[07/06/2012] News

Rifiuti, Roma come Napoli?

Anche Roma dirotterà i propri rifiuti in Olanda, in attesa di decidere come impostare una seria strategia di gestione dei rifiuti urbani che produce ogni giorno? La domanda non è peregrina visto il balletto dei siti, le polemiche e le proteste (per non parlare delle teste cadute) per decidere dove collocare le 5000 tonnellate giornaliere che la capitale produce. In realtà le tonnellate di rifiuti da conferire in discarica dovrebbero essere meno, dato che la capacità di trattamento dei 4 impianti TMB ( due del Comune di Roma, gestiti da Ama e due privati della società Colari) a servizio della municipalità capitolina ammontano complessivamente a circa 3000 tonnellate/ giorno. Salvo poi  scoprire che questi impianti non lavorano a pieno regime e quindi a Malagrotta, la discarica più grande di Europa, arriva più di quanto programmato.

E al di là delle polemiche sulle percentuali di efficienza degli impianti ( chi dice al 50% chi come Ama rivendica per quelli di sua competenza un'attività al 95,4% del loro potenziale) o sul fatto che vi sia necessità di costruirne un quinto,  è la Commissione europea a certificare il fatto che a Malagrotta i rifiuti vengono conferiti tal quale e per questo ha richiamato all'ordine l'Italia con l'invio di un secondo avvertimento formale.

Al centro del richiamo europeo proprio il mancato trattamento dei rifiuti prima del loro conferimento, come previsto dalle norme comunitarie oltre che nazionali (ma queste soggette a proroga per i tempi di applicazione di anno in anno). Due mesi di tempi dà la Commissione per conformarsi dopodiché «potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell'Ue».

I tempi sono comunque stretti dal momento che anche Malagrotta ha ottenuto - per mancanza di alternative- proroghe al termine previsto per la chiusura definitiva e che adesso non potrà averne altre, o almeno così pare. L'alternativa italica potrebbe essere allora quella della via olandese, già adottata dal comune partenopeo e prospettata dalla nuova amministrazione parmense, in attesa di aver adottato un piano di gestione che permetta di non utilizzare né impianti di incenerimento né discariche.

Proprio l'avversione alla possibilità di ricorrere anche al recupero energetico non portò nemmeno alla discussione il piano prospettato dalla Commissione messa in piedi nel 2002 dall'allora sindaco Veltroni,  che prevedeva un riassetto generale del servizio con flussi destinati per una quota pari al 44,8% al recupero di materia, del 26,4% al recupero energetico e per il 24,3% a smaltimento finale in discarica.

Nell'ordinanza con cui la commissione fu nominata, si chiedeva di "individuare in tempi brevi le iniziative da intraprendere per il miglioramento della gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, per assicurare la chiusura dell'intero ciclo dei rifiuti e per conseguire l'innalzamento della qualità ambientale della città".

Il percorso che la commissione era invitata a seguire era "nel quadro di quanto disposto dal Decreto Legislativo 5.02.1997, n.22 (c.d. Decreto Ronchi)" e i risultati che doveva produrre erano "la valutazione delle iniziative in grado di realizzare gli obiettivi di riduzione dello smaltimento finale e superamento del sistema di conferimento in discarica".

In due mesi di lavoro la Commissione fornì al Comune uno scenario possibile da perseguire, indicandone le modalità di applicazione, gli obiettivi delle strategie proposte e risultati complessivi attesi, motivando le scelte in funzione della compatibilità ambientale e della praticabilità economica, senza scendere nel dettaglio operativo che esulava dai compiti che le erano stati affidati.

Ma appunto quello scenario, reo di indicare anche il ricorso al recupero energetico, non fu nemmeno discusso e i motivi di tale scelta, forse, un giorno saranno resi noti da chi ne fu protagonista.

Quello che resta oggi a distanza di dieci anni è la capitale dello Stato italiano in balia della scelta di un sito dove poter collocare i propri scarti e l'alternativa potrebbe essere, appunto, il ricorso all'espatrio: con buona pace delle discussioni sulla gestione integrata dei rifiuti in chiave europea, che per noi sembra significare che qui si producono e altri in Europa provvedono a smaltirli.

Foto tratta da ecoblog.it

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