[29/06/2012] News

VI Conferenza economica Cia: presentata la strategia sulle agrienergie

Durante la VI Conferenza economica della Cia, che si è conclusa a Lecce, è stato presentato il rapporto sulle agrienergie. Per la Cia, nell'ambito degli obiettivi europei al 2020, l'agricoltura avrà una parte da protagonista con il 45% dell'energia "green" che verrà dalle campagne e dai boschi, ma alla condizione che vengano attuate politiche chiare, mirate e lungimiranti, ma soprattutto finalizzate all'integrazione.

 «Non si tratta di perseguire un dualismo inutile e sbagliato tra cibo ed energia, bensì produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l'intera società. Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale - hanno spiegato dalla Cia - ma rappresentano anche un'opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. Ma soprattutto puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica».

In effetti l'Italia è costretta a importare l'85 per cento dell'energia che consuma e la conseguenza sono bollette elevate. Nel documento la Cia spiega come ogni anno vengano spesi 60 miliardi di euro per l'acquisto di petrolio e gas dai Paesi esteri. Una condizione che ci accomuna al resto d'Europa: solo nel 2011 la Ue a Ventisette ha speso 488 miliardi di euro per questa voce di import. Sfruttando al meglio le agroenergie, invece, l'Italia potrebbe diminuire la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, con un doppio vantaggio: fino a 20 miliardi di euro di risparmio in termini di costi e, soprattutto, un grande beneficio all'ambiente con 240 milioni di tonnellate in meno di CO2 nell'aria nei prossimi dieci anni.

Inoltre sono da contare gli effetti del pacchetto Ue clima-energia, e in particolare le riduzioni di emissioni di gas serra, che determinerebbero un taglio dei costi sanitari stimato tra i 12 e i 26 miliardi di euro.  Infine - ha continuato la Cia - lavorare a una filiera energetica "green" tutta italiana favorirebbe l'occupazione, in particolare quella giovanile. Tutti dati condivisibili e obiettivi probabilmente raggiungibili, ma se si superano le criticità che la Cia del resto non nasconde.

«Prima di tutto è necessario che i contributi alle energie sostenibili accompagnino la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, con interventi che premino l'innovazione e l'efficienza a discapito delle speculazioni - ha dichiarato il vicepresidente della Cia, Domenico Brugnoni - Gli obiettivi, però, non devono essere solo quantitativi ma anche qualitativi: bisogna avere le idee chiare sui modelli aziendali che vogliamo sostenere tramite il sistema delle tariffe incentivanti.

La generazione distribuita, cioè piccoli e medi impianti diffusi nel territorio e orientati allo sviluppo locale, è la chiave per dare agli agricoltori un ruolo centrale nella ‘rivoluzione verde' e trasformarli da semplici fornitori di biomasse, che altri trasformeranno energeticamente, in protagonisti virtuosi e consapevoli sul fronte alimentare, energetico e ambientale». Per la Cia biomasse e biogas sono già oggi competitivi e hanno ancora margini di miglioramento. Le biomasse sono la principale fonte di energia rinnovabile in Europa e, solo in Italia, hanno fatto risparmiare all'ambiente 24 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta dell'energia termica o elettrica derivante dall'utilizzo delle biomasse legnose, di pellet, cippato e delle potature di colture arboree, più in generale degli scarti di agricoltura e allevamento.

Già oggi oltre 20 milioni di tonnellate di biomasse legnose sono destinate ogni anno alla produzione di energia termica, con un fatturato che supera abbondantemente i 5 miliardi di euro. La Cia mette in evidenza come ogni 10 mila litri di gasolio che sostituiamo con interventi di efficienza energetica e l'uso di combustibili legnosi prodotti da "filiera corta", lasciamo sul territorio 10mila €/anno a sostegno dell'economia locale.

Per quanto riguarda il biogas nel documento Cia è evidenziato come sia in grande espansione (solo fra il 2010 e il 2011 gli impianti in Italia sono quasi raddoppiati, passando da 273 a 521) però c'è ancora molto da fare poiché l'Italia ha un obiettivo al 2020 pari a 1,2 gigawatt, e ora siamo a meno di un terzo di questo potenziale (650 megawatt). Per l'associazione oggi bisogna favorire la nascita di nuovi impianti di "co-digestione", in grado di utilizzare biomasse vegetali insieme a effluenti zootecnici e sottoprodotti agricoli e agroindustriali anche perché il biogas è molto flessibile nell'uso finale, visto che può essere usato nei luoghi di produzione in motori cogenerativi per produrre energia elettrica e termica, oppure raffinato a biometano e immesso nella rete del gas o anche utilizzato nell'autotrazione.

In particolare il biometano - sottolineano dalla Cia- il biogas opportunamente depurato, ha potenzialità enormi. Realizzato con biomasse di integrazione e sfruttando i terreni un tempo destinati al "seat aside", potrebbe portare le imprese agricole a una produzione entro il 2030 di circa 8 miliardi di metri cubi, con un risparmio di 5 miliardi di euro l'anno sull'importazione di gas.

«Il ‘food' resta la vera vocazione dell'azienda agricola - ha ribadito Marino Berton, presidente dell'Aiel, l'Associazione italiana energie agroforestali della Cia - ma l'integrazione con la produzione energetica è un'occasione eccezionale di competitività che può dare al ‘made in Italy' agricolo una marcia in più, anche per uscire dall'attuale fase di crisi. Per questo oggi bisogna costruire una strategia di integrazione e non di competizione tra produzione alimentare e produzione di agroenergie. Chiediamo che si realizzi un piano energetico orientato ben oltre il 2020 e che assicuri in modo sostenibile dal punto di vista ambientale e rispettoso del territorio, l'energia necessaria alla crescita economica e occupazionale del nostro Paese. L'agricoltura è pronta a fare la propria parte in un quadro di regole e strumenti certi. Oltre a un sistema di incentivi che promuova i modelli più virtuosi, abbiamo bisogno di accesso al credito per gli investimenti nel settore agroenergetico e una semplificazione amministrativa per le autorizzazioni all'esercizio degli impianti realizzati dagli agricoltori», ha concluso Berton. 

 

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