[25/06/2012] News toscana

Edo Ronchi: «Industria del riciclo frenata dai bassi costi dello smaltimento in discarica e dagli incentivi all’incenerimento»

Si differenzia per riciclare e il riciclaggio è un processo industriale. Come tale è necessario immettere  materia adatta ad essere processata industrialmente e non soltanto ad essere pesata ai fine del raggiungimento di una percentuale di raccolta differenziata. Partendo da questa considerazione si è sviluppata la lectio magistralis che Edo Ronchi (nella foto), ministro dell'Ambiente a fine anni '90 e ‘padre' del decreto Ronchi che ha introdotto in Italia le raccolte differenziate, ha tenuto nella sala didattica di Revet, e con cui si  sono conclusi i tavoli della qualità che l'azienda pontederese organizza ogni anno per le aziende socie e clienti, con l'obiettivo di  rendere più omogenea la comunicazione ambientale rivolta ai cittadini e più cogenti le azioni dei singoli gestori, per finalizzare sempre di più la raccolta differenziata all'effettivo riciclo.

Dopo una panoramica sulla gestione dei rifiuti in Europa e in Italia, che ha dimostrato quanto ancora sia alto nel nostro Paese il ricorso allo smaltimento in discarica (49% contro la media europea del 38%), e quanto invece sia basso l'effettivo riciclo (20%), Edo Ronchi ne ha spiegato i motivi: «Una tra le più basse tassazioni sullo smaltimento in discarica: 15 euro a tonnellate in Italia contro le 40 in Germania. E il perdurare degli incentivi all'incenerimento: la metà dell'energia prodotta accede a incentivi a prescindere dal rendimento dell'impianto».

Questi gli ostacoli contro cui si deve scontrare la filiera industriale del riciclo, che pure sconta «Una scarsa consapevolezza da parte degli amministratori pubblici, le inefficienze nella gestione dei rifiuti, i prezzi inadeguati di alcune materie prime seconde, l'inerzia del sistema nell'andare verso la produzione di imballaggi che siano facilmente riciclabili (perché tanto il contributo Conai si paga soltanto in base al peso), infine le abitudini a un consumo scorretto e i pregiudizi nei confronti dei prodotti riciclati».

Secondo l'ex ministro dell'Ambiente, che al suo intervento aveva dato il titolo assai esplicativo di "Riciclo di materia e politiche industriali al tempo della crisi" e che da alcuni anni guida la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, è necessario oggi «investire in ricerca e innovazione con accordi fra imprese, università, enti di ricerca ed enti pubblici al fine di rispettare la gerarchia europea» che indica in ordine di priorità la prevenzione, il riuso, il recupero di materia, il recupero di energia e infine la discarica. «Su questo come fondazione stiamo lavorando da alcuni mesi perché questo sarà uno dei cardini degli stati generali della green economy, in programma a novembre».

Altre azioni ‘collaterali' utili a rafforzare l'industria italiana del riciclo sono delle «misure di promozione per il riciclo di  quei materiali per i quali è più difficile essere competitivi sul mercato, la verifica delle azioni fatte dalle pubbliche amministrazioni sul fronte degli acquisti verdi, omogeneizzare  calcoli e  parametri delle raccolte differenziate perché oggi ogni regione fa come vuole, spingere sulla comunicazione e divulgazione dei processi industriali del riciclo, perché oggi non è più possibile pensare soltanto al rifiuto come un problema e al modo migliore per gestirlo, come si faceva negli anni '90».

Edo Ronchi ha anche parlato della possibile introduzione del deposito cauzionale. «Fortunatamente il tentativo avanzato qualche mese fa è stato fermato - ha detto - e dico fortunatamente perché era un'idea folle che manteneva in piedi contemporaneamente sia il vuoto a rendere che le raccolte differenziate, inoltre includeva la cauzione su imballaggi che per il sistema italiano risulterebbe impossibile riutilizzare. Penso invece che un'ipotesi del genere potrebbe avere senso solo per alcuni contenitori, per esempio bottiglie in vetro per liquidi alimentari, per i quali potrebbe essere cercato un accordo diretto con i produttori, ad esempio di birra, che potrebbero legare l'operazione a una campagna di brand. Il sistema del vuoto a rendere che ha la Germania è estremamente costoso anche nella fase attuale di mantenimento, partire da zero oggi sarebbe un suicidio economico».

 

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