[30/05/2012] News

Amazzonia. Gli ambientalisti: ĞDilma Rousseff non ha mantenuto le promesseğ

Anche se la presidente brasiliana Dilma Rousseff la settimana scorsa ha messo il veto su alcuni dei cambiamenti più controversi al Código Florestal, gli ambientalisti dicono che il testo definitivo presentato il 28 maggio è ancora fortemente influenzato dalla potente lobby dell'agrobusiness ed alla fine si tradurrà comunque in vasta deforestazione dell'Amazzonia.

«Il progetto approvato nel Congresso è il frutto di un tortuoso processo legislativo, fatto per servire gli interessi di una piccola parte della società che vuole aumentare la possibilità di deforestazione e dare l'amnistia a coloro che hanno già tagliato illegalmente», spiega Maria Cecilia Wey de Brito, direttore del Wwf Brasil.

Il Comitê em Defesa das Florestas e do Desenvolvimento Sustentável, che riunisce le più note associazioni ambientaliste ed umanitarie brasiliane, il Fórum ex-Ministros Meio Ambiente; Via Campesina e le organizzazioni tribali, ha dichiarato «Dopo aver analizzato la misura provvisoria a partire da quello che è stato sanzionato, il Comitê Brasil em Defesa das Florestas stima che il veto parziale della Presidente Dilma Roussef sia insufficiente per l'adempimento della sua promessa, nonostante gli interessi contrari dei settori più arcaici del latifondo, mantiene ancora l'amnistia e la riduzione delle aree di protezione (App e Rl). Oltre questo, devolve al Congresso Nacional la decisione sulle foreste, il che verrà fatto appena dopo Rio +20».

Se ratificata dal Congresso, le revisioni del Codice forestale potrebbe ridurre la quantità di foresta che i proprietari devono preservare e ridurre le sanzioni per chi viola le leggi ambientali. La legislazione rivista conserva l'obbligo dei proprietari terrieri di proteggere l'80% per cento delle foreste nelle regioni rurali del Rio delle Amazzoni, ma non facilita restrizioni e sanzioni sui proprietari terrieri che infrangono la legge. La distruzione delle foreste in Brasile è diminuita negli ultimi 10 anni proprio grazie alle leggi più severe del governo federale, ma queste politiche hanno incontrato una crescente resistenza con l'accelerazione dello sviluppo economico e l'aumento della ricchezza, nei quali giocano un forte ruolo anche la produzione intensiva di prodotti a forte impatto ambientale, come la soia e la carne bovina.

La Rousseff ad aprile aveva subito una sconfitta a sorpresa: il blocco ruralista del Congresso, che rappresenta gli interessi dell'agrobusiness, è riuscito a far passare una versione del disegno di legge che ignorava la protezione ambientale e amnistiava i trasgressori. Da allora la presidente ha dovuto affrontare le proteste di scienziati, ambientalisti, personaggi pubblici, celebrità, imprenditori e politici che chiedevano di porre il veto al disegno di legge. Tuttavia, la Rousseff, probabilmente convinta che una legislazione più severa non potrebbe passare, ha messo solo veto parziale, lasciando un testo molto più indulgente rispetto alle leggi attualmente in vigore.

«In termini ambientali, sulla legge avrebbe dovuto essere posto un veto completo - ha sottolineato sulla Folha de Sao Paulo Luiz Antonio Martinelli, un agronomo dell'Università di Sao Paulo - Ma sappiamo che politicamente sarebbe molto difficile». La Rousseff gode di una forte popolarità, ma la sua capacità di sfidare i potenti interessi agricoli è limitata, visto che il suo Partido dos Trabalhadores (Pt) ha solo il 15% dei seggi in un Congresso molto frammentato.

Lo sa anche il Comitê em Defesa das Florestas che scrive: «questa situazione è il frutto della forza dell'agrobusiness, che si sta posizionando in modo egemonico nel Congresso Brasileiro e nello stesso Governo Federale. E' fondamentale la convergenza delle lotte popolari e sociali contro l'agrobisiness, per affrontarlo ed andare avanti, come necessità reale delle società brasiliana. Il governo brasiliano ha perso l'opportunità di non cedere alla pressione ruralista e di puntare sullo sviluppo sostenibile e sociale. La mobilitazione della società deve continuare a far pressione sul Congresso e il Governo Federale contro l'amnistia ai disboscatori».

Secondo Greenpeace Brasil, che aderisce al Comitê em Defesa das Florestas, la pubblicazione sul Diário Oficial del resto del Código Florestal e della Medida Provisória, «Mette i brasiliani di fronte alla verità su Dilma Rousseff: non ha mantenuto la promessa che fece ai suoi elettori di salvaguardare le foreste del Paese. La nuova legislazione ambientale ha tutto quello che i ruralistas hanno sempre sognato. Amnistia? Certamente: le multe per il disboscamento fatto prima del 2008 sono state condionates. Meno deve esere recuperata? Ecco fatto signore: le áreas de proteção permanente (App) sono state ridotte. Premio a chi h a disboscato? Certo: a parte le facilitazioni per azzerare il passivo, si potranno piantare eucalipti o qualunque altra specie esotica dove prima c'era solo foresta nativa».

Greenpeace attacca la presidente brasiliana dove fa più male al Pt: «Dilma ha respinto l'alleanza del suo partito con i movimenti sociali sul campo, estendendo gli incentivi dell'agricoltura familiare a chiunque abbia una proprietà fino a 4 "módulos". Anzi, è peggio: per pubblicare il suo "código do desmatamento" ha usato la stessa maschera della "protezione dei piccoli", che i ruralistas indossavano per giustificare le loro malefatte al Congresso».

Marcio Astrini, della campanha Amazônia di Greenpeace, non usa mezzi termini: «Con la nuova legge, le foreste perdono e i disboscatori vincono. Dilma si avvia ad essere il peggior presidente degli ultimi decenni per l'ambiente. Dopo 18 mesi che è in carica, non ha creato una sola Unidade de conservação, ma ha diminuito le dimensioni di molte, soprattutto in Amazzonia, per impiantare grandi dighe idroelettriche e progetti minerari. Dilma ha tolto potere all'Ibama, l'agenzia che si occupa dei crimini ambientali, e intanto permette l'attacco della stessa banda ruralista che ha ridotto il Código às terras indígenas. E' un'eredità vergognosa. Gli strumenti per combattere e controllare la deforestazione diminuiranno. Il Codice non ha avuto una sola modifica che aumenti la protezione ambientale e disprezza chi ha rispettato la legge».

Tatiana Carvalho, anche lei di Greenpeace Brasil, sottolinea: «In questa storia, la piccola percentuale di proprietari terrieri che ha davvero obbedito alla legge finirà per essere il clown. Tutti gli altri riceveranno il messaggio che possono continuare ad abbattere senza paura».
Greenpeace Brasile non crede più alla Rousseff «Non è più possibile fidarsi del governo come guardiano delle foreste. Salvarle è unicamente nelle mani del popolo brasiliano, che è stato ignorata da Dilma durante la riforma del Código Florestal, anche se ha detto chiaramente che preferisce la preservazione e il recupero dei suoi boschi. Congresso e governo, mano nella mano, faranno una legge di distruzione delle foreste. Allora i brasiliani faranno una legge per la deforestazione zero, attraverso un progetto di iniziativa popolare, per bloccare le motoseghe». Il modello è quello della "Campanha da Ficha Limpa" ed ha bisogno di un milione e 400mila firme per poter essere depositata al Congresso.

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