[10/07/2012] News

Commissione europea: ancora problemi per il raggiungimento di un equilibrio sostenibile tra la capacità e possibilità di pesca

"La capacità della flotta resta uno dei principali ostacoli al conseguimento di una pesca
sostenibile e costituisce uno degli aspetti che la Commissione intende trattare nella sua proposta di
riforma della politica comune della pesca". Lo afferma la stessa Commissione europea nella sua
relazione sugli sforzi compiuti dagli Stati membri nel 2010 per il raggiungimento di un equilibrio
sostenibile tra la capacità e le possibilità di pesca. La relazione - trasmessa al Consiglio e al
Parlamento europeo - è la sintesi delle relazioni annuali degli Stati membri sugli sforzi compiuti
nell'anno precedente. Esse, infatti, presentano in modo succinto la valutazione statale dell'equilibrio
fra le dimensioni della flotta nazionale e le risorse a essa assegnate. Tali relazioni statali però hanno
un'utilità limitata. La Corte dei conti, infatti, è giunta alla conclusione che le norme di rendicontazione
imposte agli Stati membri sono inadeguate e poco chiare e che da ciò derivano l'insufficienza e
l'inadeguatezza della maggior parte delle relazioni presentate, con la conseguente impossibilità di
trarre conclusioni circa la sovraccapacità di pesca.

Nella relazione dell'Italia si rileva che il
valore medio per l'insieme della flotta è solo del 54%, benché i pescherecci con reti da traino, quelli
con sfogliare e quelli con reti a circuizione presentino valori superiori al 70%. Gli indicatori economici
presentano valori negativi per i pescherecci con reti da traino e con reti a circuizione di dimensioni
maggiori. L'equilibrio tra la capacità della flotta e le possibilità di pesca si è globalmente degradato
nel corso del 2010. E nel 2010 la capacità della flotta italiana si è ridotta di circa il 4% in termini di
stazza e del 3,2% in termini di potenza, mentre il numero delle navi è sceso solo dello 0,5%.


In generale, la scheda dei dati per il 2010 contenuta nella relazione della Commissione indica
che le riduzioni di capacità realizzate nel corso dell'anno (3,6% in termini di stazza e 2% in termini di
potenza) sono in linea con quelle degli anni precedenti, benché emerga una lieve accelerazione
dell'adeguamento della capacità in termini di stazza.

La capacità smantellata mediante aiuti
pubblici nel 2010 è stata inferiore a quella del 2009 e si è concentrata in pochi Stati membri. La
Spagna, l'Italia e la Francia rappresentano circa l'80% della stazza totale. Tale stazza ritirata
mediante aiuti pubblici corrisponde a circa il 50% della riduzione di stazza netta registrata nel corso
dell'anno.

La difficoltà di verificare l'esattezza della potenza motrice dichiarata costituisce
una carenza del sistema di gestione. Un problema che non riguarda solo la Danimarca, che lo ha
menzionato nella sua relazione, ma interessa anche altri Stati membri.

Ancora una volta, i
dati relativi alla riduzione nominale della flotta forniscono poche indicazioni sul vero problema
dell'eccesso di capacità: il fatto che i parametri fissi (come la stazza e la potenza) non consentano di
rilevare il progresso tecnico, nonché le difficoltà pratiche connesse alla misurazione della potenza
motrice, rendono in pratica quasi privo di senso il rispetto formale dei limiti di capacità.

La
relazione economica annuale per il 2009 ha rivelato che un numero significativo di pescherecci - la
maggior parte dei quali di piccole dimensioni - non esercita alcuna attività di pesca. Benché
l'inattività delle navi possa essere dovuta a vari motivi di ordine tecnico, economico e sociale, un
basso livello di attività, associato a una pressione di pesca eccessiva su alcuni stock e a scarsi
risultati economici, indica che l'eccesso di capacità resta uno dei principali ostacoli per giungere a
una pesca sostenibile. Per questo la Commissione sostiene che occorra adottare un approccio
coerente su come tener conto della capacità delle navi inattive perché ciò potrebbe condurre a
conclusioni diverse circa l'esistenza di un eccesso di capacità. Quindi, dato che molte navi inattive
sono più o meno "pronte alla pesca", esse andrebbero prese in considerazione per ottenere un
quadro completo della sovraccapacità.

La sopravvivenza di alcuni segmenti della flotta
dipende dalla disponibilità di sovvenzioni e ciò costituisce un altro segnale di una possibile
sovraccapacità economica. A tale proposito vari Stati membri hanno sostenuto che una ridotta
capacità contribuirebbe a migliorare la sostenibilità biologica ed economica di alcune attività di
pesca. La riduzione della capacità di pesca, con o senza l'uso di fondi pubblici, è di competenza degli
Stati membri interessati. Gli adeguamenti di capacità, però non dipendono unicamente dalle misure
adottate dalle amministrazioni statali, ma anche dalla volontà del settore di ridurre la capacità di
pesca. Al ritmo con cui procede attualmente la riduzione della capacità, che è almeno in parte
compensata dal progresso tecnologico, non sarà facile eliminare l'eccesso di capacità a breve
termine se non interverranno cambiamenti nell'attuale politica. Per questo la Commissione mette in
questione la necessità e l'efficacia delle riduzioni di capacità finanziate con fondi pubblici. Anche la
Corte dei conti ha concluso nella sua relazione che le misure attualmente in vigore non hanno avuto
i risultati auspicati e che occorre adottare un nuovo approccio al problema o migliorare l'applicazione
delle misure esistenti. Anche perché l'utilizzo di indicatori meglio definiti, le attuali limitazioni di
capacità non si sono rivelate efficaci nel combattere l'eccesso di capacità.

Torna all'archivio