[19/06/2012] News

Parchi per curare la terra, il Manifesto di Pescasseroli

Le aree naturali protette, e in particolare i parchi nazionali e regionali, hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo straordinario in Italia e nel mondo per la conservazione della biodiversità, la ricostituzione degli equilibri idrogeologici, la sperimentazione di attività economiche ecocompatibili, la riscoperta della centralità del rapporto natura-persona, la valorizzazione identitaria di luoghi e di comunità, l'educazione ambientale soprattutto delle nuove generazioni, la capacità di sprigionare le energie dei più giovani e di aprire prospettive alle aspirazioni di tante persone.

Troppo spesso, però, questo ruolo viene tradito da una concezione che riduce le aree protette a una dimensione turistico-gastronomica attenta soprattutto alla promozione mediatica che con i suoi messaggi sempre più uniformi finisce per appiattire ogni specificità e per annullare ogni identità.

Anche il processo di revisione della legge quadro, a venti anni dalla sua entrata in vigore, rischia di essere deviato da tale concezione e indirizzato sulle secche di un dibattito ancorato all'emotività del presente, privo di prospettiva ideale, incapace di affrontare le questioni di fondo e in particolare la contraddizione tra la crescita quantitativa e qualitativa delle aree protette in tutto il mondo e la drammatica diminuzione della biodiversità a livello planetario e dei singoli paesi.

Si impone un cambiamento di paradigma. Occorre collegare strettamente le aree protette all'intero territorio, superando l'idea della possibilità di spezzare l'unitarietà del territorio in aree protette dove praticare la conservazione e lo sviluppo sostenibile e in aree "non protette" che, in quanto tali, comportano inevitabilmente l'ipotesi dell'aggressione. In un'epoca in cui il pericolo che incombe sull'umanità è quello del progressivo consumo di suolo e della perdita irreversibile della fecondità della terra e della purezza del mare la visione non può che essere globale e unificante: l'obiettivo fondamentale deve essere la cura della terra e del mare nella loro interezza, dove i problemi della conservazione della natura si possano connettere con quelli del recupero dal degrado, della messa in sicurezza del territorio e della organizzazione delle città e dei nuclei abitati e dove le singole aree operino in una logica di reti e di sistemi.

In questo quadro le aree protette, per le loro finalità e per l'esperienza innovativa maturata, costituiscono eccezionali modelli di una gestione che appunto è in grado di valere per tutto il territorio e di svolgersi nel segno della cura e perciò della sostenibilità effettiva, della democrazia e perciò della partecipazione, della responsabilità verso i più giovani e soprattutto verso le future generazioni. Inoltre, proprio per la capacità di coinvolgere le popolazioni e per la loro dislocazione su tutto il territorio, esse possono contribuire efficacemente a promuovere e ad attuare le politiche di sostenibilità sia europee (in particolare la Rete Natura 2000) che internazionali (a partire da quelle adottate dal Vertice di Rio del 1992).

Oggi pertanto la grande missione dei parchi e delle altre aree protette è quella di indicare all'umanità che è possibile arrestare la sua folle corsa vero la catastrofe.

Per questo essi possono rappresentare luoghi di un nuovo modo di fare politica.

Per questo essi sono beni comuni.

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