[29/05/2012] News

Assemblea Ue e Paesi Acp: «Il cambiamento climatico è la più grande minaccia»

Louis Michel: «Missione civile-militarein Mali»

E' in corso ad Horsens, in Danimarca, l'assemblea interparlamentare paritaria di Unione europea e di Africa Caraibi Pacifico (Acp) che riunisce i deputati europei e dei parlamentari dei 78 Stati che hanno firmato l'accordo di Cotonou, che è alla base della cooperazione per lo sviluppo tra Ue e Acp.

Il 30  maggio l'Assemblea interparlamentare adotterà tre risoluzioni: "La volatilità dei prezzi, il frazionamento dei mercati mondiali dei prodotti agricoli e la loro incidenza sulla sicurezza alimentare nei Paesi Acp", un rapporto presentato dal laburista britannico David Martin e da Eunice Kazembé del Malawi;

"L'impatto sociale ed ambientale dello sfruttamento minerario nei Paesi Acp", rapporto del verde francese  Michèle Rivasi  e di Job Ndugai della Tanzania; "Impatto politico del conflitto libico sui Paesi Acp e gli Stati membri dell'Unione vicini", rapporto del popolare spagnolo David Casa e di Assarid Imbarcouane del Mali.

Tra gli altri atti all'ordine del giorno ci sono dibattiti con il commissario Ue per lo sviluppo, Andris Piebalgs, con la commissaria all'azione climatica, Connie Hedegaard, e il commissario al commercio internazionale, Karel De Gucht.  Europarlamentari e deputati Acp si occuperanno anche delle sfide dello sviluppo urbano nei Paesi Acp. 

Aprendo l'assemblea interparlamentare, il belga Louis Michel, che preside l'Ue-Acp insieme  al keniano Musikari Kombo, ha detto che «Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per ognuna delle nazioni rappresentate in questa assemblea». Un'opinione condivisa dal primo ministro danese, Helle Thorning Schmidt, per la quale «Il cambiamento climatico è una sfida comune per l'Ue ed i Paesi Acp. La crescita sostenibile è possibile» ed ha fatto l'esempio del suo Paese, aggiungendo che «L'agenda verde deve far parte della risposta dell'Ue alla crisi.Non ci chiuderemo al nostro interno».

Secondo Michel «L'implosione del Mali avrebbe delle conseguenze disastrose sui Paesi vicini come il Niger, la  Mauritania e il Senegal. L'attuale crisi nel Sahel non potrà essere risolta senza interventi politici e militari. Le conseguenze del conflitto libico non sono state disastrose da nessun altra parte come in Mali, tagliato in due dopo il colpo di Stato di marzo: l'indipendenza è stata proclamata dalla ribellione tuareg al Nord ed il Paese è segnato dalla presenza di un gruppo terrorista internazionale, l'Aqmi. Un effetto domino colpisce ugualmente l'Algeria, il Burkina Faso ed anche la Libia». Michel ha chiesto il dispiegamento rapido, entro luglio,di una missione civile-militare nella regione e «Il sostegno finanziario alla Cedao in caso di operazione militare in Mali. La cosa più grave è che la crisi politico-militare lascia nel bisogno una popolazione vulnerabile. 130.000 rifugiati maliani sono fuggiti dal Paese a fine aprile». 

Musikari Kombo ha detto che «L'impatto più immediato della crisi sarà sul cibo. Il cibo e le medicine diventano rapidamente rari per le famiglie più povere». Kombo ha sottolineato che anche «La Nigeria fa fronte ad una crescita della minaccia terrorista che mette direttamente in pericolo la struttura federale del Paese e la sua democrazia. Far fronte al terrorismo esigerà niente di meno che la cooperazione di tutte le forze democratiche». I due co-presidenti hanno chiesto «Una risoluzione rapida e pacifica dei conflitti tra Suda e Sud Sudan ed un approccio equo a da parte della comunità internazionale riguardo ai due Paesi».

Per Mogens Lykketoft, presidente dell'Assemblea nazionale della Danimarca, «La cooperazione Ue-Acp dovrà mirare allo sviluppo sostenibile. E' importante il controllo parlamentare sia nelle democrazie solide che nei regimi più fragili. Noi abbiamo la responsabilità di dimostrare che la democrazia può indicare la via da seguire».

 

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