[05/07/2012] News

Formare l'informazione per guidare il cambiamento

Per difenderci dal dilagare del populismo, il ruolo dei media rappresenta una chiave di volta. In una fase di grande difficoltà economica, sociale e occupazionale portata dalla crisi finanziaria globale, chi vuol fare del populismo trova infatti terreno fertile, e l'Unione Europea, in Italia e in altri Paesi del gruppo dei 27, rappresenta un facile obiettivo a cui mirare: «Ecco perché quello della comunicazione, in Europa, è effettivamente un problema. Le istituzioni europee hanno bisogno di antenne sul territorio».

Giovanna Colombini, assessore labronico alla Promozione dei saperi e delle relazioni internazionali, introduce l'incontro con l'addetto stampa della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Anguel Konstantinov Beremliysky, protagonista a Livorno dell'info day "Comunicare l'Europa: tra crisi economica e politiche euromediterranee".

«L'Europa è entrata prepotentemente nella vita quotidiana e nelle cronache: solo fino a pochi anni fa questo non era pensabile - osserva Beremliysky - La crisi che continua senza sosta dal 2008 ha fatto capire molte cose all'opinione pubblica ed ai media. C'è una maggiore consapevolezza di interdipendenza: quando mai i media italiani avrebbero dato tutta questa importanza alle elezioni in Grecia, ad esempio? I giornalisti, che contribuiscono a formare l'opinione pubblica, hanno dunque bisogno di attrezzarsi alla necessità di raccontare l'Europa, un problema di nuovi termini e conoscenze nei confronti di un contesto istituzionale molto difficile da interpretare».

Non è un caso se è stato concesso ai media l'appellativo di Quarto potere, e greenreport.it insiste da sempre sulla necessaria presenza diffusa di portatori sani d'informazione. La loro veste, in quanto formatori d'opinione, è infatti particolarmente importante quando nella storia spira un vento di cambiamento che ancora turbina senza sapere in che direzione puntare. Già Seneca affermava che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sappia dove vuole andare, ma se la vela dell'opinione pubblica non è formata per cogliere i refoli del cambiamento tutta la barca è destinata a subire i capricci delle correnti.

Si capisce dunque la particolare rilevanza per la tenuta dell'Unione Europea di un'informazione consapevole: vale qui il paragone con l'implementazione di un nuovo e sostenibile modello di sviluppo. Non solo la dimensione europea è il minimo comune multiplo sul quale fare leva per un tale obiettivo, ma entrambi i progetti basano la loro realizzazione su un cambiamento culturale da elaborare, un tavolo al quale comunicatori e comunicanti siedono in un ruolo di primo piano.

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