[08/06/2012] News

Luzzati: «Serve una riforma che sposti il carico fiscale dal lavoro ai consumi di energia e di materia»

Da cinque anni la crisi economica è la nostra quotidianità. Come ha influito sull'impatto attuale e le prospettive della nostra impronta ecologica, a livello globale? Abbiamo girato questa domanda al professor Tommaso Luzzati, docente di Economia ecologica all'università di Pisa, che domani alle 10 a Piombino interverrà alla tavola rotonda "Economia ecologica: nuovo paradigma di sviluppo, di lavoro e di convivialità". Incontro con Aldo Bonomi, economista e direttore Istituto Aaster; Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente; Tommaso Luzzati, Università di Pisa. Introduce e coordina Marco Frey, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. 

«Innanzitutto - spiega Luzzati - vorrei ricordare che la crisi è soprattutto crisi dei paesi ricchi, pur con ripercussioni globali. In ogni caso, se guardiamo alle apparenze, la crisi economica fa bene all'ambiente! Ad esempio, le emissioni di anidride carbonica nei paesi OCSE hanno raggiunto il loro picco nel 2007 (a livello mondiale nel 2008) e poi sono scese con la frenata dell'economia a partire dal 2008. In passato riduzioni della CO2 si ebbero con le due crisi petrolifere degli anni '70 e con la dissoluzione del blocco dell'Est. Tuttavia la questione centrale, a mio avviso, non riguarda tanto l'insostenibilità ecologica, ma quella economica. L'attuale modello di sviluppo non solo, o non tanto, "fa male" alla natura, ma soprattutto all'uomo, alla sua economia».

Ne sono invece passati una quarantina - di anni - dall'emergere dell'economia ecologica come disciplina organica, da Georgescu Roegen in poi. Quali sono ancora le principali sfide da affrontare per quella che è stata definita il primo esempio di "scienza post-normale"?

«Direi che già quaranta anni fa era molto chiaro che cosa avremmo dovuto fare. Gli interventi, tuttavia, sono stati soprattutto "di facciata", abbiamo messo un po' di toppe su una struttura poco solida!
Georgescu propose un programma, il programma bioeconomico minimale, fondato sull'idea di ridurre gli sprechi e di usare le risorse scarse per godersi le comodità prodotte dallo sviluppo tecnologico.
Al termine della proposta Georgescu scrisse "Esaminate su carta, in astratto, queste esortazioni sembrerebbero, nel loro insieme, ragionevoli a chiunque fosse disposto a esaminare la logica su cui poggiano". Evidentemente siamo ciechi di fronte alla logica richiamata da Georgescu, la logica della sostenibilità».

Secondo le ultime stime dell'Ilo, altre 60 milioni di persone nel mondo potrebbero trovare una prospettiva di vita dignitosa nei green jobs. Quali indica come politiche prioritarie per definire e promuovere un'economia sostenibile?

«La logica dello sviluppo si è fondata sullo spreco, sulla velocità con la quale i beni divengono rifiuti. Tanto è maggiore la velocità tanto più è alto il PIL e quindi i consumi. E' molto semplice dunque comprendere quali siano le politiche prioritarie: ogni intervento che rallenti il flusso di materia che entra ed esce dall'economia è cruciale per rendere l'economia sostenibile e per migliorare la qualità dei nostri ambienti.
La sfida è pertanto quella di una radicale trasformazione del nostro modo di produrre e consumare».

A livello europeo e nazionale, come potrebbero essere concretamente ri-orientati allo scopo gli incentivi e la distribuzione del carico fiscale?

«Non vorrei sembrare monomaniacale, ma è essenziale una riforma fiscale che sposti il carico fiscale dal lavoro ai consumi di energia e di materia: dovrebbe convenire poter riparare un oggetto piuttosto che riacquistarne uno nuovo».

La Regione Toscana, in una recente classifica che ha contribuito a stilare, figura seconda in Italia secondo un indicatore composito di sostenibilità. Quali punti chiave ritiene opportuno affrontare per migliorare questa performance?

«Molti sono gli aspetti su cui poter lavorare in Toscana. Per rimanere in linea con quanto detto prima, vorrei ricordare che un parametro che, come è noto, non va molto bene è quello dei rifiuti. Sia la letteratura scientifica che l'Unione Europea indicano che la strada maestra è la riduzione ex ante della generazione dei rifiuti affiancata dal riciclaggio. Inceneritori e discariche sono da evitare quanto più possibile. Prevenire e riciclare consentono minori sprechi, più occupazione e non riducono il benessere dei cittadini, anzi ... In concreto, ricordo come in alcune regioni italiane, ad esempio Piemonte e Emilia-Romagna, stanno prendendo sempre più piede forme di acquisto di prodotti sfusi, detersivi, ma non solo, anche prodotti alimentari. In Toscana pur essendovi varie iniziative spontanee, mancano in tema di acquisti "alla spina" iniziative forti da parte del governo regionale e delle amministrazioni locali».

 

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