[03/07/2012] News

Sul Pd e l'economia verde

L'intervista di Alessandro Farulli a Stella Bianchi responsabile dell'ambiente del Pd ha il merito di fornire qualche interessante chiarimento su un dibattito che per molti versi resta un po' avvolto delle nebbie o della genericità o di una ‘settorialità' che non gli giova. Avendo negli ultimi tempi annotato criticamente questa nebulosità ne approfitto per tornare sull'argomento di cui restano - lo anticipo subito - poco chiari e non  esplicitati  a mio avviso taluni aspetti di fondo. Sul ruolo che il Pd intende assegnare all'economia verde di cui l'ambiente è chiave di sviluppo nel rispetto dei vincoli e delle regole concordo pienamente. Ma quello che finora a mio giudizio è mancato e continua a mancare stando anche ad alcune recenti sortite del partito in parlamento e non solo è cosa significa e deve significare oggi ‘nel rispetto dei vincoli e delle regole'.

Rispetto al governo del territorio a cui non può non essere ricondotta l'economia verde o no, essenziale è una capacità di programmazione e di pianificazione di cui è sempre più difficile trovare traccia anche in documenti e impegni del pd -ripeto- a partire dal parlamento - ma più in generale  anche nel governo regionale e locale.

Anzi più è andata aggravandosi la gestione del territorio e dell'ambiente proprio sul fronte del suolo il  suo dissesto e consumo, della natura e del paesaggio sono state manomesse o messe in mora le leggi più importanti e significative di cui ci si era dotati e che avevano una connotazione strategicamente nuova rispetto alla tradizionale gestione istituzionale e amministrativa e cioè che i ‘confini' non erano più dati dalla dimensione amministrativa ma ambientale non coincidente né per i bacini, il paesaggio e la natura con quella appunto amministrativa. Bacini idrografici e parchi avevano e hanno compiti di pianificazione e di programmazione non come soggetti amministrativi e neppure elettivi e operano su ambiti connotati  - ripeto - ambientalmente. Pensare che i nuovi problemi ambientali che pone anche l'economia verde sotto il profilo delle energie rinnovabili, del loro rapporto con l'agricoltura ma anche con il paesaggio possano essere regolati fuori da questo contesto - diciamo pure rete - istituzionale fa prendere solenni cantonate anche in realtà sperimentate come quella toscana. L'ho ricordato già più volte ma ripeterlo qui non guasta. Se una regione come la nostra che si è dotata a suo tempo di leggi innovative anche in campo ambientale  ad un certo punto ‘scopre' che a pianificare devono essere solo gli enti elettivi e i bacini e parchi vanno perciò retrocessi tanto che alle aree protette viene tolto persino il nulla osta da riaffidare ai comuni che non sono in grado di gestirli seriamente, non è un segno.

Questo nella passata gestione regionale ma è recente una legge toscana sul piano energetico in cui ad un certo punto si trova un articolo in cui si dice che i piani dei parchi devono conformarsi a quello energetico.

La newsletter in cui ho letto l'intervista della Bianchi vi è anche una interessante recensione di  un libro dedicato ai contratti di fiume che riguarda anche la nostra regione.

Le vicende del Serchio ma anche del Magra e degli altri territori interessati notoriamente esposti anche a guai seri vi sembrano adeguatamente presenti nel dibattito ambientale e del governo del territorio non solo regionale?

 Quei livelli di ‘giustezza' che la legge fissò come criterio per ‘ripartire' competenze e responsabilità istituzionali in materia di governo del territorio che non faceva distinzioni tra elettivi e non elettivi, distinzione che ha ancora meno senso nel momento in cui stanno per imboccare un altro binario anche le province sono   cose da riporre o finalmente da ‘riscoprire'?

Ma perché questo avvenga -anche qui mi ripeto- non serve al Pd un partitino ‘verde' che segna  lo si voglia o no una separazione dell'ambiente dal resto che non ha oggi alcuna giustificazione e senso.

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