[10/07/2012] News toscana

Post-alluvione Magra: gli interventi sul fiume non convincono

Della Seta e Ferrante interrogano il ministro Clini

La gestione del territorio e degli ambiti fluviali nel post-alluvione del Magra sono finiti in Parlamento: i senatori Francesco Ferrante e Roberto della Seta nei giorni scorsi hanno presentato un interrogazione al ministro dell'Ambiente Corrado Clini.

La furia delle acque che il 25 ottobre 2011 ha devastato la valle del Magra e le Cinque Terre, provocando perdite di vite umane e danni materiali per milioni di euro, ha lasciato sul territorio detriti, e alberi trascinati in alveo dalla piena, che giustamente nei giorni successivi all'evento sono stati rimossi. Un nuovo evento li avrebbe trascinati a valle con il rischio di occlusione della luce dei ponti e nuove esondazioni.

«A questo intervento di somma urgenza ne è seguito un altro, ben più esteso e discutibile - hanno sottolineato Della Seta e Ferrante - di taglio di vegetazione viva sul Magra toscano (da Pontremoli ad Aulla) e sui suoi affluenti. Analogo intervento di devegetazione spinta è stato attuato sul Magra ligure e lungo l'intero corso del Vara, suo principale affluente. Sempre al fine dichiarato di ridurre il rischio alluvionale, sono state effettuate risagomature e rimozione di depositi di sedimenti sul Magra toscano, mentre su quello ligure e sul Vara è in progetto un analogo intervento in grande stile, ricorrendo al meccanismo di "compensazione", cedendo cioè gli inerti alle ditte esecutrici, forse per risparmiare il costo dei lavori. Sono comunque interventi in contrasto con il piano di bacino e in spregio alle aree naturali protette ed ai siti d'interesse comunitario per la biodiversità».

In effetti si parla tanto di pianificazione integrata e partecipata ma in Toscana come in Liguria si stanno eseguendo interventi in alveo senza richiedere il parere all'Autorità di bacino del Magra (che non è un Comitato locale ma un ente delle istituzioni), in contrasto con lo stesso Piano di bacino. Le norme del Piano di assetto idrogeologico (Pai) infatti, con una visione organica e di sinergia tra diversi obiettivi (protezione alluvioni e frane, miglioramento stato ecologico, riequilibrio dei sedimenti, prevenzione delle crisi idriche), promuovono le fasce di vegetazione riparia e vietano il taglio a raso della vegetazione in alveo, consentendo, in determinate situazioni, solo tagli selettivi di ringiovanimento.

Pongono inoltre forti limitazioni alla rimozione di sedimenti condizionandola, laddove indispensabile, alla movimentazione, cioè al loro trasferimento in tratti incisi o, in subordine, nel litorale, al fine di attenuarne l'erosione. Inoltre lo studio per la gestione dei sedimenti, al fine di raggiungere il riequilibrio morfologico, si pone l'obiettivo di recuperare il deficit solido dei numerosi tratti di alveo incisi, favorendone perciò il reinnalzamento. Anche il Magra come del resto la maggior parte dei fiumi italiani è inciso e non sono segnalati i cosiddetti sovralluvionamenti.

«Ancora più grave - hanno aggiunto Della Seta e Ferrante - è che gli interventi sarebbero stati eseguiti senza richiedere il parere dei comitati di gestione delle 2 aree naturali protette d'interesse locale ed in spregio ai regolamenti vigenti e adottati dai 7 Consigli comunali interessati che, oltre a far proprie le norme dell'Autorità di bacino, applicano divieti e prescrizioni ancor più restrittivi per la tutela della vegetazione e vietano l'alterazione dell'alveo. Tutto questo sarebbe stato messo in pratica dichiarando pretestuosamente la somma urgenza, ingiustificabile a 5 mesi dall'alluvione (come osservato anche dalla Corte dei conti), con il tentativo di eludere le norme vigenti».

Del resto i presidenti delle regioni e anche il ministro (per conoscenza) sono stati allertati da Legambiente con una lettera inviata dal presidente nazionale Cogliati Dezza (che risale al novembre scorso) in cui si evidenziava quanto fossero scellerate le richieste che venivano dalle amministrazioni locali del bacino del Magra. La stessa associazione ambientalista a più riprese ha dimostrato scientificamente come interventi sulla vegetazione e sui sedimenti possono produrre effetti controproducenti che, al di là delle buone intenzioni, possono condurre in realtà all'aumento dello stesso rischio idraulico e come questi due aspetti non abbiano avuto rilievo nell'alluvione del Magra (le luci dei ponti sono molto ampie e gli alberi provenivano da frane dei versanti e non dall'alveo). 

A fronte di questo quadro Ferrante e Della Seta chiedono al ministro Clini se «sia a conoscenza dei fatti esposti e dei motivi per cui da anni le attività, le indicazioni e le condizioni espresse dall'Autorità di bacino e dalle aree naturali protette di interesse locale del fiume Magra non sono prese in considerazione o sono di fatto vanificate da interventi che non rispettano la pianificazione, norme e obiettivi vigenti di difesa del suolo e conservazione dell'ambiente e del paesaggio; se non intenda urgentemente verificare se le procedure adottate dagli enti preposti siano corrette, in termini di dichiarazione di somma urgenza, rispetto delle norme dell'Autorità di bacino, delle aree naturali protette di interesse locale del fiume Magra e delle direttive europee sulla tutela della biodiversità».

Questa situazione si inserisce in un contesto di governo del territorio in cui è necessario compiere un passaggio prevalentemente culturale che porti dalla "messa in sicurezza" alla "riduzione del rischio" attraverso la restituzione di spazio ai fiumi, il divieto di edificazione in aree inondabili, la delocalizzazione degli insediamenti in esse esistenti, e l'abbandono di uno sviluppo urbanistico che è il vero "colpevole" di molti disastri ma che troppo spesso non viene inserito nemmeno tra gli "indiziati"

 

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