[01/06/2012] News toscana

Il progetto Gionha e Arpat mappano i rifiuti nel Santuario dei cetacei Pelagos

Il Progetto Governance and integrated observation of marine natural habitat (Gionha) ha realizzato diverse attività tecnico-scientifiche per approfondire la conoscenza dello stato ecologico del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos e per promuovere strumenti e azioni di sensibilizzazione per la sua salvaguardia.

Gli esiti del progetto sono stati presentati in convegno tenutosi a Livorno il 29 marzo 2012, ma oggi Arpat News, il bollettino informativo dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, pubblica i risultati del progetto Gionha per quantoi riguarda i rifiuti in mare che confermano i dati di ricerche internazionali dei quali ha dato conto nei giorni scorsi greenreport.it:

«Il quantitativo totale dei rifiuti pescati nell'area del Santuario Pelagos ammonta a oltre 1 tonnellata in Liguria e 4 tonnellate in Toscana: è interessante notare che questa quantità rappresenta in peso circa il 7% rispetto al pesce pescato - spiega Arpat - Anche se la media aritmetica ha poco significato con questo tipo di dati, i valori ottenuti per la Liguria (57,6 kg/km2) e per la Toscana (67,5 kg/km2) sono molto simili, anzi casualmente palindromici. Più correttamente, utilizzando il metodo dell'area strascicata e i dati log-trasformati, si ottiene una stima della media geometrica che risulta di 13,6 kg/km2 per la Liguria e di 18,4 kg/km2 per la Toscana. I due valori sono comunque da considerarsi statisticamente equivalenti in quanto i limiti fiduciali (cioè il 95% dei casi) sono compresi tra 0,5 e 420 kg/km2 per la Liguria e tra 1 e 342 kg/km2 per la Toscana».

Arpat News ricorda che «Nella relazione finale Rifiuti marini: una sfida globale (Unep, aprile 2009), frutto di una ricerca durata cinque anni, il Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep) identifica la plastica come uno dei rifiuti più diffusi (80%) nei mari e negli oceani». Un risultato che ciollima con i rilevamentio Arpat/Gionha: «infatti, le frequenze più alte sono state registrate per i sacchetti di plastica (73% dei siti), le bottiglie (57%), le lattine per bevande (30%), le lattine per alimenti (25%) e vari prodotti sintetici (20%). Altre categorie come scarpe, occhiali, stoviglie, reti da pesca, tessuti o stracci hanno una frequenza inferiore al 10%. Tra le curiosità si possono citare una vecchia bicicletta, una manichetta antincendio ancora confezionata, una fotocamera e parti di anfore romane. Si è anche osservato un'occasionale presenza di rifiuti di grandi dimensioni (oltre 50 kg) quali fusti, mine, pneumatici e materassi in posizione particolarmente localizzata, ad esempio in una zone di scarico dei dragaggi portuali, o al contrario dispersa perché causata da dumping accidentali».

Invece non è stata osservata nessuna correlazione tra la densità di rifiuti e la profondità: «Tutti i fondi, indipendentemente dalla profondità, sono più o meno inquinati con valori leggermente più elevati lungo la costa. Parimenti in Toscana non è stata trovata alcuna relazione con la vicinanza alle foci dei fiumi, fenomeno che è stato invece osservato nel Mar Ligure, probabilmente per la particolare conformazione della costa in quest'area».

Una cosa però sembra chiara: «La distribuzione dei rifiuti ha una sovrapposizione spaziale con le aree dove le rotte di mercantili e traghetti sono più frequenti: le abbondanze maggiori si osservano infatti lungo i percorsi delle navi o vicino alla costa, dove la frequenza delle imbarcazioni da diporto è più alta. Una stima preliminare indica che dalle navi i rifiuti si distribuiscono su una striscia di circa 3-5 miglia di larghezza rispetto alla rotta seguita: si osserva infatti che i sacchetti e le borse di plastica, in quanto più leggeri, si spostano quasi ovunque trasportati da onde e correnti, mentre bottiglie, barattoli e lattine affondano praticamente nello stesso punto in cui cadono in mare».

Arpat sottolinea che «Ogni anno migliaia di viaggi effettuati da navi mercantili e traghetti collegano Genova, La Spezia e Livorno con le isole circostanti, Elba, Corsica e Sardegna e altri porti del Mediterraneo occidentale e meridionale. Tale attività può essere vista come la causa più importante della presenza di rifiuti antropici sul fondo del mare, anche se la navigazione da diporto ha un effetto importante lungo la costa. Il rischio per l'ambiente da parte dei rifiuti è ancora discusso anche se i loro effetti pericolosi per le tartarughe, gli uccelli marini, i cetacei e diverse specie in pericolo. sono stati descritti».

In conclusione, «L'obiettivo deve essere quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza del problema, anche a scala locale, e di scoraggiare le frequenti incivili pratiche che considerano il mare alla stregua di un contenitore di rifiuti per il semplice fatto che nasconde tutto. Sono necessari interventi legali e di governo per coinvolgere non solo gli stakeholders ma anche le autorità costiere e gli amministratori per, ad esempio fornire nei porti servizi di raccolta dei rifiuti che siano più disponibili ed efficienti di quelli attuali».

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