[12/06/2012] News toscana

Fusti tossici di Gorgona e relitto della Costa Concordia: l’Arpat al lavoro

Fino ad ora risultano recuperati circa 40 fusti dei 200 fusti pieni di sostanze tossiche che il 17 dicembre 2011 sono finiti nel mare in tempesta al largo di Gorgona, insieme a due bilici caricati sull'eurocargo "Venezia della Grimald Lines.

Da oggi a bordo della Sentinel (nella foto), la nave incaricata dalla Grimaldi di recuperare i 98 fusti individuati (della posizione sul fondale dell'altra metà del carico tossico non se ne sa niente) ci sono anche tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) che «Se le condizioni del mare lo permetteranno e la nave continuerà le operazioni in corso, assisteranno al recupero dei fusti».

L'Arpat sottolinea che «Sinora risultano recuperati circa 40 dei 65 fusti integri localizzati, che nei prossimi giorni saranno portati a terra. Sui bidoni recuperati saranno effettuati dei campionamenti per le successive analisi da parte dei laboratori Arpat»

Le operazioni di recupero sono state precedute da un test effettuato lunedì 7 giugno vicino al porto di Civitavecchia, sempre alla presenza di tecnici Arpat che hanno osservato che «Relativamente alla sicurezza delle operazioni sembra che siano state adottate tutte le attrezzature e precauzioni ragionevoli sia a tutela degli operatori, sia volte a evitare la dispersione del materiale tossico. Le strumentazioni innovative e le tecnologie messe in campo sono realmente impressive, giustificando la presenza a bordo di un responsabile inglese della società assicurativa del Venezia». I tecnici Arpat hanno detto che secondo loro «La procedura non dovrebbe incontrare gravi ostacoli». 

Arpat informa anche che effettuerà da oggi, in collaborazione con i vigili del fuoco,  campionamenti dell'acqua all'interno del relitto della Costa Concordia all'Isola del Giglio: «Servono per la caratterizzazione delle acque presenti nella nave prima dell'inizio delle attività di recupero del relitto. Il piano di recupero della nave».

Visto che, nonostante diverse critiche al progetto, «Sono ormai in corso le attività preliminari per il recupero del relitto della Costa Concordia», Arpat «E' mpegnata a continuare anche in questa fase delicata (che si prevede durerà circa un anno) il monitoraggio ambientale sinora svolto. Monitoraggio che oltre alla qualità dell'acqua marina interesserà anche l'aria ed il rumore».

La nota dell'Arpat ricorda che «Il recupero della Costa Concordia è stato affidato dalla Costa Crociere - a seguito di una gara internazionale - al consorzio italo americano Titan-Micoperi. Titan Salvage  è una società statunitense, appartenente a Crowley Group, leader mondiale nel settore del recupero di relitti. Micoperi è una società italiana, specializzata nella costruzione e ingegneria subacquea, che vanta una pluriennale esperienza nel settore».

Come riportato anche da greenreport.it negli scorsi giorni, non sono mancate le critiche al progetto di recupero da parte di esperti e delle altre ditte che hanno partecipato alla gara di appalto, perché il progetto (il primo di questo genere al mondo) non garantirebbe il successo dell'operazione, con forti rischi di affondamento del relitto. Ad essere presa di mira è soprattutto la piattaforma artificiale sulla quale dovrebbe "poggiare" la Costa concordia durante le operazioni di raddrizzamento.

Ma In occasione della sua presentazione del contestato progetto, Costa Crociere ha sottolineato che «Il progetto, che prevede di rimettere in galleggiamento l'intero scafo, pone la massima attenzione a garantire il minor impatto ambientale possibile, la salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell'Isola del Giglio, la massima sicurezza degli interventi».

Arpat spiega che le fasi operative, in estrema sintesi del recupero, saranno quattro: «Verrà stabilizzata la nave attraverso una decina di pali piantati nel granito (tra la nave e la costa) sui quali saranno fissati numerosi cavi d'acciaio che passeranno sotto la chiglia e si ancoreranno a delle bitte saldate sulla fiancata emersa della nave.

Verrà quindi costruita una piattaforma subacquea ed al lato emerso della nave saranno applicati, utilizzando due grandi gru, cassoni capaci di contenere acqua; Un sistema di tiranti ancorati tra i cassoni e l'estremità della piattaforma, azionati con martinetti idraulici, raddrizzeranno la nave con l'aiuto del riempimento dei cassoni d'acqua; Una volta dritta, alla nave saranno applicati cassoni anche all'altro lato; I cassoni di entrambi i lati saranno quindi svuotati dall'acqua, non prima di averla opportunamente trattata e depurata a tutela dell'ambiente marino; Una volta riportato nelle condizioni di poter galleggiare, il relitto sarà trainato in un porto italiano. Ogni altra decisione successiva riguardante il relitto sarà presa nel rispetto di quanto richiesto dalle Autorità italiane».

L'agenzia regionale assicura oggi che «La protezione dell'ambiente avrà la massima priorità nel corso di tutta la durata delle operazioni di questa unica, ciclopica impresa di recupero: qualcosa di mai tentato prima al mondo. Una volta completata la rimozione, si provvederà alla pulizia dei fondali e al ripristino della flora marina».

 

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