[06/06/2012] News

L’ex capo del Mossad, Dagan: «Un attacco all’Iran provocherà una crisi regionale»

L’Iran minaccia provvedimenti legali contro 20 imprese straniere

Mentre in Siria ormai è scontro armato aperto tra l'esercito del regime ed un'opposizione sempre più militarizzata e in Libano si ripresenta il terribile spettro di una nuova guerra civile, Meir Dagan, l'ex capo del Mossad, che ha diretto per 8 anni fino al 2010 i servizi segreti israeliani, mette in guardia sulla possibile apertura di un altro conflitto in Iran che è molto collegato alle crisi libanesi e Siria, dato che il governo di Teheran appoggia apertamente la dittatura di Bashier al Assad e gli   Hezbollah sciiti e filo-siriani libanesi.   

Secondo il quotidiano israeliano Yisrael Hayom, Dagan, intervenendo in un incontro con  gli studenti dell'università  Ben Gurion, ha detto che se i caccia israeliani bombarderanno gli impianti nucleari iraniani sarà come buttare benzina sul fuoco: «Attaccare le infrastrutture nucleari iraniane rischia di provocare istantaneamente una guerra regionale». Poi ha esortato il governo israeliano «A prendere in considerazione l'opzione militare solo come ultima cosa a cui ricorrere. Nessuno di loro si domanda cosa mai succederà cinque minuti dopo un attacco contro l'Iran. Cinque minuti dopo il bombardamento delle installazioni nucleari iraniane, ci ritroveremo in una guerra regionale. Israele risponderà, Hezbollah risponderà, risponderanno ugualmente  le organizzazioni terroriste di  Gaza, così come il presidente siriano Bashar al Assad, in guerra per la sua stessa sopravvivenza nel suo Paese». Dagan ha ribadito che l'opzione militare «deve essere l'ultima opzione per Israele e tutti i Paesi occidentali» .

Dagan e Yuval Diskin, l'ex direttore dello Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, da mesi sono al centro delle polemiche per aver criticato l'atteggiamento del governo israeliano verso l'Iran durante interventi pubblici e interviste ai media. Entrambi dicono c che un blitz aereo "preventivo", con o senza il supporto statunitense, provocherebbe solo la sospensione temporanea del programma iraniano di arricchimento del combustibile nucleare.

Ali Akbar Velayati, il consigliere per gli Affari Internazionali della Guida suprema iraniana il "sommo" Ayatollah Khamenei, ha detto a network satellitare iraniano  Press Tv che «Israele non ha né la forza né il coraggio di attaccare l'Iran per stroncare il suo programma di energia atomica. L'Iran e' un paese grande e unito ed è considerato la massima potenza nella regione. Nessun paese come gli Usa ed il regime sionista ha la capacità di attaccarci».

Non la pensa così quasi la metà degli israeliani. Un sondaggio pubblicato  il 4 giugno dimostra che l'opinione pubblica israeliana è divisa in due su un possibile attacco agli impianti nucleari iraniani: il 52% si oppone, dicendo che Israele deve prima tentare ogni mediazione diplomatica, il 48 % sostiene incondizionatamente un'azione militare contro la Repubblica Islamica.

Intanto Teheran si muove a livello diplomatico ed ha inviato all'Unione europea la richiesta di organizzare colloqui preliminari in vista dei negoziati tra l'Iran e il gruppo 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) che inizieranno il 17 giugno a Mosca. Secondo la televisione di stato iraniana «Il vice negoziatore per il nucleare della Repubblica Islamica, Ali Bagheri, ha inviato due lettere con la richiesta di tenere colloqui preliminari a Helga Schmid, collaboratrice dell'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari di sicurezza e la politica di sicurezza, Catherine Ashton». Bagheri ha inviato le lettere a fine maggio ma il 4 giugno e non aveva ancora  ricevuto nessuna risposta da Bruxelles. La radio iraniana Irib dice che «Il negoziatore avrebbe insistito sulla necessità di preparare l'agenda per i colloqui di Mosca». 

Però, mentre scrive alla Ashton per negoziare, «La Repubblica islamica sta prendendo provvedimenti legali nei confronti di 20 compagnie straniere che non sono riuscite a onorare i contratti stipulati con l'Iran per quanto riguarda la fornitura di equipaggiamento per le sue raffinerie di petrolio. Alcune aziende straniere, in particolare quelle europee non hanno potuto rispettare i loro obblighi contrattuali», lo ha annunciato all'agenzia Mehr Alireza Zeighami, vice ministro del petrolio iraniano e amministratore delegato della National iranian oil refining and distribution company. Recentemente il ministro del petrolio iraniano, Rostam Qasemi, aveva avvertito che «Qualsiasi società straniera che non rispetta i suoi obblighi di contratto verrà esclusa dal settore  petrolifero iraniano».

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