[25/06/2012] News

Aumenta il bracconaggio di elefanti. Il contrabbando di avorio mai cosė alto negli ultimi 10 anni

Il 22 giugno in Kenya sono stati sequestrati più di 600 kg di avorio all'aeroporto di Nairobi, 345 pezzi destinati a Lagos, in Nigeria, e poi probabilmente ai mercati europei ed asiatici. E' l'ultimo episodio di quella che sembra la nuova crisi dell'avorio africano, spinta da un bracconaggio sempre più feroce ed organizzato. I livelli di bracconaggio degli elefanti sono i peggiori registrati negli ultimi 10 anni e i sequestri di avorio sono ai massimi livelli dal 1989. A dirlo è un rapporto pubblicato dalla Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) che si basa su informazioni fornite dai governi e che sarà  discusso dal 23 al 27 luglio dal 62esimo Comitato permantente della Cites a Ginevra.

Il rapporto  "Elephant conservation, illegal killing and ivory trade" analizza i dati del programma Cites  Monitoring the illegal killing of elephants (Mike), i dati dell'Iucn sullo stato delle popolazioni di elefanti e L'Elephant trade information system (Etis) gestito da Traffic  ed il Ciras trade database gestito dal World conservation monitoring centre Unep (Unep-Wcmc). Tutte queste fonti mostrano una stretta relazione tra i trend della caccia di frodo agli elefanti e le tendenze dei grandi sequestri di avorio,«Rilevando in sostanza gli stessi modelli in diversi punti della catena del commercio illegale d'avorio», spiega Traffic.

Il  segretario generale della Cites,  John E. Scanlon, ha detto: «Dobbiamo migliorare i nostri sforzi collettivi negli Stati dell'areale, di transito e consumatori per invertire le attuali preoccupanti tendenze del bracconaggio e del contrabbando di avorio di elefante. Pur essendo essenziali, le iniziative per fermare il crimine della fauna selvatica non devono solo portare a sequestri che devono tradursi in azioni penali, condanne e sanzioni forti per fermare il flusso del contrabbando. Deve lavora nel suo insieme la "catena esecutiva' nella sua interezza».  

Secondo i dati dell'Etis  il 2009, il 2010 e il 2011 sono stati tre tra i peggiori cinque anni  per il sequestro di  maggiori volumi di avorio a livello mondiale. Nel solo 2011 nel mondo ci sono stati 14 sequestri di avorio su larga scala, una cifra a due cifre che si presenta per la prima volta da 23 anni, cioè da quando l'Etis registra i dati. In tutto circa 24,3 tonnellate di avorio, con 800 kg in un solo sequestro, un dato che indica il coinvolgimento della criminalità organizzata. Cina e Thailandia sono le due principali destinazioni del traffico illegale di avorio dall'Africa. Anche i sequestri di partite di avorio di grandi dimensioni che sono avvenuti dal 2009 in Malaysia, Filippine e Vietnam vengono ritenute in transito verso Cina e la Thailandia. 

Il rapporto sottolinea che «Alcuni paesi africani e asiatici hanno compiuto notevoli sforzi per migliorare i controlli. Ad esempio, la Cina ha condotto all'inizio di quest'anno una grande operazione che ha portato al sequestro di 1,366.3 kg di avorio e all'arresto di 13 sospetti. La maggior parte dei container del contrabbando di avorio lasciano il continente africano attraverso i porti dell'Oceano Indiano, nei Paesi dell'Africa orientale, soprattutto Kenya e Repubblica unita della Tanzania».

Secondo Tom Milliken, a capo dell'Elephant and rhino programme di Traffic e direttore dell'Etis, «La prova di questo continuo aumento dimostra che gli elefanti africani stanno affrontando la loro crisi più grave da quando il commercio internazionale di avorio è stata generalmente vietato ai sensi della Cites del 1989».

I dati sui livelli di bracconaggio in Africa del Mike Cites documentano dal 2005 un aumento costante dei livelli di caccia di frodo degli elefanti in tutto il continente, con il 2011 che ha il dato più alto dall'inizio del monitoraggio iniziato nel 2002. Il bracconaggio è aumentato in tutti i Paesi che ospitano gli elefanti africani e potrebbe innescare un rapido declino in alcune popolazioni, in particolare nei Paesi dell'Africa centrale, dove i livelli di bracconaggio sono più elevati.  Il caso più eclatante è stato quest'anno l'uccisione di centinaia di elefanti nel Bouba Ndjida National Park in Camerun. Julian Blanc, coordinatore del programma Mike, evidenzia che «Le analisi del Mike dimostrano che il bracconaggio è più alto dove i mezzi di sostentamento umani sono più insicuri e dove la governance e le forze dell'ordine sono più deboli. Suggerisce inoltre che il bracconaggio è spinto dalla domanda di avorio in Asia orientale. Il numero di elefanti africani uccisi illegalmente nel solo 2011 potrebbe anche arrivare a decine di migliaia». 

Le informazioni raccolte dall'Icn confermano i risultati Mike: «Il bracconaggio è un pericolo immediato per le popolazioni di elefanti in tutto il continente. Ci sono segnali inquietanti che l'uccisione illegale di elefanti sia aumentata negli ultimi anni anche in Asia, anche se i dati sono difficili da ottenere». 

Simon Hedges, co-presidente dell'Asian elephant specialist group della Species survival commission dell'Icn, sottolinea: «C'è urgente bisogno che i governi e gli altri stakeholders coinvolti nella conservazione della fauna selvatica  valutino correttamente la quantità di avorio proveniente dagli elefanti asiatici che sta entrando in commercio. E' apparentemente in aumento anche una pressione supplementare sugli elefanti asiatici». Infatti sembra in aumento anche il commercio illegale di elefanti selvatici asiatici in Cina anche per rifornire circhi  e l'industria turistica della Thailandia. 

Ma è la situazione critica in Africa a preoccupare di più e dimostra la urgente necessità di attuare l'African elephant action plan, approvato nel 2010  dagli Stati africani dell'areale degli elefanti e che prevede investimenti per 100 milioni di dollari in tre anni per salvaguardare i pachidermi e un African elephant fund avviato nell'agosto 2011 alla 61esima riunione del Comitato permanente Cites. 

Holly Dublin, presidente dell' African elephant specialist group Iucn/Ssc ha ricordato al recente African elephant range States meeting: «Avere popolazioni sostenibili di elefanti in Africa richiede una visione condivisa e un investimento altamente strategico e collaborativo di tempo e risorse lungo l'intera catena di rifornimento dell'avorio. Senza questo noi tutti perderemo ciò che amiamo di più, le icone dell'Africa, i nostri elefanti». 

A livello internazionale, sono necessarie risposte creative e innovative a questa crisi. L'utilizzo di sistemi di tracciabilità moderni, tra cui il Dna forense nei casi di traffico di fauna selvatica, ha già dimostrato di essere molto efficace. La prova del Dna è stata utilizzato con successo in un certo numero di casi legati ai  rinoceronti in Sud Africa e fa parte regolarmente di numerose indagini penali. In ogni modo gli sforzi per fermare le crescenti zoo-mafie devono essere coi ordinati. L'intera "catena esecutiva"' sta mostrando tutta la sua permeabilità e debolezza. «Per questo motivo - conclude Traffic - il lavoro dell' International consortium to combat wildlife crime (Iccwc) è essenziale per sostenere e coordinare le azioni di contrasto attraverso i confini internazionali».

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