[25/06/2012] News

Rio+20: quelli del bicchiere mezzo pieno

Bellona, Usa e Cina soddisfatti

Il summit di  Rio +20 si è concluso con un accordo basato su promesse non vincolanti che molti hanno già bollato come fallimentare perché impegna i leader del mondo ad obiettivi troppo modesti. Molti, ma non tutti, dato che lo schieramento del "bicchiere mezzo" pieno conta illustri e a volte potenti sostenitori. A sorpresa, anche Frederic Hauge il presidente di Bellona, l'Associazione ambientalista/scientifica norvegese/russa nota per il suo anti-nuclearismo e per il suo impegno per rinnovabili e green economy, pur riconoscendo che «Il testo del summit è debole», ha detto che «Per Rio la condanna complessiva è arrivata  troppo in fretta. Rio+20 non cambierà il mondo, ma la presenza della società civile è cruciale. Dobbiamo lavorare sodo per le soluzioni che vogliamo vedere implementate. E' importante essere in grado di vedere alcuni dei progressi compiuti come piccoli passi nella giusta direzione. Qual è l'alternativa al dialogo su questi temi? Qual è l'alternativa a non essere presenti, per spingere il processo nella direzione che vogliamo?»  Il programma di Rio+20 dovrebbe essere considerato nel contesto della promozione degli obiettivi che dovrebbero essere al centro del summit della prossima 18esima Conferenza delle parti (Cop18) a dicembre in Qatar, il meeting annuale dell'United nations framework convention on  climate change (Unfccc). Qui a Rio+20 c'è stata più discussione sui problemi dello sviluppo e meno sui cambiamenti climatici e l'ambiente. Questa potrebbe essere una buona strategia, come ci auguriamo di poter vedere alla Cop18 in Qatar alla fine di quest'anno, i Paesi in via di sviluppo potrebbero affermare e rafforzare la loro fiducia nel processo dell'Onu sui cambiamenti climatici».

Ma il ministro dell'ambiente italiano, Corrado Clini, ha rivelato che anche l'approvazione della bozza del documento finale è stata tribolata e che è stata resa possibile grazie ad una mediazione dell'Italia: «C'era una forte preoccupazione europea su alcune posizioni che sostanzialmente puntavano a non chiudere l'accordo perché non c'erano soddisfazioni su alcune delle tematiche - ha spiegato Clini all'Ansa - Mi sono fatto carico, anche sulla base della forte e lunga cooperazione che abbiamo con il Brasile in campo ambientale, di facilitare un dialogo tra il Brasile e l'Ue». Anche grazie all'incontro con il ministro degli esteri brasiliano Antonio Patriota, «Abbiamo favorito la mutua comprensione e i brasiliani hanno accolto la richiesta di un documento migliore su alcuni punti». Clini ha detto che insieme al commissario europeo all'ambiente Potocnik e al ministro tedesco Altmaier, «Abbiamo lavorato in modo tale che l'Ue convergesse sul documento presentato dai brasiliani», poi ha sottolineato «L'importanza di essere riusciti ad aver trovato l'accordo. C'era infatti il rischio di un fallimento: avremmo potuto ripetere l'esperienza di Copenhagen di 3 anni, con effetti disastrosi sulla possibilità di dare forza al processo internazionale per lo sviluppo sostenibile e la green economy».

Bellona è d'accordo. Secondo l'Ong la tentacolare dichiarazione di 53 pagine di Rio+20 «Ha espresso sgomento sul fatto che più di un miliardo di persone vivano in estrema povertà su un pianeta messo a dura prova dal sovraccarico ecologico ed ha delineato il piano per una cura: "... rinnoviamo il nostro impegno per lo sviluppo sostenibile e per assicurare la promozione di un futuro economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile per il nostro pianeta e per le generazioni presenti e future". Si mette in evidenza una serie di pericoli di fronte ad un mondo con una popolazione umana che passerà dai 7 miliardi di oggi ai 9,5 miliardi entro il 2050. La lunga lista dei detrimenti per l'ambiente include la desertificazione, l'esaurimento della pesca, l'inquinamento, la deforestazione e il pericolo che migliaia di specie faranno la fine del dodo. Ma uno status speciale è riservato al global warming, descritto crudamente come "una delle più grandi sfide del nostro tempo". "Siamo profondamente preoccupati che tutti i Paesi, soprattutto i Paesi in via di sviluppo, siano vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici", dice la dichiarazione. "Stanno già sperimentando grandi impatti, tra cui la siccità persistente ed eventi meteorologici estremi, l' innalzamento del livello del mare, l'erosione costiera e l'acidificazione degli oceani, l'ulteriore minaccia alla  sicurezza alimentare ed  gli sforzi per sradicare la povertà"». Inoltre Bellona è soddisfatta che «gli "Obiettivi per lo sviluppo sostenibile" sostituiranno a partire dal 2015 gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo, anche se la definizione dello scopo di questi obiettivi sarà fatta in futuri colloqui e non mancheranno certo  feroci polemiche. Quel che interessa di più all'Ong è operò che «La strategia promuove anche la green economy, un concetto che apre nuovi orizzonti nella terminologia ufficiale dell'Onu», anche se, nonostante  le richieste dei Paesi in via di sviluppo di 30 miliardi di dollari di aiuti, a Rio+20 non sono stati stabiliti fondi per raggiungere gli obiettivi della sostenibilità.

«Ci complimentiamo con gran parte dei progressi che abbiamo visto qui verso lo sviluppo degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e l'inclusione della green economy nella sfera di pensiero dell'Onu - ha detto Hauge a Rio de Janeiro -  Sono stati messi davvero alcuni importanti mattoni per le conferme degli accordi. Ci impegneremo a fondo ogni giorno per passare dalle parole su pezzi di carta ad un reale progresso e cambiamento. Insieme ai nostri amici e partner ci batteremo per garantire il periodo che porterà a Rio+40 non sia l'epoca delle occasioni perdute che sono stati gli ultimi 20 anni. Per promuovere tale obiettivo, il mondo deve diventare carbon negative. E' necessaria una "crescita riparatoria" per produrre il 50% di cibo in più, il 45% di energia in più e il 30% di acqua potabile in più dei  quali il mondo ha bisogno».

Il  segretario di Stato Usa, Hillary Clinton ha detto che il documento di Rio+20 «Segna un vero progresso per lo sviluppo sostenibile. Sappiamo che questa è una delle questioni più urgenti del nostro tempo», poi ha confermato gli Usa dovrebbero sborsare 2 miliardi di dollari dei fondi, stanziati dal Congresso nel 2011, per sostenere programmi e progetti di energia pulita nei Paesi in via di sviluppo: «Questo denaro potrebbe agire come una potente leva per attirare investimenti del settore privato».

Agli ambientalisti che dicono che è stata sprecata l'occasione per avviare quella necessaria rivoluzione per cambiare un modello economico arrivato al capolinea e agli attivisti sociali e comunitari  che denunciano che a Rio è prevalsa l'avidità e l'egoismo delle grandi imprese, risponde anche Du Ying, presidente del Comitato preparatorio della Cina per Rio+20: «Il documento finale adottato al termine della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (summit Rio+20) è completo ed equilibrato, riflettendo le maggiori preoccupazioni di tutte le parti presenti. Il documento finale adottato dai partecipanti al summit riflette lo spirito di cooperazione della comunità internazionale e apre nuove prospettive per lo sviluppo sostenibile». Intervistato da media cinesi, Du ha sottolineato  che «Questo documento è di grande importanza per dare una direzione allo sviluppo sostenibile a livello mondiale. Il documento mette l'accento sul principio di "responsabilità comuni ma différenziate" (il vero feticcio dei cinesi in campo ambientale, ndr), conserva le fondamenta ed il quadro della cooperazione internazionale in materia di sviluppo e fornisce delle direttrici forti al programma di sviluppo internazionale 2015».

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