[03/07/2012] News

Il “Dilbit” minaccia l’ambiente e le riserve idriche Usa

Gli statunitensi devono imparare alla svelta una nuova parola:"Dilbit", abbreviazione di bitume diluito, una miscela di tar sands crude (bitume) e prodotti chimici liquidi pericolosi come il benzene, un diluente utilizzato per fare in modo che il greggio possa essere convogliata alle raffinerie. La lunga e dettagliata inchiesta "The Dilbit Disaster: Inside The Biggest Oil Spill You've Never Heard Of" pubblicata su Inside Climate News rivela che c'è molto "Dilbit" che scorre negli Usa, attraversando il territorio di comunità completamente ignare della sua esistenza.

Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista statunitense, dice che gli Usa importano circa mezzo milione di barili al giorno di bitume dalle sabbie bituminose del Canada e se i sostenitori della condotta Keystone XL ottenessero il permesso a realizzarla, potrebbero triplicare fino a 1,5 milioni di  barili al giorno. Un vero e proprio  incubo per le comunità vicine a dove passerebbe il gigantesco oleodotto.

L'inchiesta si occupa delle complicate bonifiche di sversamenti di greggio delle sabbie bituminose della quale la maggioranza degli americani non ha mai sentito  parlare, come la rottura di un  oleodotto nel sud-ovest del Michigan che nel 2010 inquinò con  un milione di galloni di dilbit fouling un corso d'acqua locale vicino al fiume Kalamazoo, dove i residenti, dopo due anni, stanno ancora raccogliendo grumi di catrame.

L'inchiesta di Inside Climate News è molto dettagliata e spiega come e perché avvengono gli incidenti e come i gestori degli oleodotti intervengano o meno. Comunque il risultato è che «il dilbit rappresenta una doppia minaccia per l'ambiente e la salute pubblica». Ma il rapporto sottolinea anche quale sia l'importanza di avere un'"Environmental protection agency" in grado di intervenire sulle crisi  e non l'agenzia senza poteri che vorrebbero i repubblicani e le Big Oil.

Il bitume diluito, invece di rimanere sulla superficie dell'acqua, come fa il greggio più convenzionale, affonda gradualmente sul fondo del fiume, dove le normali tecniche e attrezzature per la di bonifica sono di scarsa utilità. Intanto il benzene e le altre sostanze chimiche aggiunte per liquefare il bitume evaporano nell'aria. Inside Climate News  ha cercato di capire dai funzionari locali e federali quali sono le misure preventive messe in atto, ma dopo più di una settimana dallo sversamento di Kalamazoo ha scoperto che i regolamenti federali non obbligano i funzionari pubblici a divulgare notizie sul trasporto di dilbit e di petrolio non convenzionale nella condotta 6B e la Enbridge che gestisce l'oleodotto non ha nessuna intenzione  di  farlo volontariamente.  

Chi parla è invece Mark Durno, un funzionario Epa che ha lavorato alla bonifica a Marshall: «Il petrolio  sommerso è quel che rende questa cosa  unica anche rispetto alla situazione Golfo del Messico. Sì, era enorme, ma sapevano con quale bestia avevano a che fare. Questa esperienza è stata nuova per noi. Sarebbe stato nuova di zecca per chiunque negli Stati Uniti».

Ma i risultati dell'inchiesta diventano scioccanti quando passa ad esaminare iol livello di sicurezza degli oleodotti statunitensi:  «Quando la corrosione arriva al di sopra di una certa soglia, la Phmsa (la Pipeline and hazardous materials safety administration del dipartimento dei trasporti Usa, ndr) richiede che venga riparata entro 180 giorni. Ma le regole sono flessibili, e le aziende possono facilmente negoziare più tempo. I registri dimostrano che la 6B ha avuto una storia di problemi di corrosione. Nel 2008 la Enbridge aveva identificato 140 difetti di corrosione sulla 6B, tanto gravi da rientrare nella categoria dei 180 giorni. Ma la società ne ha riparato solo 26 durante quel periodo. Nel 2009, la Enbridge auto-riportato una serie separata di 250 difetti alla  Pn hmsa. La società ne ha riparato solo 35 entro 180 giorni. Invece di affrontare immediatamente i 329 difetti che sono rimasti, la Enbridge ottenuto una proroga di un anno dalla Phmsa, esercitando la sua opzione legale per ridurre la pressione di pompaggio sulla 6B, mentre decide se riparare o sostituire la linea. Alla fine, secondo gli stessi documenti depositati dall'Enbridge alla Phmsa, l'oleodotto  nel 2010 si è rotto in un punto segnalato come corroso  almeno tre volte prima dell'incidente: nel 2005, 2007 e 2009, ma ogni volta la Enbridge aveva deciso che non era sufficientemente importante da richiedere riparazioni entro 180 giorni. 10 giorni prima della rottura dell'oleodotto 6B, la Enbridge aveva chiesto alla Phmsa altri due anni e mezzo per decidere se la condotta 6B dovesse essere riparata o sostituito.

A gennaio Inside Climate News  ha intervistato Mike Klink, un pipeline inspector, sul progetto originario dell'oleodotto Keystone e l'esperto ha evidenziato alcuni problemi molto seri sull'integrità del lavoro svolto dalla  TransCanada, la società ha seguito il progetto. Dopo essere stato costruito, l'oleodotto Keystone ha subito ben 12 perdite  e Mike Klink, ha avvertito che «La gente lungo il percorso del Keystone XL avrà  molto più da perdere se questo progetto andrà avanti con questo lo stesso lavoro scadente».

Secondo l'inchiesta, TransCanada avrebbe utilizzato acciaio straniero scadente che si incrinava quando i lavoratori provavano a saldarlo e le fondamenta per le stazioni di pompaggio non sosterrebbero nemmeno una casa, Inoltre la multinazionale canadese viene accusata di aver truccato i test di sicurezza. Klink, che lavora per la  Bechtel dice che altre perdite di greggio sono avvenute durante le prove di pressione e che le infrastrutture e lo stesso oleodotto sembrano del tutto inadeguate ad attraversare aree delicate come le Zone umide. La Bechtel ha comunicato  queste preoccupazioni alla TransCanada, ma non è cambiato nulla. Poi è arrivato il grande sversamento di Ludden, nel North Dakota, dove un pennacchio di greggio alto 60 piedi ha vomitato decine di migliaia di galloni di petrolio tossico delle sabbie bituminose, invadendo i campi agricoli vicini.

Ma TransCanada minimizza, dice che è tutto OK e che 14 sversamenti sono normali, dato che le fuoriuscite dalle stazioni di pompaggio non contano. In realtà la Keystone perde come un colabrodo già nel primo anno di vita e si può presumere cosa succederà  tra qualche decennio dopo che dai suoi tubi saranno passati  miliardi di barili del petrolio più corrosivo del pianeta. Klink dice. «Cerchiamo di essere chiari: io sono un ingegnere, non sto dicendo che non dovremmo costruire oleodotti. Non dovremmo costruire questo».

L'inchiesta di Inside Climate News  ricorda che «L'oleodotto Keystone XL sarà costruito proprio sopra la falda acquifera dell'Ogallala, una enorme fonte di acqua potabile  che rifornisce quasi un terzo dell'acqua utilizzata per l'irrigazione negli Stati Uniti». Intanto il dibattito sulla Keystone XL è accesissimo e i sostenitori delle sabbie bituminose canadesi stanno tentando di farle passare come un'alternativa "sicura" che renderà l'America più indipendente. Ma l'inchiesta è spietata: «Come abbiamo più volte dettagliato, tali argomenti di sicurezza non reggono. 

Il gasdotto Keystone XL è un modo per convogliare il dilbit in tutta l'America fino alle raffinerie di servizio che poi venderanno il prodotto finale nel  mercato globale. Inoltre, se siete interessati a mantenere un clima vivibile, attaccare una massiccia cannuccia ad una dei più grandi sticcaggio di carbonio del pianeta non è esattamente rendere il Paese più sicuro». L'indagine di Inside Climate News  dimostra che il dilbit  è un prodotto fondamentalmente diverso rispetto al petrolio convenzionale  e che si sa ancora poco sulla sua pericolosità, se non che è moto pericoloso ed ancor  meno gestibile del greggio convenzionale. Un  altro macigno aggiunto alla montagna di prove sulla pericolosità ambientale, climatica ed economica delle sabbie bituminose.

 

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