[29/05/2012] News

Energia, Giovanni Apa (Aiget): «Per il caro bollette costruire nuove infrastrutture non serve»

«Evoluzione del mercato energetico italiano: alla ricerca di un filo conduttore» e' stato il tema dell'ultimo workshop organizzato da Aiget, l'Associazione italiana di grossisti di energia e trader. Un tema certamente di rilievo che greenreport.it ha approfondito con Giovanni Apa, presidente di Aiget (Nella foto) scoprendo con sorpresa che la ricetta, da molti proposta, di aumentare le infrastrutture del gas per abbassare i costi dell'energia non è per Aiget la migliore possibile, anzi, «Occorre al contrario fare in modo che le strutture esistenti vengano utilizzate a regime e in maniera efficiente».

Il tema del convegno ruotava attorno alla ricerca di un filo conduttore nell'evoluzione del mercato energetico italiano. Si tocca quindi indirettamente il tassello del Piano energetico nazionale, che in Italia sembra proprio non voler saltar fuori. Data questa mancanza, da dove partite a suo parere per riallacciare le fila?

«Senza dubbio dalla definizione di un indirizzo politico e strategico chiaro, stabile e lungimirante che possa stimolare l'attività concorrenziale degli operatori, tutelandone gli investimenti. Circa il mercato del Gas, ad esempio, l'impulso di AIGET è verso la realizzazione di un mercato più trasparente e competitivo, con informazioni chiare e disponibili per tutti gli operatori. Si dovrà poi lavorare molto per perseguire una reale stabilità del quadro regolatorio: un presupposto fondamentale affinché gli operatori siano messi in condizione di dar vita ai meccanismi competitivi alla base del libero mercato. Soltanto a questo punto potrà decidersi se sfruttare le strutture esistenti -opzione preferibile- o intervenire con ulteriori investimenti».

Uno dei deficit cronici per la rete industriale del nostro Paese è il costo dell'approvvigionamento energetico, sistematicamente più alto rispetto ai nostri partner europei. Quali strade ritiene più opportuno percorrere per risolvere questo handicap?

«Ancora una volta, puntare a perseguire un quadro regolatorio certo, che funga da garanzia circa il ritorno degli investimenti da parte di ciascun operatore. In questo senso è dimostrato che la costruzione di nuove infrastrutture -grazie a una continua incentivazione che finisce per pesare in bolletta- non costituisce una soluzione per contenere i costi di approvvigionamento. Occorre al contrario fare in modo che le strutture esistenti vengano utilizzate a regime e in maniera efficiente».

Quali orizzonti ritiene siano ad oggi emersi per la creazione di un unico mercato europeo dell'energia (e per quali energetiche)?

«Il quadro attuale non fa ben sperare: le strategie dei maggiori paesi europei, puntano a valorizzare fonti energetiche differenti. Nel mercato del Gas inoltre, la carenza di punti di interconnessione e l'assenza di progetti o accordi concreti per realizzarne indica che la creazione di un unico mercato europeo dell'energia è ancora molto lontana».

A causa dell'incertezza che «da tempo caratterizza il mercato azionario e obbligazionario», su l'ultimo numero di Affari&Finanza si riporta che «sulle materie prime si sono concentrate le principali novità operative dei broker online degli ultimi tempi», con una conseguente e maggiore apertura di questo settore anche agli investitori "profani" e più o meno sprovveduti. Non crede sia azzardato un accesso totalmente sregolato e deresponsabilizzato ad un mercato così critico come quello delle materie prime? La speculazione sui mercati delle materie prime e dell'energia è fonte di profonda destabilizzazione per l'economia reale, ed incide in modo particolarmente gravoso sulla realtà dei Paesi più poveri. Quali mosse suggerirebbe per restituire alla finanza la sua funzione di efficientatrice del mercato, senza che essa scada nella speculazione selvaggia?

«La volatilità dei prezzi delle materie prime legata alle speculazioni finanziarie è un fattore che può mettere in ginocchio velocemente qualsiasi sistema industriale. E' per questo fondamentale arginare al massimo l'eccesso di speculazione sui mercati delle materie prime, ponendo limiti precisi agli operatori speculativi nei mercati futures e swap e -allo stesso tempo- perseguendo la massima regolamentazione sia a monte - cioè nei paesi produttori, benché poveri- sia a valle, nell'ambito dei paesi consumatori».

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