[12/07/2012] News

Resilienza e morte delle paludi salate della Louisiana

Come la marea nera della Deepwater Horizon ha danneggiato la fascia costiera

Un team di ricercatori dell'università della Florida e olandesi dell'istituto reale di ricerca marina (Nioz) e dell'università di Groningen hanno pubblicato su Pnas lo studio "Degradation and resilience in Louisiana salt marshes after the BP-Deepwater Horizon oil spill". Nella ricerca viene sottolineato che sottolineano «più di 2 anni sono passati dalla fuoriuscita di petrolio della Deepwater Horizon della Bp fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, ma abbiamo ancora una scarsa conoscenza dei suoi impatti ecologici. Esaminare gli effetti di questa fuoriuscita di petrolio produce la tanto necessaria comprensione di come gli habitat del litorale e i servizi ecologici che forniscono preziosi (ad esempio, la protezione costiera) siano stati colpiti e come recuperino da questo disturbo su vasta scala».

La ricerca evidenzia che dopo la marea nera della Deepwater Horizon ci sono stati sia un rapido recupero delle paludi saline, che hanno dimostrato un'alta resilienza, sia la perdita permanente di zone umide. «Osservazioni sul campo, manipolazioni sperimentali e modellazioni della propagazione d'onda rivelano che la copertura di petrolio è stata principalmente concentrata sul bordo verso il mare delle paludi, ci sono stati livelli di copertura di petrolio che sono stati associati con la severità dei danni alle paludi salate, con un pesante "oiling" che ha portato alla mortalità delle piante; la morte delle piante provocata dal petrolio sui bordi di queste paludi ha più che raddoppiato i tassi di erosione del litorale, con un ulteriore perdita del fronte della piattaforma delle paludi che rischia di essere permanente», spiegano i ricercatori su Pnas. E se dopo 18 mesi le erbe palustri avevano ampiamente recuperato nelle aree precedentemente contaminate, gli i elevati tassi di ritiro del litorale osservati nei siti interessati dal petrolio sono scesi al di sotto dei livelli di riferimento nei siti di palude».

 Lo studio evidenzia, inoltre, che «la pesante copertura di petrolio sulla linea costiera delle paludi della Louisiana, che già sperimenta un ritiro a causa delle intense attività umane, ha indotto un   feedback geomorfologico  che ha amplificato questa erosione, limitando così il recupero della vegetazione altrimenti resiliente Questo evidenzia quindi la maggiore vulnerabilità delle paludi già degradate per la pesante copertura di petrolio e fornisce un chiaro esempio di come diversi fattori di stress indotti dall'uomo possono interagire per accelerare il declino degli ecosistemi».

L'erosione è causata da  una combinazione di "compattazione" della palude e di contaminazione acuta da petrolio. La vegetazione palustre è in gran parte resistente alle correnti ed alle onde. Le piante rompono le onde e rallentano la corrente, così l'acqua non può fluire liberamente tra steli e tronchi ed i  sedimenti si depositano nelle aree protette della zona con vegetazione. In questo modo, le paludi crescono e stanno al passo con l'aumento del  livello del mare. Caratteristiche che si sono rivelate efficaci anche per proteggere le paludi dalla marea nera della Deepwater Horizon. Una quantità considerevole del  greggio fuoriuscito dal disastro della Bp è arrivato a terra ed ha invaso le paludi, ma gran parte è stato bloccato dalle piante che crescono sui primi dieci a venti metri della fascia costiera. Il resto delle paludi era quindi in gran parte protetta dall'inquinamento, ma sui bordi dove il petrolio ha ricoperto tutto, la maggior parte delle piante sono morte. Le radici delle piante palustri mantengono il sedimento e quindi proteggono la palude contro l'erosione dalle correnti e dalle onde. Quando le piante muoiono la palude non è più protetta. Gli scienziati olandesi  e statunitensi hanno scoperto che i bordi delle paludi si erodono più velocemente dopo il disastro  della Deepwater Horizon e che questa prima fascia protettiva delle paludi è andata perduta definitivamente L'università della Florida evidenzia che «c'è solo una piccola fluttuazione di marea e lo strato di sedimento è troppo basso dopo l'erosione per consentire la crescita di nuova vegetazione. L'aumento relativo del livello del mare in questa zona, che è causato dalla compattazione palude, aumenta le pressioni sulla vegetazione palustre. L'inquinamento da idrocarburi aumenta tutto questo e provoca una perdita più grande e permanente della vegetazione sui bordi delle paludi. Questo potrebbe verificarsi più spesso in futuro. I cambiamenti climatici e le attività umane aumentano la vulnerabilità dell'ecosistema costiero, in modo che diventa più difficile far fronte a ulteriori minacce, che possono causare perdite naturali».

Johan van de Koppel, il ricercatore del  Nioz a capo del progetto di  ricerca spiega: «Abbiamo già studiato l'erosione ai bordi delle saline olandesi. Qui l'erosione è un processo ciclico. La vegetazione trattiene i sedimenti, le paludi aumentano e fremano ripidi bordi che vengono erose dalle onde. Sul fronte del bordo  germoglia  nuova vegetazione e questo è l'inizio di un nuovo ciclo di crescita e decadimento. Il principio è lo stesso nelle saline americane, ma le circostanze sono diverse a causa della compattazione delle paludi salate. E' rimarchevole che la minaccia supplementare della fuoriuscita di petrolio abbia immediatamente provocato una perdita delle paludi salate. Potrebbe darsi che anche la costa olandese diventi più vulnerabile mentre il livello del mare si alza». 

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