere ad una frequenza medi annua di 1 evento ogni 50.000 anni).

Il presidente dei  Verdi, Angelo Bonelli, parte dai dati forniti dall'Ispra per dire che «è ormai evidente che è sempre più urgente un referendum europeo sul nucleare. E' necessario che sull'uso di una fonte energetica pericolosa e antieconomica come l'energia atomica decidano i cittadini. Al referendum italiano sono stati 27 milioni gli italiani che hanno detto "No" con il referendum al ritorno del nucleare. I dati dell'Ispra confermano che, in caso d'incidente ad una centrale vicina ai nostri confini, il nostro Paese subirebbe danni devastanti. Per questo è necessario che per il si affermi in Europa un principio di precauzione nei confronti degli impianti atomici. Il rischio nucleare rappresenta uno spread ambientale ed un'ipoteca sul futuro delle generazioni attuali e di quelle che verranno. Negli ultimi mesi l'Europa si sta confrontando con la crisi del debito sovrano: a questo punto è necessario che le istituzioni ambientali si confrontino anche con il debito ambientale e di sicurezza che il nucleare pone agli stati europei».

Torna all'archivio