[15/06/2012] News

Legambiente celebra Rio+20 raccontando "La forza dei Territori"

Un convegno e una mostra per mettere in evidenza realtà che nei tanti territori d'Italia stanno già sperimentando un diverso modello economico, quello indicato come l'unico possibile per uscire dalle sabbie mobili di una crisi economica ed ecologica planetaria che si sta avvitando su stessa e che potrebbe portarci verso scenari raccapriccianti soprattutto dal punto di vista sociale.

E' questo il modo che Legambiente ha scelto per celebrare Rio+20, il Summit  che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno 2012, dopo 20 anni dalla prima Conferenza di Rio che aveva dato fiato e speranze alla possibilità di costruire un altro mondo, che fosse più equo e sostenibile per tutti.

L'obiettivo di questo Summit dovrebbe essere la conferma e il rinnovato impegno politico in favore dello sviluppo sostenibile, dando attuazione agli impegni già presi nei passati summit per affrontare le nuove sfide emergenti.

Anche se i segnali che giungono (vedi altro nostro articolo) sembrano già tradire le attese.

Due saranno le tematiche su cui si focalizzerà l'attenzione dei partecipanti alla conferenza:  una è la green economy per superare il modello economico incentrato sullo spreco delle risorse e come strumento di lotta alla povertà; l'altro  è la ricerca di un sistema di governance globale per sviluppare, monitorare e attuare le politiche di sviluppo sostenibile attraverso i suoi tre pilastri (sociale, ambientale ed economico).

«A Rio, dove il vertice internazionale torna a distanza di 20 anni - ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente - la comunità internazionale discuterà finalmente di green economy e sarà dirimente la disquisizione sulla sua governance per dare impulso ad un nuovo modello di sviluppo, certo sostenibile, ma davvero più equo e più giusto per tutti. La speranza è che, pur essendo mancata completamente un'analisi dei fallimenti degli ultimi venti anni (dalla perdita di biodiversità all'intensificarsi del mutamento climatico), il finale questa volta possa cambiare. Ma solo assumendo come inoppugnabile il principio che economia, società ed ambiente sono indissolubilmente unite in un legame di reciproca dipendenza, si riuscirà a costruire un green development che trovi nell'economia verde la sua declinazione operativa».

Questa è la cornice nella quale Legambiente ha inserito la sua iniziativa che ha per titolo "La forza dei territori" per evocare le potenzialità e le attività già in essere nel variegato panorama del nostro paese.

«C'è un'Italia che ha già trovato in sé un modo per uscire dalla crisi. - si legge nel documento di presentazione dell'iniziativa - . Ci sono nel nostro Paese territori che attraverso esperienze di impresa, di welfare, di gestione dei beni comuni, di funzionamento delle istituzioni, di investimenti nella cultura e nella legalità, hanno saputo sperimentare un modo diverso di fare economia e comunità».

Tutte esperienze - e la mappa completa con i racconti di ognuna di esse la si può leggere dal sito dell'associazione - che  non solo mettono in pratica un diverso modello economico ma riescono anche ad esprimere un modello  di coesione sociale e di solidarietà. «Punti avanzati di società civile, di imprenditoria illuminata, di amministrazioni efficienti» li chiama Legambiente, indicando come proprio dai territori spesso si riesca a trovare la chiave vincente per vincere le sfide del futuro. 

I dati del rapporto dell'Agenzia europea dell'Ambiente evidenziano come il settore eco-industriale ha visto maturare negli ultimi anni il proprio fatturato con un tasso di crescita annuale nominale dell' 8,3% e un valore che rappresenta il 2,5% del PIL europeo.

«E l'Italia non è uno degli attori secondari nell'eco-industria europea - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Sia nel settore delle energie rinnovabili che nel settore del riciclo dei rifiuti l'industria italiana sta ormai acquisendo posizioni di leadership in Europa. Ma ci sono altri settori, la gestione delle acque, la riqualificazione energetica e ambientale dell'edilizia, la gestione del rischio idrogeologico e sismico, altrettanto rilevanti sia sotto il profilo del fatturato che sotto quello occupazionale e della relazione col sistema industriale nel suo complesso».

Quindi un sicuro investimento per il futuro ma non solo questo, perché la green economy secondo Cogliati Dezza «E' uno dei volani per una ripresa immediata dell'economia, attraverso l'attivazione di nuova occupazione e investimenti».

A riprova di quanto affermato, l'associazione cita i dati del Rapporto GreenItaly 2011 di Symbola e Unioncamere, che indica come nel corso del 2011 il 38% delle assunzioni programmate in Italia sia riconducibile alla sostenibilità ambientale: si tratta di più di 220.000 assunzioni sul totale di quasi 600.000 previste dalle imprese nel 2011. Di queste, circa la metà (97.600 assunzioni) sono legate a professioni green in senso stretto: energie rinnovabili, gestione delle acque e rifiuti, tutela dell'ambiente, green mobilities, green building ed efficienza energetica.

In questi settori infatti le conversioni ambientali, a parità di investimento, generano maggiore occupazione perché si tratta di ambiti nei quali è maggiore l'intensità di lavoro, anche qualificato, e minore l'importazione di beni e servizi dall'estero, con processi più rapidi di implementazione e cantierabilità.

Per questo motivo, una riconversione delle politiche pubbliche in questi settori potrebbe determinare in tempi rapidi, una consistente domanda di lavoro e un importante impulso economico, oltre che un netto beneficio ambientale.

Un riscontro concreto di queste asserzioni è dato dalla mostra espositiva "Zone Attive, Fare economia nel rispetto del Pianeta e delle persone", che verrà inaugurata oggi stesso nelle scuderie di palazzo Ruspoli in cui saranno presentati esempi virtuosi che testimoniano che  un modo di fare economia nel rispetto del Pianeta e delle persone esiste già ed è presente in tutte le regioni del paese, dalla Calabria al Trentino Alto Adige ed è declinato anche in settori assai diversi, a riprova che green economy non è solo energia rinnovabile.

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